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Thursday, July 21, 2005

Gli ultimi temibili colpi di coda

Oggi ne abbiamo lette delle belle. Partiamo con i consigli per attrezzarsi alla fine del mondo.
«Cambiate il vostro modo di vita se volete salvare voi stessi, i vostri figli, il vostro mondo. Cambiate mentalità, convertitevi se volete evitare la catastrofe».
Bin Laden? L'ayatollah Khamenei? No, Antonio Socci, su il Giornale. E noi, ingenui, che ci sforziamo proprio di non cambiarlo il nostro stile di vita, perché non ci abbiamo pensato prima?
«Se oggi la spensierata regina d'Inghilterra annuncia che i britannici non cambieranno il loro modo di vita per il terrorismo, un'altra giovane Regina, che la Chiesa venera come Regina del Cielo e della terra, sta accoratamente lanciando, da anni, un appello opposto: cambiate il vostro modo di vita se volete salvare voi stessi, i vostri figli, il vostro mondo. Cambiate mentalità, convertitevi se volete evitare la catastrofe».
Continua...
«Questo il senso profondo di Medjugorje (e di Civitavecchia). Un messaggio fatto suo da Papa Wojtyla. E come l'appello del profeta Giona alla città di Ninive ("ancora 40 giorni e Ninive sarà distrutta"): la città si convertì e si salvò. Fino a ieri poteva sembrare "astratto". Oggi tutti possono capirne la drammatica concretezza. Oggi che l'incubo del terrorismo - che potrebbe presto disporre di armi di distruzione di massa - si è spostato sull'Europa e i governi ammettono apertamente la loro sostanziale impotenza (infatti, nonostante apparati di intelligence e sistemi di sicurezza, la catastrofe, dicono, prima o poi è certa). Oggi che anche la prospettiva dei cosiddetti neocon si rivela in parte illusoria (perché non c'è guerra preventiva che di per sé possa scongiurare nuovi e peggiori 11 settembre). In questa sostanziale impotenza dell'Occidente a difendersi (a volte anche la non volontà di farlo), per milioni di persone l'unica speranza è quella indicata provvidenzialmente dalla Madonna che ripete: preghiera, penitenza e conversione... E' la stessa via che fu indicata a Fatima (non aver ascoltato ha provocato enormi drammi nel Novecento). Riecheggia le parole di Gesù: "Se non vi convertirete, perirete tutti"».
Sarebbe la «giovane Regina» della Chiesa a indicarci l'unica via per la salvezza. I moniti delle Madonne di Medjugorje o di Civitavecchia, o del profeta Giona («Ancora 40 giorni e Ninive sarà distrutta», la città si convertì e si salvò), potevano sembrare astratti ma oggi, ci dice Socci, di fronte al terrorismo e alla nostra impotenza, «tutti possono capirne la drammatica concretezza». Eppure, il «se non vi convertirete, perirete tutti» a me suona tanto come tutto ciò contro cui combattiamo. Rimbomba l'assonanza fra le parole d'ordine dell'islam radicale e quelle dei nuovi e strani cristiani (ma da dove esce poi, questo Socci?). Ma forse esagero. Suona più come il "Ricordati che devi morire" nel film "Non ci resta che piangere". Ok, mo' ce lo segniamo.

Vediamo, cosa abbiamo di altro? C'è un parroco che rifiuta il funerale a una sua parrocchiana appena defunta. Conviveva con un separato. Ma si classifica primo monsignor Simone Statizzi, per il quale «i rapporti gay mettono in crisi la virilità»:
«Da diverso tempo, è sempre più in calo non solo la fecondità maschile ma anche la stessa virilità (...) La cultura attuale, dunque, sta mettendo in crisi la virilità propria del maschio! Le persone omosessuali per motivi di Dna sono una piccolissima minoranza. La grande maggioranza degli omosessuali sono il prodotto di un contesto socio-culturale: femminilizzazione della società, gli uomini spendono più delle donne per cosmetici, depilazione, chirurgia estetica, ecc... bisessualità conclamata, esperienze negative nell'infanzia, mancanza di formazione all'amore e alla sessualità, orgoglio gay».
Scusate, ma la battuta rozza se l'è tirata: cosa c'ha di virile uno che non tromba per scelta? Predica dal pulpito? No, tutto nero su bianco ai consiglieri comunali di Pistoia (immaginiamo le risate). Non si accorgono che si coprono di ridicolo da soli? Ma erano solo degli estratti, qui il resto.

Torniamo seri. Emanuele Severino oggi sul Corriere della Sera smonta il paginone di domenica del Card. Angelo Scola prendendo una sola frase, quasi all'inizio dell'intervista: Scola scrive di non condividere la persuasione di Habermas, che cioè «per giustificarsi, una democrazia costituzionale non ha bisogno di un "presupposto" etico o religioso». Detto questo, credenti e non credenti possono dialogare. Ma da e su che cosa? E' questo il nodo che in passato mi ha sempre fatto dubitare del famoso dialogo Pera-Ratzinger e similia, perché finché quel presupposto non è chiarito, cioè che per definizione una democrazia costituzionale non ha bisogno di un "presupposto" etico o religioso, «tutti i consensi, che lungo il dialogo si potranno stabilire, saranno degli equivoci», solo e nient'altro che equivoci.

«Poiché tale punto di partenza non è stato chiarito nemmeno nel dialogo che l'allora cardinal Ratzinger ebbe con Habermas nel 2004, il loro dialogo è stato in effetti un malinteso. Per affermare l'opportunità di non uccidersi ma di dialogare non c'era bisogno di scomodare Habermas e Ratzinger».
Anzi, Habermas ha sbagliato a dare per scontata quella affermazione, a enunciarla solo di sfuggita.
«Perché egli ha alle sue spalle due secoli di filosofia che sempre più perentoriamente ha mostrato l'impossibilità di ogni "presupposto" etico o religioso, cioè l'impossibilità di un'etica o di una religione che pretendano possedere la verità assoluta... ma in questo modo (dandola per scontata, n.d.r.) la potenza di quel lavoro viene lasciata in cantina ad arrugginire, e appare come un semplice "relativismo"... la potenza con cui la filosofia del nostro tempo ha mostrato l'impossibilità di ogni verità assoluta, di ogni dio, di ogni fondamento che pretenda di sottrarsi al divenire del mondo. La coscienza di questa impossibilità è il fondamento ultimo di ogni "laicità"».
Poi Severino affronta un concetto che avevo cercato di esprimere in questo articolo per Notizie Radicali, cioè che noi laici non ce l'abbiamo con la religione così, per sfizio, ma contro ogni idea di Stato etico e di legge la cui funzione è quella di «educare». Diciamo no allo Stato etico, anche se a prevalere democraticamente è l'etica di una parte maggioritaria del paese. Proprio il secolo delle ideologie da cui siamo usciti, il '900, ci ha insegnato che la laicità, quella «nuova», non si contrappone alla religione, bensì a qualsiasi pretesa, confessionale o ideologica, di monopolizzare l'etica pubblica, negando pari dignità morale ad altre visioni etiche della vita. Il diritto deve limitarsi a un minimo etico all'interno della società. Non vuol dire indifferenza a principi e valori, ma rinunciare all'uso autoritario del diritto, individuare i suoi limiti e la dimensione propria dell'etica. L'Italia fascista, o l'Iraq di Saddam Hussein, erano forse stati laici? Per alcuni sì, in quanto il loro potere legale non si fondava su una confessione religiosa. Ma è davvero laico solo lo Stato che non assume per legge alcuna visione etica. Così Severino scrive:
«La "caduta delle utopie" è appunto la caduta della convinzione che esista una verità assoluta che le alimenti. E se l'assolutismo dello "Stato etico" è una espressione della filosofia del passato, non si vede perché il cristianesimo e il suo fondamento filosofico non siano a loro volta una delle più grandiose di quelle utopie. E ci può essere "globalizzazione" perché la tecnica guida il mondo: ha emarginato quelle utopie e si muove nel clima di un pensiero filosofico che ha mostrato la loro impossibilità».
Come spiegare allora il persistere di pretese visioni etiche del diritto, della democrazia, dello Stato? Dall'islam radicale, all'integralismo evangelico fino alla Chiesa cattolica?
«Il motivo è che se il pensiero del nostro tempo "ha diritto" a decretare la morte della tradizione, la tradizione punta i piedi e reagisce in modo da far provvisoriamente sbandare dalla parte opposta il processo storico».
E' lo scenario teologico-politico che ci troviamo di fronte, quello riassumibile nell'espressione "gli ultimi temibili colpi di coda". Non si tratta di espungere la religiosità e la sua tradizione dalla società, ma di chiarire che esse non costituiscono fonti su cui sia possibile fondare legittimamente una qualsiasi autorità terrena, un potere legale, le regole della convivenza civile. Una Chiesa che fosse Stato sovrano e non corpo intermedio è fuori dalla storia, si sottrae al divenire del mondo.

1 comment:

Anonymous said...

La tua letterina di oggi, 22 luglio, era praticamente perfetta. Complimenti. (L.C.)