Pagine

Tuesday, July 19, 2005

Ancora pro-war

Il solito onesto Andrew Sullivan ci ricorda perché abbiamo appoggiato la guerra in Iraq, nonostante gli errori commessi.
«I should still say that the one doubt I do not hold is over whether we should continue fighting this war. We should. The war is indeed a war for our survival; and winning in Iraq is a necessary but still not sufficient condition for a future where we are not immediately threatened by an Islamo-fascism, armed to the teeth with devastating technologies of destruction».
Le armi di distruzione di massa non c'erano, ma qualcuno ci aveva forse avvertito che tutti i servizi d'intelligence occidentali sbagliavano?
«If the war had been argued for in purely moral and geo-strategic terms - without the WMDS - we may well not have won the argument».
Sullivan ricorda che gli errori in Iraq, l'invasione con truppe insufficienti per il dopo-guerra, gli episodi delle torture inflitte ai prigionieri, lo hanno convinto a sostenere Kerry contro Bush, ma non lo hanno dissuaso della necessità della guerra in Iraq, perché fermarsi all'Afghanistan sarebbe stata una «soluzione superficiale».
«The fundamental cause of this new, totalitarian ideology - forged in the Egypt of the 1960s - was Arab autocracy and dictatorship. My view was and is that only democracy could allow these forces to exhaust themselves sufficiently to remove the underlying threat. I believed and believe that we owed it to the victims of 9/11 to craft a root-and-branch solution, not just a quick regime turn-around in a relative side-show called Afghanistan... Where better to build an opportunity for a more democratic future than in the cradle of civilization, Iraq?».
Se prova rammarico per gli errori della guerra, celebra i nuovi cambiamenti che ha portato. Sono reali.

1 comment:

Anonymous said...

Tre anni di guerra e la situazione è persino peggiorata rispetto al già pessimo Saddam. 1800 soldati americani morti e un centinaio di migliaia di civili iraqeni. Barbarie come, se non peggio ogni guerra.

Ormai gli ultimi motivi rimasti per difendere la guerra sono una fede utopistica in un ideologia che ricorda ormai il comunismo degli anni '30.