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Wednesday, July 27, 2005

La mia polemica con Socci

Era iniziata così, in questo post è racchiusa la lettera che mi è stata pubblicata su il Riformista di venerdì scorso. Sabato Antonio Socci mi ha risposto:

Vorrei sommessamente far notare a Federico Punzi che l'espressione «se non vi convertirete, perirete tutti» non è mia (troppo onore), ma - come dicevo nell'articolo - è di Gesù di Nazareth (Lc 13, 3). Forse al Punzi potrebbe tornare utile informarsi un po' su questo sconosciuto Gesù. Certo, istruirsi costa fatica e tempo, ma è cosa che potrebbe tornargli preziosa per vivere. Dunque si segni anche questo nell'agenda (sempre se vuole, ovviamente, non vorrei sconvolgere con ciò il suo «modo di vita» così spensierato).

Certo, nella letterina non avevo specificato che la frase è di Gesù, anche perché Socci ci metteva abbondantemente del suo e il senso non veniva travisato dalla mia omissione. Non è importante di chi sono quelle parole, ma come vengono brandite. Mi sono astenuto dall'osservare che un conto è farsi dire da Gesù di convertirci, un conto è che ci venga detto da un Socci qualsiasi, e mi sono andato a leggere l'intero passo del Vangelo, mi sono andato appunto, a istruire, come consigliatomi.

Socci evoca catastrofe e terrorismo come fatalità inevitabili, dà per scontata l'impotenza dell'occidente a difendersi, indicando come unica salvezza la conversione, come se le vittime del terrorismo non-convertite potessero in qualche modo aver meritato quella sorte, e se non ci convertissimo in tempo noi stessi seguiremmo la medesima fine. In verità Gesù intende rispondere proprio a chi cade in una simile lettura delle sciagure in termini di punizione divina. Leggete voi stessi:
1 In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. 2 Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? 3 No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4 O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5 No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Dove quel «allo stesso modo», che comunque Socci non cita nel suo articolo, non sta per "con le stesse modalità", ma per "morirete comunque". Dall'articolo di Socci trapela addirittura un'idea pre-cristiana di Dio. E' il Dio dell'antico testamento. Il rapporto è fra Dio e un popolo eletto, non fra Dio e la singola persona, il peccatore, come Cristo ci ha insegnato. Lo stesso termine "convertitevi", nella versione socciana, acquista un significato da guerre di religione, perdendo l'accezione di pentimento della versione evangelica.

La mia controreplica di lunedì scorso:
Gentile Socci, potrei nascondermi anch'io dietro le parole di Gesù, ma mi importa come Lei le brandisce sulle nostre teste, sui nostri cuori. Evoca la minaccia della catastrofe, del terrorismo, poi cita Gesù: «Se non vi convertirete, perirete tutti». Il Gesù che ho letto non è quello delle punizioni divine. Quei 90 uccisi a Sharm el Sheik crede che fossero più peccatori di tutti noi, di me e di lei, già convertito, da meritare tale sorte? Nella sua ansia di conversione sembra fondere l'allarme terrorismo alle guerre culturali contro la presunta decadenza dell'occidente, in un'unica mobilitazione per restaurare un ordine morale di sani principi minacciato dalle decisioni dei Parlamenti. I gay in occidente si sposano, in Iran li impiccano. A ben vedere quei modi di vita spensierati, quei fenomeni sociali e gli sviluppi del pensiero tanto anatemizzati come segni di decadenza dei valori, sono gli stessi che scatenano l'odio dei nostri nemici. Così finiamo col fare nostra la loro immagine disumanizzante dell'occidente come terra del tramonto e della decadenza: odiato perché insinua il suo "impuro modo di vita", merita la purificazione. Se lei la pensa come loro, lo dica, ma lasci stare Gesù.

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