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Monday, July 25, 2005

Amicizie pericolose

Non è uno scontro di civiltà, ma trasversale alle civiltà. Così leggiamo anche lo spunto di Franco Venturini:
«Per quanto orribili, le offensive terroristiche di Londra e di Sharm ci Sheikh offrono all'Occidente una occasione politica da non trascurare: quella di costruire un ponte di solidarietà tra vittime diverse della medesima barbarie, e anche tra società e governi diversi che tale barbarie rifiutano e vogliono combattere».
La lettura dello scontro di civiltà proprio non regge alla prova dei fatti (Londra e Sharm el Sheik). Ciò che dobbiamo difendere non è, o non è solo, la nostra civiltà, come se le altre, a cominciare da quella islamica, non meritino di vivere, ma è un modello di convivenza basato sulla libertà individuale e sulla democrazia, è un sistema di governo basato sulla separazione dei poteri, lo stato di diritto, la laicità dello Stato. Diritti soggettivi storicamente acquisiti per ogni essere umano. Sono insomma, principi che o sono universali, affermati ed esercitati come tali, o non sono. I sistemi di governo si paragonano, non le civiltà, ripete Emma Bonino.

Tuttavia, facciamo a capirci: non nascondiamoci dietro l'espressione ormai consunta del «dialogo con l'Islam moderato», mettiamo al bando la parola moderato che non significa nulla se non l'anticamera dell'appeasement. Se esiste «uno spazio socio-politico disponibile a recepire la comunanza di intenti in chiave antiterroristica» questo va ricercato non nei Mubarak o nei regimi presunti "laici" e "moderati" della regione, ma nei tanti attivisti per la democrazia nel mondo arabo, da Saad Ibrahim ad Ayman Nour, quelli della conferenza di questo week end a Venezia organizzata da Non c'è pace senza giustizia. Molti nel mondo arabo-islamico lottano per la libertà, la democrazia, lo stato di diritto, in una parola, per la Riforma. Noi dobbiamo lottare al loro fianco.
«Non ritenere razzisticamente estranee alle esigenze e alle capacità storiche del mondo islamico e del terzo mondo gli obiettivi di libertà, democrazia e stato di diritto». Marco Pannella
Non circondarci di amicizie ambigue, come quelle denunciate oggi sul Corriere della Sera da Magdi Allam:
«Abbiamo consegnato la rete delle moschee d'Italia agli integralisti e estremisti islamici dichiarati fuorilegge nei rispettivi Paesi d'origine. Scegliamo come interlocutori all'estero nomi altisonanti di prestigiose istituzioni islamiche, come l'università Al Azhar del Cairo o la Lega musulmana mondiale della Mecca, senza preoccuparci minimamente del fatto che in realtà sono degli strenui apologeti del terrorismo suicida che massacra gli ebrei in Israele o gli occidentali in Iraq».
Dal denunciare gli accordi tra le nostre università e l'università Al Azhar del Cairo, i cui personaggi di spicco, il rettore Ahmed al-Tayeb e lo sheik Mohamed Sayed Tantawi, ritenuto la massima autorità teologica dell'islam sunnita, vengono accolti a braccia aperte (persino dal Papa) e poi legittimano il terrorismo; dal denunciare la rete delle moschee italiane in mano ai fondamentalisti della Lega musulmana mondiale della Mecca; «da qui che deve scaturire il riscatto alla piena legalità dell'islam d'Italia».

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