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Tuesday, February 27, 2007

Patente radicale ritirata a Capezzone per sorpasso in curva

Capezzone e PannellaFatemi capire: Pannella e Boselli non firmano i 12 punti presentati da Prodi al vertice dei segretari dell'Unione; Pannella in particolare racconta di uno «scontro violentissimo»; Capezzone annuncia la sua astensione sulla fiducia e viene duramente sanzionato dalla Bonino. Ma l'astensione non rientra in una delle possibili espressioni di dissenso logica conseguenza proprio di quel rifiuto di firmare i 12 punti?

D'altronde la posizione di Pannella e dei radicali per un Prodi-bis con maggioranza, governo e programma diversi, rinnovati, è talmente alternativa rispetto a quella espressa dai partiti dell'Unione da non poter passare come una semplice sfumatura. Prima di tutto perché lo stesso Prodi ha sempre ribadito che non avrebbe guidato una maggioranza e un governo diversi. Dunque, si finge. Da una parte si chiede una cosa che si sa benissimo presupporre l'uscita di scena di Prodi e la rottura dell'Unione, dall'altra si dice di volere comunque la conferma di Prodi. Siamo al "Vorremmo ma non possiamo", oppure al "Potremmo, ma non vogliamo"?

Una non-firma senza conseguenze: i radicali voteranno la fiducia. Vi sembra questo un comportamento non dico coerente, ma per lo meno intellegibile? Rispetto al vertice, inoltre, c'è anche un fatto nuovo e ulteriore che riguarda i "Dico": è sempre più verosimile che non siano stati inseriti nei 12 punti per ottenere il voto di Andreotti, come ha dichiarato lo stesso senatore a vita al Corriere della Sera e a La Stampa.

Lo scontro tra i radicali, intanto, pare destinato ad accendersi. Capezzone ha annunciato la sua astensione sulla fiducia, alla Camera: «... non una pistola sul tavolo. Sono stato e sono leale, ma non posso diventare sordo, cieco e muto. Si vuole uscire da questa crisi con una soluzione rabberciata e di retroguardia. Un governo destinato a galleggiare non può che portare danno a tutti». Astensione, dunque, «a meno che il premier non stupisca con le sue dichiarazioni programmatiche». Ci sarebbero solo «due modi. Il primo il recupero, ma vero, dei temi del Dpef, cioè pensioni, sanità, pubblico impiego e finanze locali. Il secondo è il cambiamento della politica di Visco, una politica fiscale che criminalizza le piccole imprese, i cittadini e le famiglie». E sui "Dico"? «Sono un dato eloquente. E' evidente che ci prendono in giro».

Domenica sera già Pannella, a Radio Radicale, aveva criticato la sua scelta, ma ieri mattina è arrivata la sanzione - durissima - della Bonino, una sorta di scomunica "laica": «Questo modo di muoversi mi sembra abbastanza disdicevole...», un «atto di arroganza». Intanto come metodo:
«Quando qualcuno fa parte di un corpo politico, rappresenta in una posizione istituzionale la Rosa nel Pugno, è stato anche segretario dei Radicali italiani, in termini non dico di buona educazione, perché sarebbe già molto, ma trovo sorprendente che si arrivi ad annunciare delle posizioni in un moto irrefrenabile di coscienza senza avere neanche la decenza di affrontare un dibattito con i compagni, nel partito».
No, la «cultura radicale non è questa. Non abbiamo i probiviri, ma il lievitare puntualmente delle iniziative a titolo personale non è bene».

L'accusa, reiterata, nei confronti di Capezzone è quella di "personalismo", che tra i radicali è come il bue che dà del cornuto all'asino. E' vero, Capezzone ha sbagliato ad agire senza condividere le sue motivazioni con il partito o con il gruppo, ma a quanto pare i "personalismi" in casa radicale sono la regola. Ognuno, a cominciare da Pannella, si alza la mattina e prende la sua iniziativa. Non credo che Bernardini, Cappato e D'Elia siano passati per chissà quali consultazioni prima di aprire al Correntone di Mussi e Salvi. Bene così, ma che valga per tutti o per nessuno. Dal mio punto di vista, sarebbe meglio che ci fosse, se non una linea, almeno un coordinamento capace di definire priorità e impegnare su queste tutti, dai leader all'ultimo dei militanti. Tra l'altro, non mi pare che la Rosa nel Pugno, né come partito né come gruppo, funzioni come sede di discussione e di elaborazione di una linea. Sembra più che altro una piccola Casa delle Libertà: ognuno fa come cazzo gli pare.

La Bonino respinge al mittente gli apprezzamenti di Capezzone nei suoi confronti, che lo frenerebbero dall'andare più in là dell'astensione: «Non è di questo che parliamo ma di linee politiche probabilmente diverse. Io sono per continuare a lavorare testardamente per il rafforzamento della politica liberale e riformatrice all'interno di questa coalizione. Daniele se capisco bene, anche se poi su ciò interpellato non ha altre prospettive realistiche da mettere sul piatto, mi pare che si avvii ad una situazione post-prodiana».

Esattamente: la situazione post-prodiana è nelle cose. Tutti, anche (se non per primi) Ds e Margherita, si avviano. Solo i radicali sembrano non aver capito che quella partita è già iniziata. Tra l'altro, una posizione meno appiattita su Prodi della Rosa nel Pugno, o almeno qualche segnale, potrebbe aprire dei canali di comunicazione con socialisti e laici dall'altra parte.
«Mi imbarazza ancora di più l'idea che uno l'annunci anche perché lui, e lui solo, ha su questa crisi uno spazio di comunicazione niente meno che a Domenica In... Insomma c'è tutta una serie di dettagli che mi portano a vedere e a vivere questa posizione di Daniele con grande imbarazzo e disagio, perché è un modo di muoversi poco limpido e poco rispettoso del luogo della decisione del dibattito che è Radicali italiani o il gruppo Rosa nel Pugno che l'ha designato alla presidenza della commissione».
«Mi viene il dubbio - conclude la Bonino - che lo faccia per smarcarsi alla ricerca vorticosa di un aumento di popolarità... Penso che un passaggio in una casa e in una scuola di cultura radicale avrebbe dovuto produrre frutti diversi a meno che uno sia preso da un vortice di ambizioni personali». Si sa, Capezzone è un ambizioso e un narcisista, ed è una sua debolezza rendersi attaccabile su questo, ma le questioni politiche poste dalla sua astensione sono dannatamente reali e rimangono tutte lì, sul tappeto, in attesa che un Pannella e una Bonino si degnino di considerarle, invece di eluderle scandalizzandosi, anche perché «vortici di ambizioni personali» (che c'è poi di male?) in giro se ne vedono parecchi.

Ritiro della "patente radicale" anche per Capezzone, dunque, ma basta che ci sia qualcuno a guidare la macchina.

8 comments:

Anonymous said...

Più passa il temp, più lo vedo 'meglio' Capezzone....

Anonymous said...

Quando all'inizio dell'era Prodi misi in evidenza le contraddizioni della dirigenza dei Radicali (la trattativa sul ministero della Bonino, le amnesie sui diritti umani e la Cina e molto altro ancora), in molti dissero che si trattava di un mio pre-giudizio politico sullo spostamento a sinistra del partito. Il tempo però è galantuomo, sono trascorsi alcuni mesi e oggi quelle contraddizioni stanno letteralmente massacrando il Partito Radicale.

JimMomo said...

Mario, grazie del commento. Proprio sulla trattativa per il ministero della Bonino e le amnesie sulla Cina il sottoscritto ha fatto diversi interventi polemici sia sui giornali sia in sedi politiche.

Nel primo caso arrivando a sostenere che se non fosse arrivata la Difesa, come chiedevano, vista la debolezza del Governo era meglio un leale appoggio esterno e prendere magari la presidenza di commissioni parlamentari.

A mio avviso queste contraddizioni non dipendono strettamente dalla collocazione a sinistra ma dall'assoluta incapacità di analisi sulla realtà del governo Prodi e sull'assenza di una strategia sul *come* stare nella maggioranza, con quale ruolo specifico. Stare a destra o a sinistra si può, ma da radicale (e direi anzi da *liberale*), il problema è *come* ci si sta.

ciao

P.S. tra l'altro, mi ricordo un tuo editoriale in cui sostenevi che la Bonino non poteva essere ministro della Difesa per il suo "idealismo" sui diritti umani. Be', come vedi ti sbagliavi, la duttilità c'era tutta :-))

perdukistan said...

http://perdukistan.blogspot.com/2007/02/subissato-dai-condizionali.html

Marco said...

come dicevo da perduca
"francamente mi pare eccessivo il clamore sulla vicenda.
l'astensione non è un modo adeguato per affermare l'inadeguatezza del riprodi rispetto alle aspettative (largamente condivise mi pare) di un prodi bis più liberale e libertario?
nelle more dell'indicazione di metodi più "educati" l'astensione di daniele ha quantomeno il merito della chiarezza."

politicamente l'astensione di daniele poteva e doveva essere spesa meglio proprio da chi non la condivide, altra occasione persa.

Anonymous said...

Credo che i radicali non partecipino ai giochi del dopo-Prodi per il semplice motivo che sono radicali, non un partito normale quindi. Se si chiamavano democristiani, oppure comunisti, o diessini o missini avrebbero partecipato, ma non si chiamano così.
Sui DICO...si voteranno sicuramente (i 12 punti si riferiscono alle cose non ancora fatte) bisogna vedere però se passeranno, cosa che ora pare più difficile.
Mi pare questo (insieme alla battaglia per la legge sul testamento biologico) un buon motivo per tentare di portare a casa un buon risultato da questo Governino.

JimMomo said...

Caro Davide, dovresti proporti come portavoce di Prodi.

Pensare al dopo-Prodi non significa partecipare ai giochini, ma avere una visione strategica del proprio partito un più lungimirante che dall'oggi al dopodomani.

Riguardo i "Dico", mentre la scelta di Prodi è stata quella di vincolare la sua maggioranza parlamentare su Afghanistan o Tav, non ha ritenuto di farlo sui "Dico". Quindi a Turigliatto viene chiesto di obbedire (e probabilmente non lo farà), la Binetti viene incoraggiata a dissentire (e di certo lo farà).

ciao e saluti al presidente ;-)

Anonymous said...

Visione strategica del proprio partito?
I radicali non sono un partito!
Dovrebbero diventarlo?
Beh, non sono contrario, ma vorrei riportare il discorso su un piano reale: per adesso, dal 1955 (anno della rinascita del PR) al 2007, i Radicali non sono mai stati un partito, per come intendiamo i partiti in Italia.
Forse è meglio che vai a fare il portavoce del PLI, dato che fra poco farà il congresso!
Bentornato a un grande Partito della storia Italiana.