Il fatto. La Corte di giustizia dell'Aja ammette, dopo undici anni, che nel 1995 ci fu «genocidio» nei pressi della cittadina bosniaca di Srebrenica. Ma la stessa Corte poi assolve d'ogni specifica responsabilità «legale» la Serbia, quella del regime nazionalcomunista di Milosevic, inventando la scappatoia di un reato collaterale inesistente nei codici di diritto internazionale: la Serbia, in quanto tale, sarebbe incorsa soltanto nel peccato di «omissione di soccorso» nel più efferato massacro di massa europeo dopo la seconda guerra mondiale.
La Repubblica lo chiama «male causal», Enzo Bettiza su La Stampa, da cui abbiamo ripreso la premessa, parla di «beffa del genocidio senza padri»: «Mai, da quando esiste l'Europa democratica, ossequiente dei diritti dell'uomo, la memoria di tanti morti innocenti è stata così palesemente sacrificata e oltraggiata sugli altari della politica internazionale».
L'esito, dal punto di vista giuridico, osserva Antonio Cassese, è che «i sopravvissuti di Srebrenica, per i quali la Bosnia aveva chiesto un indennizzo, non lo avranno. E se Milosevic fosse vivo, sarebbe stato prosciolto dall'accusa di genocidio».
Dal punto di vista storico è Ian Buruma, al Corriere della Sera a indicare le implicazioni della sentenza: «Penso che questa sentenza discolpi Milosevic agli occhi dei serbi e dia ragione a quanti hanno per tutto questo tempo sostenuto, anche in modo disonesto, che Milosevic non aveva alcuna influenza sui serbo-bosniaci». E a spiegare perché i processi internazionali per questi crimini «non sono la soluzione ideale»: «Sarebbe stato meglio che una corte serba giudicasse questi crimini, o come fu in Germania dopo Norimberga».
Oltre al fatto che ci sono voluti undici anni per chiamare il massacro di Srebrenica con il suo vero nome - e la morte che Milosevic ha facilitato non poco le cose - condannando la Serbia per «omissione», in realtà l'Onu ha condannato se stessa, responsabile, l'Onu sì (quindi al pari di Belgrado) di omissione, come ha ricordato Christian Rocca, su Il Foglio.
«In realtà sono proprio le Nazioni Unite a essere colpevoli di omissione, se non peggio. Nel 1995 l'Onu non ha impedito, anzi forse ha facilitato, lo sterminio etnico, grazie al lasciapassare che il comando francese e le truppe olandesi diedero alle milizie di Mladic, in una città che era "zona protetta" delle Nazione Unite. Già prima, il Consiglio di sicurezza dell'Onu aveva imposto l'embargo alla vendita delle armi con conseguenze disastrose per le vittime. Gli aggressori, cioè i serbi, non subirono alcun danno da quella decisione, perché avevano a disposizione l'arsenale del vecchio esercito jugoslavo. I bosniaci musulmani, le vittime, senza armi già prima dell'embargo, non si sono potuti difendere. Grazie all'Onu».
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