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Wednesday, February 28, 2007

Una ricostruzione non corretta

La ricostruzione che ha fatto Marco Pannella sull'esito del vertice di giovedì sera tra Prodi e i segretari di partito dell'Unione sui 12 punti programmatici «non è corretta». Parola di Silvio Sircana, quindi, come recita il punto 11, parola del Governo:
«Il portavoce del presidente, al fine di dare maggiore coerenza alla comunicazione, assume il ruolo di portavoce dell'esecutivo».
Com'è andata davvero? Ci vorrebbe una registrazione. Entrambi, sia Sircana che Pannella, hanno tutto l'interesse a far passare le loro versioni dei fatti.

All'uscita dal vertice (22 febbraio, Agi delle 23,09) Pannella dichiara che «ci sono le condizioni per andare avanti» e che «eravamo tutti d'accordo su tutti i punti»; la sera stessa Boselli è ospite a "Porta a Porta", dove spiega che Sdi e radicali avrebbero preferito un Prodi-bis, ma sostiene che i 12 punti rappresentano un grande rilancio e se tra questi non ci sono i "Dico" è solo perché il loro iter in Parlamento è già avviato; la mattina dopo, a Radio Radicale, Pannella parla di «non-convinzione» sua e di Boselli, ma che «ci siamo inchinati a questa soluzione... che il vertice dei segretari dei partiti approvava le proposte, la tattica e gli obiettivi suggeriti da Prodi». E mentre la sera stessa, e l'indomani, Prodi, Sircana, i segretari di tutti gli altri partiti dell'Unione, e, quindi, tutti i giornali, parlano di «accordo unanime», Pannella solo nella conferenza stampa del pomeriggio parla di «momenti molto animati, con forti pressioni nei nostri confronti» e conclude che alla fine si è deciso di «accettare tutti i 12 punti come proposte di Prodi»; La Rosa nel Pugno propone al Capo dello Stato un Prodi-bis, ma solo come preferenza, accettando qualunque altra soluzione fosse stata adottata: il rinvio del medesimo governo, com'era già noto a tutti; domenica sera, il racconto dello «scontro violentissimo».

Mi pare di vedere una certa evoluzione in queste dichiarazioni. Pannella solo dopo ha ritenuto di dover sottolineare di non aver firmato. E solo domenica sera ha raccontato in termini mai usati nei giorni precedenti com'è andata la riunione. Non ha creduto, invece, che quel racconto potesse interessare la stampa la sera stessa del vertice. Oppure, si è accorto di aver sbagliato a non dichiarlo subito e ha cercato di correggersi. Mi pare di concludere che no, non c'è stata sottoscrizione dei 12 punti, ma accordo politico sì. E comunque, più violento fosse stato lo scontro e netto il dissenso, meno "scandalosa", anzi, persino coerente, mi parrebbe la decisione di Capezzone di astenersi. L'astensione sulla fiducia, a rigor di logica, non sarebbe una delle possibili - ripeto: una - conseguenze proprio di quel rifiuto di firmare i 12 punti?

Purtroppo sorge il sospetto che Pannella tentasse di accreditare una linea dura nei confronti di Prodi e dell'Unione che non c'è stata, almeno non nei termini riferiti domenica sera, per placare l'eventuale malcontento della "truppa radicale", che potrebbe riconoscersi nell'astensione di Capezzone.
Di seguito una ricostruzione dei passaggi principali.
«Certo, ci mancherebbe altro, ci sono le condizioni per andare avanti. I numeri? Ci sono, ma stasera non abbiamo fatto esercizi aritmetici». Così il leader storico dei radicali, Marco Pannella, lasciando Palazzo Chigi al termine del vertice tra Prodi e tutti i segretari dei partiti dell'Unione. «Alla riunione eravamo tutti d'accordo su tutti i punti», riferendosi al documento programmatico che Prodi ha sottoposto ai leader.
(Agi, 22 febbraio, ore 23,09)
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Il vertice si è concluso con l'approvazione delle 12 "richieste-condizioni" del Professore da parte dei leader dei partiti della coalizione. A renderlo noto è stato il portavoce del premier Silvio Sircana: si tratta di un «accordo unanime».
(la Repubblica, 22 febbraio, ore 23,11)
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Marco Pannella, raccontano, avrebbe insistito per quasi tutta la parte finale della riunione su questo punto: Pannella avrebbe voluto i "Dico" nel documento programmatico di Prodi, ma il premier ha replicato che i "dodici punti" riguardano l'attività futura del Governo, mentre i "Dico" sono stati già approvati dal Consiglio dei Ministri.
(Apcom, 23 febbraio, ore 00,23)
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Il vertice di questa sera è durato più a lungo del previsto, raccontano, per via del problema sollevato da Marco Pannella dell'applicazione della legge elettorale che consentirebbe alla Rosa nel Pugno di ottenere seggi al Senato. Ma il leader radicale non è riuscito a ottenere impegni precisi su questo punto.
(Ansa, 23 febbraio, ore 00,27)
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La sera stessa Boselli è ospite a Porta a Porta, dove spiega che Sdi e radicali avrebbero preferito un Prodi-bis, ma sostiene che i 12 punti rappresentano un grande rilancio e se tra questi non ci sono i "Dico" è solo perché il loro iter in Parlamento è già avviato.
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«Il vertice di ieri si è concluso con una manifesta volontà di blindare in qualche misura la situazione con l'accettazione di 10 o 12 punti programmatici proposti da Prodi, che definirei prudenti, per creare le condizioni per tornare al Senato e tentare di avere quella fiducia che l'altro ieri è venuta a mancare». Lo ha detto il leader radicale Marco Pannella intervenendo questa mattina a Radio Radicale sul vertice di maggioranza di ieri sera. «Non vi sono state - ha aggiunto - a parte la mia e quella di Enrico Boselli non-convinzioni per questa scelta. Ci sembrava che fosse il momento non di blindarsi... Speriamo che non si trattti di una blindatura di un patto tra partiti per impedire il rischio, certo, di un secondo governo Prodi con tutte le possibilità e i rischi di scelta da parte di Prodi... Avremmo preferito un rinnovamento per il rafforzamento della componente e della politica riformatrice, liberale, laica... ma ho trovato, e mi sono inchinato, anche con Boselli, una volontà ferrea da parte di quel vertice di tentare di percorrere una strada diversa da quella che avrei ritenuto più opportuna, e quindi ci siamo inchinati a questa soluzione... che il vertice dei segretari dei partiti approvava le proposte, la tattica e gli obiettivi suggeriti da Prodi».
(Radio Radicale, 23 febbraio, ore 7,41)
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«Abbiamo ribadito al presidente della Repubblica l'indicazione della Rosa nel Pugno per Romano Prodi come presidente del Consiglio qualunque sarà la soluzione che si adotterà: rinvio del governo per la fiducia alle Camere oppure un nuovo incarico. In questa nuova situazione che si è venuta a creare a poco meno di un anno dal voto, preferiremmo che Prodi formasse un nuovo governo, per rafforzare e rilanciare la politica riformatrice e laica del centrosinistra».
(AdnKronos, 23 febbraio, ore 13,00)
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Non la prosecuzione di questo governo con un semplice allargamento della maggioranza a singole personalità, ma un nuovo governo, un Prodi-bis, rafforzando la politica riformatrice e liberale. Dunque, "sì" alla conferma di Prodi, ma fra le due possibilità, governo così com'è, o governo e programma rinnovati, i radicali annunciavano di preferire quest'ultima. «Il problema non è accattare qualche voto individuale in più, ma offrire l'occasione a nuove forze di condividere la politica del governo Prodi. In questo modo potrà rafforzarsi, rinunciando alla prospettiva di un piccolo allargamento per sopravvivere, e puntando invece a rafforzarsi politicamente», spiegava Pannella in una conferenza stampa. Quindi, «no a blindature e arroccamenti», ribadiva Pannella. «Nel vertice di ieri dei segretari io e Boselli - ha raccontato - ci siamo rifiutati di firmare quella sorta di "patto di sangue", anche perché ci è sembrato un atto audace nei confronti del Presidente della Repubblica. Ci sono stati momenti molto animati, con forti pressioni nei nostri confronti. Alla fine si è trovata una soluzione: accettare tutti i 12 punti come proposte di Prodi».
Le agenzie sulla conferenza stampa di venerdì 23 febbraio
(Agi, ore 17,42; Apcom, ore 17,50; Ansa, ore 18,01)
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Giungiamo, dunque, al racconto fatto domenica sera. Secondo la ricostruzione di Pannella, Prodi avrebbe chiesto senza successo ai segretari dell'Unione di mettere la propria firma in calce ai 12 punti, in modo da consegnare al presidente della Repubblica un documento non solo politicamente impegnativo ma anche personalmente sottoscritto. Una richiesta che non ha avuto successo, perché i segretari di Radicali e Sdi, per la Rosa nel Pugno, si sono opposti, così come in generale, è stato detto "no" alla richiesta del premier di diffondere il documento non solo come suo ma dell'unanimità dei segretari del centrosinistra.

Un rifiuto al quale sarebbe seguito uno «scontro durissimo» e «drammatico» con il premier che avrebbe accennato l'atto di abbandonare i lavori del vertice, tornando poi al suo posto e rassegnandosi ad accettare la sola soluzione di compromesso proposta dai leader del centrosinistra: un documento approvato dal vertice e non, come avrebbe voluto Prodi, da ciascuno dei segretari.

Pannella spiega che le sue erano obiezioni di metodo, perché sarebbe stato scorretto mandare l'indomani i gruppi dell'Unione alle consultazioni con in mano un testo già sottoscritto, legando dunque le mani del Presidente; di merito, perché in particolare lo stesso Pannella e Boselli, «con molta forza e durezza», si erano detti contrari non solo alla scelta del rinvio di Prodi alle Camere invece che con un nuovo incarico, ma anche al contenuto dei 12 punti, soprattutto per l'assenza dei "Dico".
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«Nel vertice abbiamo sollevato molte obiezioni che hanno portato a una soluzione di compromesso per cui i 12 punti non sono stati sottoscritti col sangue ma approvati con una evidente riserva».
(Enrico Boselli, Ansa, 26 febbraio, ore 19,05)

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