Bruxelles dà ragione alla Bonino e torto a Di Pietro. Non si è capito, fino ad oggi, se la libertà di movimento che ha avuto il ministro delle Infrastrutture sia dovuta o meno a un sostanziale silenzio assenso da parte del Presidente del Consiglio nell'intralciare la fusione Abertis-Autostrade.
Comunque, l'intervento del prodiano Costa, oggi su Europa, lascia supporre che la ricreazione per l'ex p.m. sia finita e che Prodi voglia riprendere in mano la situazione. Sarebbe un successo lampante della Bonino, nonostante il profilo basso e responsabile mantenuto dal ministro del Commercio internazionale e delle Politiche europee.
La Bonino aveva avvertito il Governo preventivamente del rischio di andare a sbattere lasciando fare Di Pietro. E così è stato. E' stata accertata in via preliminare la violazione da parte dell'Italia della normativa europea sulle fusioni, ma il Governo può ancora presentare le sue obiezioni. Se non riuscirà a convincere la Commissione verrà formalmente aperto il procedimento di infrazione.
Nel comunicato della commissaria alla Concorrenza Kroes è spiegato cosa si rimprovera all'Italia. Non il fatto «che le autorità nazionali possano verificare che il titolare di una concessione rimanga redditizio sotto il profilo finanziario e in grado di adempiere ai propri obblighi di investimento dopo una concentrazione», ma che questo «processo di autorizzazione nazionale» venga di fatto «utilizzato per ottenere concessioni relative a problemi di regolamentazione precedenti» e «per risolvere eventuali problemi futuri derivanti dalle disposizioni di una concessione esistente».
In sostanza, si accusa il Governo italiano di aver sfruttato la situazione della possibile fusione per ritrattare una concessione già sottoscritta. Per riscrivere a proprio vantaggio le regole e i termini di un contratto esistente. Un comportamento autolesionista, tra l'altro, perché incide negativamente sulla certezza del diritto e sulla fiducia degli investitori.
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