Pagine

Sunday, February 11, 2007

Una brezza da far diventare vento

Recuperate l'editoriale di Alberto Alesina, oggi sul Sole24Ore. Ravvisa in Europa, anche in questa brutta Europa, una «brezzolina di liberismo».

Anche in Italia, forse in modo più tenue, spira: sui giornali, nella politica - grazie a un gruppo di «Volenterosi» - e persino tra i cittadini, sempre più insofferenti per «i lacci e lacciuoli imposti da una legislazione soffocante», per i servizi scadenti offerti dalle imprese protette, e per la mancanza di meritocrazia.

Poi ci sono le brezze europee. In Francia Nicolas Sarkozy, «con un messaggio decisamente liberista, sta distanziando sempre più nei sondaggi l'avversaria socialista, Ségolène Royal. Una vittoria di Sarkozy rappresenterebbe una svolta importante per tutta l'Europa, sia attraverso l'influenza francese nella politica europea comune sia come effetto dimostrativo e simbolico».

In Svezia «il nuovo giovane ministro dell'Economia, Maud Olofsson, sta cambiando lo Stato sociale sostituendo gli aspetti più incoerenti con corretti incentivi di mercato». Molte parole, per ora, ma poco di concreto. Le riforme del mercato del lavoro in Danimarca, Svezia e, in modo meno incisivo, Italia, Germania e Spagna «hanno dato i loro frutti».

Nei Paesi nordici vengono ridotte le aliquote fiscali. L'Irlanda della "rivoluzione liberista" continua a volare. In Gran Bretagna «i laburisti sono saldamente nel campo liberista, tanto che i conservatori sembrano aver perso lo spazio politico che li distingueva».

Gli europei, osserva Alesina, non sono stupidi: sono «preoccupati del loro futuro e vogliono che i loro governi adottino politiche di cambiamento». Per questo bocciano nelle urne i governi in carica che non mantengono le aspettative riformatrici.

Cosa intendono fare, in Italia, Prodi e Padoa Schioppa? Dopo un'«illustre carriera», Alesina ipotizza che «l'unica cosa che dovrebbe importare loro è ciò che gli americani chiamano legacy, cioè come saranno valutati dalla storia». Non vorranno mica essere ricordati «come leader che, pur di non rischiare nulla, finiscono per essere superati dagli eventi e puniti dagli elettori». Dalla risposta a questa domanda dipendono le sorti del nostro paese.

Sempre sul Sole di oggi un interessante articolo di Alessandro De Nicola, che si chiede chi siano «i maggiori beneficiari delle imposte», se «tassare sia efficiente» e quanto sia «moralmente legittimo». Domande a cui dà risposte semplici ricorrendo a esempi molto, molto concreti. Per quanto riguarda i maggiori beneficiari, sono «i politici e le lobby, in quanto l'abbondanza di denaro pubblico da distribuire e la minaccia del prelievo aumenta la forza dei burocrati e i vantaggi delle lobby organizzate».

Prendiamo ad esempio la politica agricola europea, fatta di sussidi tot per bovino:
«I politici, così facendo, premiano una lobby potente (gli agricoltori), distribuiscono denaro ai loro regimi preferiti, foraggiano una leale burocrazia e qualche Onlus: in altre parole aumentano il loro potere, favorendo al contempo un gruppo di pressione».

No comments: