Fu Ernesto Rossi a scatenare la polemica contro le responsabilità miste nell'Iri e nel capitalismo privato. Lo stato corporativo, non il "capitalismo selvaggio", fu al centro della sua analisi critica.
«E di che cosa discutiamo nel febbraio 2007?», si chiede Gentili:
«Degli incroci pericolosi tra economia e politica; di Fondo per le infrastrutture misto pubblico-privato; di controllo delle reti; di rinascita del modello Iri; di politica antitrust; di pubblica amministrazione inefficiente; di scarsa cultura del mercato; di rendite e grandi manovre finanziarie».Fu «implacabile, Rossi, nel denunciare le commistioni tra politica ed economia, il conservatorismo dei sindacati, i socialisti... sempre a metà strada tra riformismo e massimalismo». Nel 1953 scriveva sul Mondo: «La mobilità e la libertà del lavoro sono condizioni necessarie perché tutta la manodopera possa essere impiegata a salari che eguaglino la sua produttività marginale»; «Il dinamismo economico ha un costo, ma rifiutarsi di pagare questo prezzo significa rinunciare al progresso».
Ha ragione Gentili: «Questioni attualissime», che la sinistra saprebbe affrontare meglio se l'egemonia culturale catto-comunista non avesse cancellato la memoria di personaggi come Ernesto Rossi.
1 comment:
Alle misere casse dei pannelliani di oggi sembra assai opportuno non ricordare queste analisi perfette per continuare a far vivere l'utopia prodiana da ultimi giapponesi...
Peccato per loro, però, che il tasso di coglioni in Italia sia drasticamente calato negli ultimi mesi.
E se ne accorgeranno già alle amministrative... perchè l'unico risultato possibile non è il pareggio, checchè ne dica, o ci speri, qualche illustre analista volenteroso già snobbato da chi, quasi coi libri in tribunale, adesso, dopo una catena infinita di errori tattici e strategici, cerca invano di riacchiappare qualche votarello radicale liberista e neocon...
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