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Thursday, June 21, 2007

Al di là dei soliti pregiudizi

Una lettrice mi scrive:
Nonostante molte delle tue posizioni siano condivisibili, resta sempre molto forte l'impressione di un filoamericanismo acritico. Parli del liberismo americano come i comunisti dell'Unione sovietica, questo è il limite.

La sensazione è di un'adesione completa a quel sistema senza correzioni, che urgono visto le falle che ha prodotto. Uno stupro al minuto; milioni di persone senza diritto alla salute; industria delle armi; assoluta inadeguatezza della scuola pubblica, che poi crea milioni di persone manipolabili, ecc. ecc. Quando un sistema produce una fascia sempre più ristretta di persone che vivono sotto il livello della dignità umana
[forse s'intendeva dire ampia], per me quel sistema è malato. Non mette al centro il cittadino. Non può essere che ogni volta che si pongono queste problematiche si venga tacciati di antiamericanismo.

Quali sono le tue risposte a tali problematiche? Ad esempio: se le industrie inquinano e diventano impermeabili ai richiami per ragioni di profitto, che la politica dica "falla finita" per te è un'ingerenza indebita dello stato? E' statalismo? E' il dovere della politica stare dalla parte dei cittadini? Se le assicurazioni per questioni di profitto derubano o non garantiscono più il cittadino, è un indebita ingerenza della politica dire: "questo non lo puoi più fare"?

Nei tuoi articoli purtroppo c'è una tale ceca fiducia, "nonostante gli evidenti risultati", nel sistema liberistico americano. Insomma, un'illusione. Forse la nostra vecchia Europa nonostante le enormi pressioni fa bene a cercare soluzioni. Che c'è di così orribile nella socialdemocrazia? Vogliamo che siano i preti ad occuparsi di welfare? Meglio lo stato con le sue regole "al servizio del cittadino" che l'elemosina dei preti, o no? Sei d'accordo con gli americani nel far portare un braccialetto elettronico hai polsi dei lavoratori? Sono queste mancate risposte che rendono debole il Partito Radicale e non certo l'anticlericalismo! In fin dei conti noi siamo europei, queste cose contano.


Cara A. T.,
ti ringrazio per la critica, sempre utile, e per l'attenzione. Credo che il mio filoamericanismo, e il mio liberismo, che tu definisci «acritici», siano supportati, nei miei post, da dati reali, da una certa documentazione. Ci provo, almeno.

Gran parte delle cose che affermi sono luoghi comuni che non hanno alcun riscontro nella realtà. Perdona la brutalità: non leggere solo la Repubblica o l'Unità. Una famiglia media americana ha accesso a servizi mediamente migliori dei nostri, sia nell'istruzione che nella sanità, per fare solo due esempi. A costi maggiori? Be', intanto, per usufruire di servizi che organizzazioni indipendenti come l'Ocse ogni anno giudicano incomparabilmente superiori a quelli italiani, potrebbe valere la pena di spendere di più. Ma comunque, bisognerebbe rendersi conto dei costi che il nostro Stato sostiene per servizi di qualità scadente.

Ebbene, credo che i conti non tornino. Quelli sono in definitiva soldi nostri, che vengono spesi male e che tu ed io sapremmo spendere meglio premiando il gestore di servizi più efficiente e conveniente. Esempio: l'Ocse ha di recente calcolato in circa 100 mila dollari le spese che lo Stato italiano sostiene per portare un alunno dalle elementari all'università. Con i risultati di apprendimento più bassi tra i paesi dell'emisfero occidentale. Quei 100 mila dollari, immagina di averli in banca a disposizione per l'istruzione di tuo figlio.

Considerando che non esiste un sistema perfetto, poiché il presupposto di una società libera è che coesistano interessi diversi, anche tra loro divergenti, l'importante è che ci siano strumenti per tutelare i propri interessi e i propri diritti.

L'ostacolo maggiore è continuare a considerare lo Stato come un ente neutrale naturalmente portato a favorire l'interesse del cittadino. Non è così. E' una burocrazia enorme naturalmente portata allo spreco, a distribuire privilegi per servire le clientele dei politici, e ad accrescere le aree di sua competenza. In alcuni settori non si può fare a meno dello Stato, ma sempre come male necessario. E' gestito da uomini e donne come noi, che perseguono loro finalità e interessi. Per questo le attività di cui si occupa devono limitarsi allo stretto necessario.

Soprattutto a garantire la certezza del diritto. Nonostante in Italia la spesa pubblica abbia raggiunto ormai il 52% del Pil, cifra esorbitante anche rispetto agli altri paesi europei, il nostro Stato fallisce proprio nel suo compito essenziale, che nessun privato potrà mai assicurare: l'amministrazione della giustizia. Poter contare sul fatto che nessuno, o in pochi, siano disposti a consegnarsi per qualche centinaia o migliaia di euro ai tempi biblici della giustizia, con esiti davvero imprevedibili nell'interpretazione delle leggi, è la più solida polizza di assicurazione di impunità per soprusi di ogni tipo. A perderci sono i singoli cittadini, ma anche la nostra economia, che in un contesto di incertezza normativa non attrae investimenti e non produce benessere.

Auguri

P.S.: il partito radicale, l'anticlericalismo, e il welfare dei preti non capisco cosa c'entrino.

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