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Monday, June 11, 2007

Padoa-Schioppa come Juppé

Dopo aver avallato i progetti di spremitura dei contribuenti ideati dal viceministro Visco, e registrato il messaggio lasciato dal Nord nelle urne, adesso, al Tg1, il ministro Padoa-Schioppa promette che sarà possibile abbassare le tasse e assicura che farà accettare ai Sindacati la riforma delle pensioni. Francesco Giavazzi non ne è troppo convinto, trovando non poche analogie tra la situazione in cui si trova, oggi, l'attuale governo e quella in cui si trovava l'ex presidente del Consiglio francese Alain Juppé.

Juppé riuscì a riportare, seppure per un breve periodo, in equilibrio i conti pubblici, «non intervenendo sulle spese, che aumentarono, ma con un sostanzioso incremento della pressione fiscale». Tuttavia, «quando in autunno affrontò la riforma previdenziale, venne travolto dagli scioperi... e costretto alle dimissioni». La sorpresa non fu l'opposizione dei sindacati, che «facevano il loro mestiere». Ad affondarlo «fu il mancato sostegno della classe media e della borghesia».

Così, oggi, il nostro ministro dell'Economia si dice certo di poter convincere i Sindacati ad appoggiare la sua riforma pensionistica, ma «non capisce che, come Juppé, verrà travolto dai ceti medi del Nord, che già lo hanno abbandonato, non dai sindacati».

A tenere «ben presente» l'esperienza di Juppé è Nicolas Sarkozy, la cui strategia è «radicalmente diversa», anche grazie all'ampia maggioranza parlamentare conquistata ieri. Primo passo, «un'ampia riduzione delle tasse destinata a favorire un po' tutti». Prima dell'estate.

Le riforme più delicate e importanti, come l'unificazione dei contratti di lavoro, in autunno. Giavazzi definisce «intelligente» il progetto di Sarkozy per il mercato del lavoro, delegato a «due dei migliori economisti francesi: Olivier Blanchard e Charles Wyplosz». Il nuovo contratto offrirà «garanzie crescenti nel tempo». «Precari all'inizio, ma con la prospettiva di divenire dipendenti stabili... se il rapporto tra lavoratore e impresa dimostra di funzionare».

La strategia di Sarkozy non gli impedirà di avere contro i Sindacati e la sinistra, ma gli garantirà la fiducia e l'appoggio del ceto medio, conquistati con i tagli alle imposte e la detassazione degli straordinari, che lo aiuteranno a resistere alle proteste.

L'impressione però è che la nostra classe politica, e persino autorevoli "tecnici", ciò che vogliono a qualsiasi costo evitare è proprio quel rischio che fa grandi le leadership, quello di risultare a volte impopolari ad alcuni per non essere antipopolari nei confronti di tutti i cittadini. Cercando di rinviare il momento delle decisioni indispensabili, fuggono dalle proprie responsabilità. Sperano così di non scontentare nessuno, soprattutto corporazioni e burocrazie, finendo invece per esasperare tutti.

1 comment:

Anonymous said...

Speriamo che la nostra congenita esterofilia ci porti a guardare verso la nuova Francia di Sarkozy.

P.S.: nel motto dell'UMP sta scritto: libertè, responsabilitè, solidaritè.

Appunto, LIBERTA' E RESPONSABILITA', il che significa che se non c'è l'una non c'è neppure l'altra.

E siccome nel nostro Paese non c'è mai un responsabile di alcunchè è facile dedurne che nel nostro Paese non c'è libertà, ma solo lassismo irresponsabile.

Se fai ciò che ti pare ma non puoi o non vuoi risponderne, non solo sei un irresponsabile, ma non sei neppure libero.

Basterebbe far comprendere questo a tutti per risollevare una Nazione.