Alla vigilia del G8, Bush incalza Russia e Cina su democrazia e diritti umani
In Russia «le riforme... sono deragliate, con preoccupanti implicazioni per lo sviluppo della democrazia». Così, il presidente Bush ha criticato la presidenza Putin, intervenendo a una conferenza su libertà e democrazia, a Praga, alla presenza dell'ex dissidente Natan Sharansky e dell'ex presidente cecoslovacco Vaclav Havel, due protagonisti del crollo dell'Unione sovietica.
Aggiungere che per emergere le società libere hanno bisogno di «tempi diversi in diversi luoghi» e che «l'America può mantenere un rapporto di amicizia con un paese e cercare di spingerlo verso la democrazia allo stesso tempo» non risparmierà al presidente Usa l'ira di Putin.
Il discorso di Bush ha riguardato anche la Cina. Il presidente americano si è rammaricato del fatto che i leader cinesi «credano di poter continuare ad aprire l'economia della nazione senza aprire il suo sistema politico» e ha annunciato l'intenzione di incontrare, durante la stessa conferenza, il dissidente cinese Rebiyah Kadeer, il siriano Mamoun Homsi e dissidenti presenti di altre dittature (Bielorussia, Birmania, Cuba, Corea del Nord, Vietnam, Siria, Iran, Sudan e Zimbabwe).
Molti dissidenti, ha poi osservato, non hanno potuto prendere parte alla conferenza perché ingiustamente incarcerati dai loro governi. Bush ha chiesto la loro «liberazione immediata e senza condizioni» leggendone i nomi da un elenco: Alexander Kozulin (Bielorussia), Aung San Suu Kyi (Birmania), Oscar Elias Biscet (Cuba), Padre Nguyen Van Ly (Vietnam), Ayman Nour (Egitto). «Agli occhi dell'America, i dissidenti democratici di oggi sono i leader democratici di domani».
«Ho impegnato l'America per l'obiettivo ultimo della fine della tirannia nel nostro mondo. Qualcuno ha detto che ciò mi qualifica come un presidente dissidente. Se stare dalla parte della libertà nel mondo mi rende un dissidente, allora porterò questo titolo con orgoglio».
Bush è quindi tornato al cuore della sua dottrina di politica estera, che in realtà ha radici profonde nella storia politica americana. La guerra al terrorismo «è più che un conflitto militare. Come la Guerra Fredda, è una battaglia ideologica tra due visioni dell'umanità profondamente diverse... Le armi più potenti in questa battaglia contro l'estremismo non sono proiettili o bombe - ma l'appeal universale della libertà. La libertà è il disegno del nostro Creatore e il desiderio di ogni anima. La libertà è il miglior modo di sciogliere la creatività e il potenziale economico di una nazione. La libertà è il solo ordinamento di una società che conduce alla giustizia. E la libertà umana è la sola via per realizzare i diritti umani... Ma espandere la libertà non è solo un imperativo morale - è il solo modo realistico di proteggere i nostri popoli nel lungo periodo».
Dei temi del vertice G8 di domani in Germania e dell'«ombra lunga della Russia di Putin» tratta il mio contributo per il numero di questa settimana di LibMagazine:
Si è aperta una settimana che rimetterà al centro dell'attenzione la politica estera. Il G8 del 6 giugno a Heiligendamm, in Germania, è stato preceduto da due "trailer" indicativi della trama del film cui assisteremo nei prossimi mesi: le due interviste che il presidente americano George W. Bush e quello russo Vladimir Putin hanno concesso alla stampa internazionale per presentare la loro agenda. Molti dei ruoli dei protagonisti li troveremo cambiati rispetto al modo in cui eravamo abituati a vederli, e scottanti, ad alta tensione, si preannunciano alcune scene.
Il presidente Bush troverà in Europa un ambiente meno ostile. Al posto di Schroeder e di Chirac alla guida di Germania e Francia siedono Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. Tony Blair è al suo ultimo G8, ma chi gli succederà a Downing Street manterrà Londra al primo posto tra le capitali europee "amiche" degli Stati Uniti. Il presidente americano giunge con le migliori intenzioni nei confronti degli alleati europei.
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2 comments:
Tutti a criticarlo giorgione ma oltre a quello come sempre ben scritto da te,è il primo a muoversi ancora per il Darfur,insomma è l'unico a muoversi per un mondo libero.Auguri per la vice d. di lib m.
Dopo lo scontro Bush-Putin, penso che il prossimo summit sarà G7.
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