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Friday, June 22, 2007

Moratoria mai così vicina, radicali mai così lontani

Foto by Dumplife su flickr.comI radicali sono vicini a tagliare con successo il traguardo di una loro battaglia storica, quella per la moratoria Onu sulla pena di morte. Il Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Ue ha infatti preso «un impegno formale» a presentare la risoluzione all'inizio della prossima Assemblea generale dell'Onu, che si aprirà a settembre.

E' fallita, invece, l'iniziativa dello sciopero della fame (e della sete a intermittenza) «a oltranza». L'obiettivo proclamato dallo stesso Pannella, il 14 aprile, era, infatti, di scongiurare un ulteriore rinvio e di «ottenere» il voto sulla risoluzione nella sessione dell'Assemblea generale «attualmente in corso».

Il 13 giugno, Prodi, incontrando a Palazzo Chigi Emma Bonino, Marco Pannella e Sergio D'Elia, li assicurava di essere «fermamente e assolutamente» determinato a presentare subito, già a questa assemblea, la risoluzione.

Il 18 giugno, dopo la riunione del Consiglio Ue, Prodi si dichiarava invece «estremamente soddisfatto» per la decisione del rinvio alla prossima sessione dell'Assemblea generale, definendolo comunque «un grande successo dell'Italia, delle associazioni, di chi, come i Radicali, non ha mai cessato di battersi sulla questione, del Parlamento e del nostro Governo» e ringraziando il ministro degli Esteri Massimo D'Alema, «per aver insistito sulla necessità di procedere il più presto possibile con un atto concreto per una battaglia di civiltà che vede l'Italia in prima fila».

Mentre D'Alema ribadiva la richiesta italiana di presentare la moratoria già nella sessione in corso dell'Assemblea generale, senza ulteriori rinvii, il collega tedesco Frank-Walter Steinmeier, presidente di turno, faceva notare che l'orientamento maggioritatio degli Stati membri era per muoversi all'inizio della sessione successiva. Alla fine, il compromesso dell'«impegno formale» a presentare la moratoria agli inizi di settembre - che ha fornito ai radicali l'appiglio per cantare comunque vittoria - è arrivato grazie a Bernard Kouchner, ritornato ad essere per i pannelliani il «nostro amico», dopo che per il suo ingresso nel nuovo governo nominato da Sarkozy pareva essere stato degradato a "utile idiota" dell'odiato nuovo presidente francese.

Ma come hanno appreso la notizia della decisione del Cagre i radicali? Come sono usciti dal vicolo cieco della loro iniziativa «a oltranza». In modo piuttosto contraddittorio e pasticciato.

In un intervento telefonico a Radio Radicale, appena appresa la notizia del rinvio, Pannella, evidentemente male informato, tuonava contro l'Europa e il ministro D'Alema, che «in realtà ha giocato contro questa partita». A D'Alema «la coppa del grande buono a nulla», «ha ignorato testardamente le indicazioni del Parlamento italiano ed europeo». Il Cagre «non c'entrava nulla con l'iniziativa, se non per sabotarla». A settembre, ricordava Pannella con sarcasmo, «ce lo dicono da 14 anni».

In un secondo collegamento, 43 minuti dopo, non meglio precisate «informazioni superiori mutano totalmente il quadro della situazione». Grazie alla proposta del «nostro amico Kouchner è stato sconfitto il rinvio all'anno del mai». Insomma, di rinvio si tratta, ma diverso dagli altri, anche se sempre al settembre successivo, quello cui si rimanda da 14 anni. «Il successo è grande...», conclude Pannella, che però non salva D'Alema, «... malgrado l'insipienza e l'irresponsabilità del ministro degli Esteri».

Il giorno stesso interveniva in radio la Bonino, rivendicando il merito di «un successo che va certamente ascritto all'iniziativa nonviolenta radicale», ma avendo per il ministro D'Alema parole ben diverse da quelle di Pannella: «Penso che la posizione ferma tenuta dal ministro D'Alema abbia consentito una mediazione importante. Dico che è un successo, perché conosco bene quanto sia difficile avere l'unanimità dei 27 Paesi dell'Ue. E' il risultato della tenacia e di costi personali notevolissimi dei radicali che hanno saputo premere con determinazione sulla stessa tenuta del governo italiano affiché non si consentissero più rinvii senza data».

Anche altri rinvii rimandavano a una data, al settembre successivo, poi sistematicamente non rispettata. Cosa fa pensare che questa scadenza, al contrario delle altre, verrà rispettata, tanto da valutare diversamente dagli altri il significato di questo rinvio? La mediazione raggiunta è «vincolante per tutti» solo finché il Cagre, sempre sovrano, vorrà che così sia.

In una dichiarazione anche i digiunatori proclamavano «un sicuro e grande successo della iniziativa nonviolenta, dello sciopero della fame ad oltranza, della straordinaria mobilitazione internazionale dei Premi Nobel e delle unanimi prese di posizione del Parlamento italiano e di quello europeo».

Che con il compromesso del Consiglio Affari generali dell'Ue sia stato «scongiurato il rinvio all'anno del mai» della presentazione della moratoria è ancora tutto da vedere. Per ora, di un rinvio, l'ennesimo, si tratta, anche se stavolta accompagnato da un impegno lievemente più esplicito e determinato di quelli che hanno accompagnato rinvii precedenti. Non si capisce perché quella del settembre prossimo dovrebbe essere «una data che ora l'Ue, a differenza delle volte precedenti, è costretta a rispettare», trattandosi di una decisione su cui il Consiglio è totalmente sovrano.

Diciamo che ciò che i radicali hanno ottenuto è esattamente il rinvio contro cui hanno digiunato, con una promessa leggermente più impegnativa di quelle che si susseguono da 13 anni. Da una parte possono brindare al fatto che la moratoria sembra non essere mai stata così vicina come lo è oggi; dall'altra devono prendere atto che l'obiettivo dell'«oltranza» non è stato raggiunto. Tra l'altro, non si sono mai degnati di rispondere agli argomenti a favore del rinvio esposti in modo chiaro, settimane fa, dall'ambasciatore Fulci a l'Unità.

In tutto questo, il fatto che in questi mesi i radicali abbiano investito tutto e tutti, tempo, risorse, energie, sulla moratoria, lascia il sospetto che tra gli scopi non dichiarati ci fosse quello di allontanarsi il più possibile dalla realtà e dall'attualità italiana, che li vede imbarazzati quanto irrilevanti sostenitori di una fallimentare esperienza di governo illiberale.

Così, Francesco Damato, su il Giornale:
«Per fortuna di Marco Pannella ci sono ancora Paesi ostinatamente decisi a tenersi l'incivile pena di morte, ed altri disposti solo a parole a sostenere all'Onu una proposta di moratoria delle esecuzioni. Mi chiedo che cosa il buon Pannella, in condizioni diverse, avrebbe dovuto inventarsi, a che cosa avrebbe potuto appendere i suoi digiuni e appelli, guadagnandosi peraltro anche l'amichevole solidarietà del leader dell'opposizione, per distrarsi e distrarre i suoi militanti dall'aiuto che i radicali stanno dando alla miserevole sopravvivenza di questo governo e della sua maggioranza. Me lo chiedo naturalmente con la delusione di chi ha condiviso molte battaglie coraggiosamente condotte da Pannella nella sua ormai lunghissima attività politica. O di chi, pur sorpreso dalla decisione dei radicali di aderire con l'avventura della "Rosa nel pugno" alla Unione - si fa per dire - di Romano Prodi, consentendole di vincere per il rotto della cuffia le elezioni politiche dell'anno scorso, si è per un po' consolato scommettendo sulla loro capacità di tirarsene fuori in tempo per non esserne travolti nella caduta».

La moratoria Onu sulla pena di morte è una battaglia da portare avanti, ma se si ignorano totalmente, per mesi, passaggi cruciali dell'attività del governo di cui si fa parte, che hanno e avranno effetti negativi su milioni di cittadini (e di cui gli elettori chiederanno conto), il rischio è quello dell'effetto straniamento. Un soggetto politico incapace di calibrare le proprie forze su più fronti, in modo da non perdere di vista le questioni che più da vicino toccano i cittadini, è destinato ad autorecludersi in una nicchia ovattata.

I radicali come soggetto politico non sono mai stati, forse, più lontani di quanto lo sono oggi dagli italiani. Non perché, come spesso è accaduto, le loro iniziative sono state oscurate dai media, ma perché a voler affrontare le vere questioni sociali che oggi preoccupano i cittadini dovrebbero fare i conti con la condizione di irrilevanza in cui si sono cacciati. La giungla degli ultimi giapponesi di Prodi, da cui non sanno come uscire.

4 comments:

Anonymous said...

radicali che non contano 'na sega...ma la stessa scusa...quella della proposizione della famosa moratoria...l'ha utilizzata pure baffino d'alema l'altra sera a ballarò.

fumo negli occhi.

i nostri stronzi e sfaccendati politici...sono tutti in odore di santità - oggi - quanto alla querelle sulla pena di morte...fino a dimenticare che quando loro erano ancora...ipotesi...l'italia era già il paese di cesare beccaria!!!

e che cazzo!

lestofanti che sono...


ciao.

io ero tzunami...

Anonymous said...

Bella la foto

JimMomo said...

Sì, consiglio davvero a tutti questo bravo fotografo su flickr.com, Dumplife, che segue per immagini le vicende politiche radicali. Passando con il mouse sulla foto compare nome e sito.

Le foto sono davvero belle.

Anonymous said...

ma scusate, e scusa jim una cosa: anche se l' onu dichiarasse la moratoria, COSA CAMBIEREBBE NEL MONDO? HA L' ONU IL POTERE DI FERMARE LE ESECUZIONI? SE SI DIMMI, DITEMI COME?
ATTENDO RISPOSTA
CIAO
ALEX
ROQUENUBLO.SPLINDER.COM