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Friday, June 29, 2007

Dpef di spesa, sprechi e beffe

Non ci sono le risorse per abbassare le tasse ma se ne trovano per aumentare la spesa. E' questa la cifra del secondo Dpef varato dal Governo Prodi. Se il primo conteneva obiettivi di riduzione della spesa in quattro settori (pensioni, sanità, pubblico impiego, enti locali), poi, a settembre, clamorosamente contraddetti da una Finanziara tutta tasse e nessun taglio della spesa, che cosa dobbiamo aspettarci dalla prossima Finanziaria, con un Dpef già oggi rinunciatario?

Un insulto all'intelligenza e alla pazienza dei cittadini; al danno, si aggiungono la beffa e la derisione. Solo così può essere definito un Dpef in cui si legge che la pressione fiscale scenderà l'anno prossimo dal 42,8 al 42,6%, cioè dello 0,2%, per raggiungere il 42% nel 2011. Prodi e Padoa-Schioppa vorrebbero darci a bere che lo 0,8% in meno di pressione fiscale in cinque anni, ammesso che la percentuale sia verificabile, voglia dire abbassare le tasse.

E ancora una volta, con azione a tenaglia, i sindacati e la sinistra conservatrice sono riusciti a massimizzare i risultati delle loro trattative separate con il governo.

Messo da parte lo "scalone", hanno ottenuto che tutto o quasi l'extra-gettito venisse impegnato per finanziare nuove spese, molte delle quali, come spesso accade, destinate a divenire correnti. Nel decreto legge sul tesoretto si prevedono misure complessive per 6,5 miliardi di euro. Nel dettaglio: 2,3 miliardi di «interventi per il sociale»; 2,3 «per lo sviluppo» e 1,9 miliardi per la «sicurezza e il funzionamento delle amministrazioni».

Addirittura, per raddoppiare, circa, la cifra del tesoretto da rendere disponibile subito nelle trattative coi sindacati e per le spese richieste dei ministri massimalisti, Padoa-Schioppa ha rivisto al rialzo la stima programmatica del rapporto deficit/Pil nei prossimi anni: dal 2,1%, per cui l'Italia si era impegnata con Bruxelles nel 2007, al 2,5%. In poche parole, ha accettato di ritardare il risanamento per finanziare, con maggiore deficit, non la riduzione delle tasse, ma altra spesa pubblica, senza alcuna organicità e progettualità: aumento delle pensioni minime (900 milioni di euro già in autunno, con un assegno "una tantum" tra i 300 e i 450 euro a settembre, e aumenti strutturali da gennaio); nessuna riforma per un sistema universale di ammortizzatori secondo il criterio welfare to work, ma altro denaro buttato nell'allungamento, senza alcun meccanismo di responsabilizzazione, della durata dei sussidi di disoccupazione ordinari, che tutelano appena il 17% dei lavoratori; altri soldi a pioggia, che diventeranno spesa corrente, a Ferrovie e Anas, senza l'indicazione di opere concrete.

Lo spiega ancora meglio Alberto Alesina: «Siccome le entrate fiscali sono aumentate, in modo inatteso e in parte inspiegato, non solo non le risparmiamo ma spendiamo ancora di più di quanto le tasse stiano crescendo, tanto che il disavanzo sale. Questo è un esempio da libro di testo di politica fiscale prociclica: quando le "cose vanno bene", e quindi le entrate aumentano, le si sperperano aumentando le spese, così che quando le cose andranno male, cioè le entrate fiscali scenderanno, per una recessione ad esempio, saremo con l'acqua (fiscale) alla gola. I deficit già alti aumenteranno e il debito ricomincerà a crescere e l'unico modo per farvi fronte sarà un'altra "fase uno" di aumenti di imposte, particolarmente dannose in un momento di difficoltà dell'economia».

Infatti, quell'extra-gettito sui cui si è fatto affidamento potrebbe rivelarsi effimero, come ha avvisato la Corte dei Conti, che lo ha definito un fondo «incerto e inaffidabile», rischioso da usare per maggiori spese in corso d'anno.

Un deficit al 2,5% invece che al 2,1% fa una grande differenza per un Paese come il nostro. «Con un debito alto e un sistema pensionistico che non riesce a star dietro all'invecchiamento della popolazione, ogni anno perso rischia di aumentare i costi del risanamento in futuro». E oltre ai numeri, c'è «un segnale negativo dato al Paese, ovvero che il Governo non è in grado di fermare la spesa pubblica».

L'Italia, conclude Alesina, avrebbe bisogno di tre cose: una legge elettorale «che rendesse partiti piccoli e corporativi meno cruciali per la sopravvivenza di un governo»; un «assestamento delle forze politiche in campo per cui i veri liberisti e riformisti che oggi sono divisi nelle due coalizioni in qualche modo si riuniscano sotto un solo tetto»; un leader «capace di dire "no" parlando con chiarezza all'opinione pubblica e affrontando se necessario qualche sciopero».

Non solo il Governo ha letteralmente ceduto la borsa ai "rapinatori", sindacati e sinistra massimalista, ma non è riuscito nemmeno a pretendere da essi di chiudere la partita sulle pensioni, inchiodandoli a una scelta responsabile sull'età di pensionamento. Raggiungere un accordo sullo "scalone" prima del Dpef era nelle intenzioni di Prodi e Padoa-Schioppa, per evitare di spendere due volte. Invece il Governo si ritroverà a settembre senza ancora poter contare su una cifra di risparmio certo dalla riforma delle pensioni. Peggio: si è già impegnato a stanziare 2,5 miliardi netti per «ammorbidire» lo "scalone", mentre di rivedere i coefficienti di trasformazione, quelli che serviranno a calcolare l'importo delle pensioni nel nuovo sistema contributivo, neanche se ne parla.

Ignorato del tutto, quindi, il quadro di dissesto e di declino tracciato dalla Corte dei Conti, che aveva sconsigliato l'utilizzo del tesoretto per nuove spese, dicendosi preoccupata per «l'estensione dell'area dei debiti sommersi di numerose amministrazioni centrali» e per «la persistente difficoltà di controllo della spesa corrente primaria nel pubblico impiego, nella sanità e nelle pensioni». Se non si inverte la tendenza, riducendo la spesa, aveva avvertito il presidente Balsamo, «si prospetta uno scenario di mantenimento della pressione fiscale su valori difficilmente tollerabili».

UPDATE ore 13,05: ed ecco che, appena pubblicato, dobbiamo reintervenire sul post per registrare la sonora bocciatura dalla Commissione europea. Il Commissario agli Affari economici Almunia esprime «profonda preoccupazione» per il Dpef, «per il limitato consolidamento dei conti pianificato per il 2008 e gli anni seguenti, che non è in linea con gli orientamenti stabiliti dall'Eurogruppo» e per la «persistente incertezza che riguarda la riforma del sistema pensionistico».

4 comments:

Anonymous said...

Siccome sono d'accordo con Alesina, chiedo: perchè Capezzone e i capezzoniani non si spendono un po' per il referendum Guzzetta? A meno che la risposta non vada cercata in quella che può apparire una contraddizione tra il punto 1 e il punto 2: una legge elettorale «che rendesse partiti piccoli e corporativi meno cruciali per la sopravvivenza di un governo»; un «assestamento delle forze politiche in campo per cui i veri liberisti e riformisti che oggi sono divisi nelle due coalizioni in qualche modo si riuniscano sotto un solo tetto».

Anonymous said...

E questo sarebbe il PD all'opera?
E con Veltroni, che appoggia Prodi, invece sarebbe molto diverso?

Per favore, siamo seri!!!

L'unica cosa buona del PD è che non lascia neppure l'illusione di cosa potrà essere... Già lo vediamo all'opera.

Ed è davvero il partito dell'innovazione!!!
La poltrona a qualsiasi costo non va mai mollata. Mai!!!
Tanto il costo lo pagano i cittadini, mica loro!!!

Anonymous said...

Che Veltroni appoggi Prodi io non lo darei per scontato,già nel discorso noiosetto c'era un non so che di bocciatura al governo attuale.Infatti sono tutti moltoooo nervosi a sx su Veltroni.Ora si aprono i giochi su come bruciarlo,infatti si sta lavorando per candidature multiple(la più ridicola è quella di Furio Colombo,ma insomma)
Credo che Capezzone non possa e non voglia sprecarsi prima del lancio del nuovo netw,federico lo potrà spiegare meglio di me(e smentirmi)ma la lotta contro di lui all'interno dei radicali è senza qualrtiere e logorante.

Anonymous said...

Solo una domanda: se Veltroni fosse un pilota di linea, Prodi, Fassino e Rutelli gli ingegneri aeronautici, Giordano, Pecoraro e Diliberto i meccanici.. e il PD il nuovo Boeing uscito fresco fresco da quella fabbrica, salireste mai sul volo inaugurale?