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Thursday, October 18, 2007

Per Sarkozy il gioco comincia a farsi duro

Mentre la stampa, da Corriere a Repubblica, dedica paginoni alla separazione coniugale tra Sarkozy e la moglie Cécilia, e ironizza sfornando senza troppi sforzi la battuta più calzante (ha avuto la sua "rupture"), questa mattina solo articoli di taglio basso, quando non trafiletti, per l'evento politico del giorno in Francia: lo sciopero dei ferrotranvieri.

Inizia infatti oggi il lungo braccio di ferro tra Sarkozy e i sindacati, le corporazioni, che ci dirà molto, nei prossimi mesi, della statura politica del presidente francese. La Francia oggi è ferma, bloccata. Il governo si dice non disposto a cedere, ma è solo l'inizio e l'autunno che lo aspetta è lungo e difficile. La fermezza di Sarkozy verrà messa a dura prova.

Il suo primo affondo è contro le "pensioni di giovinezza" d'oltralpe, i cosiddetti "regimi pensionistici speciali", che permettono ai lavoratori, circa 1,5 milioni, delle poche categorie che ne beneficiano di andare in pensione tra i 50 e i 55 anni di età, con 37 anni e mezzo di contributi, rispetto ai 40 anni di tutti gli altri lavoratori. La riforma proposta dal governo vuole portare per tutti il limite minimo a 40 anni di contributi entro il 2012.

La novità, se venisse confermata l'attendibilità dei dati, è che i sondaggi rilevano che la maggioranza dei francesi è per la riforma e contro la protesta dei sindacati. Sarebbe la prima volta, segnale che i presunti «diritti storicamente acquisiti» cominciano a essere percepiti come privilegi anche in Francia.

Che Sarkozy si stia sforzando di far accettare ai francesi quel tanto di liberalismo economico che la sua cultura di colbertista pragmatico ritiene indispensabile, lo testimonia, in un'intervista al Corriere della Sera, anche Mario Monti, che il presidente francese ha voluto, insieme a Bassanini, nella Commissione di studio guidata da Attalì per la "liberazione della crescita economica".

«C'è un approccio diverso. Parole impronunciabili come liberismo e concorrenza sono diventate parole d'ordine, metodo di lavoro. Il cittadino-consumatore sta occupando anche in Francia il centro di gravità della politica economica, diventa più importante del cittadino produttore o del "soggetto" sociale. Le nostre proposte rafforzano potere d'acquisto, tutela del consumatore, diritto alla casa come capitale familiare, come servizio, come strumento di mobilità e crescita. In sostanza, si smette di credere che liberalizzare significhi trasformare il mercato in una giungla. La sinistra lo ha creduto spesso, in Francia lo ha creduto anche la destra. È vero il contrario: il liberismo garantisce i più deboli, la mancanza di concorrenza avvantaggia corporazioni e monopoli. Aggiungo che la Francia vuole mantenere alto il profilo della solidarietà e dell'equità, concetti che non sono affatto incompatibili con la competitività e il mercato».

Verso la conclusione dell'intervista Monti riflette sulla situazione italiana. Osserva che la commissione Attalì è guidata da un intellettuale di sinistra ma lavora per un governo di centrodestra «che si propone di compiere, in ritardo, le rivoluzioni liberiste dell'epoca della Thatcher o di Reagan». In Italia, sottolinea Monti, «la destra ha perso molte occasioni per una vera rivoluzione liberista, mentre i passi importanti del centrosinistra, durante il primo governo Prodi, sono stati compiuti in ossequio ai vincoli europei più che per reale convinzione. Blair, Zapatero, Clinton hanno potuto ricostruire un welfare moderno sullo zoccolo duro di un'economia di mercato assicurato dalle rivoluzioni liberiste precedenti».

Troppo presto per formulare un giudizio sul Partito democratico, ma in Italia «si privilegia la concertazione fra parti sociali, quindi la dialettica fra corporazioni. Il potere politico trova legittimità quando c'è l'accordo fra le parti sociali. Viene da chiedersi dove risiedano sovranità e tutela degli interessi del cittadino».

1 comment:

Anonymous said...

La soluzione all'italiana resta e resterà quella familiar-familistica: una Moratti di qua ed una Moratti di là, un Letta di qua ed un Letta di là,...

E per noi soltanto un grandissimo vaffa...!