Pagine

Saturday, May 28, 2005

Domenica in gioco il futuro democratico dell'Europa

Il settimanale satirico francese Charlie Hebdo prende in giro il catastrofismo dei sostenitori della Carta Ue: Votate sì altrimenti distruggeremo la terra, minaccia Darth VaderNo, No, No e No... Al referendum francese. No al nuovo centralismo democratico

Oggi secondo me Notizie Radicali si è superato. I tre editoriali sono di un livello che molti quotidiani si sognano. Diretti fino all'irriverenza ma corretti, chiari, pieni di informazioni e di opinioni ben fondante, su argomenti diversi. I miei complimenti agli autori e ai responsabili della Newsletter.
Luigi Castaldi parte dalla posizione di Gianfranco Fini sui referendum per interrogarsi sulla Destra che dobbiamo attenderci dalle "svolte" di cui è capace il suo leader. Alessandro Gerardi parla del mito del petrolio, su cui si fonda ogni teoria anti-americana e anti-occidentale che si rispetti. Ma non è che questo oro del demonio ci serve un po' a tutti? Infine, Enrico Rufi, il fustigatore della cultura dominante francese. Il suo "No" alla Costituzione europea sulla quale i francesi si esprimeranno domenica è anche il "No", fermo, di JimMomo.

Preso dal referendum sulla fecondazione assistita non ho dedicato molti post sull'argomento, ma non mi sembra esagerato definire epocale questo voto. Né mi sembra esagerato ritenere che una vittoria dei "Sì" porrà una seria minaccia sul futuro democratico dell'Europa. Questo testo costituzionale, un labirinto di centinaia di pagine e di articoli, rischia di consegnare un continente di nazioni democratiche a un assolutismo burocratico e imperscrutabile svincolato da ogni controllo del cittadino. Crollata l'Unione Sovietica, l'Europa intera e riunita potrebbe cadere nelle mani di una versione soft di potere sovietico che la porterebbe al definitivo declino economico e sociale. Certo, privo di repressione poliziesca del dissenso, il dissenso verrebbe neutralizzato dalla tecnocrazia, dai poteri forti della finanza, dal progressismo, dalle burocrazie e dalla corruzione.

A differenza di Rufi, vedo proprio nell'allargamento a est (come seconda chance alla bocciatura del nuovo trattato), e nell'allargamento alla Turchia, l'unica via di salvezza e di riscatto. La ratifica della Costituzione sottoposta a referendum significherebbe il tramonto definitivo del sogno federale e democratico d'Europa concepito da Altiero Spinelli. Tutti i federalisti e gli spinelliani dovrebbero esprimersi per il "No", che riaprirebbe un dibattito a oggi quasi chiuso. Il mio è quindi un "No" europeista, assieme ai tanti anti-europeisti che non amo, nazionalisti o marxisti. I cittadini francesi dovranno vigilare, perché la loro classe politica (da Chirac a Hollande), spalleggiata dalle cancellerie europee, dietro cui ci sono interessi giganteschi che sono rimasti nell'ombra durante la campagna, ricorrerà a brogli se necessario per far vincere i "Sì".

Per William Kristol, del Weekly Standard, le speranze per una «nuova Europa» sono riposte nel voto di domenica, un nuovo momento di liberazione per gli europei. Perché qualunque sia l'esito, la reale possibilità della vittoria dei "No" rappresenta di per sé una pesante sconfitta per l'arroganza dell'establishment europeo e un'occasione per ripensare e ridiscutere il progetto UE. A mio avviso il no aprirebbe questo dibattito, mentre il sì lo chiuderebbe, con il repentino ritorno dell'arroganza delle oligarchie tecnoburocratiche che oggi dirigono il processo.
«... the prospect for a broader debate, and a chance for wider rethinking - of Europe's failing welfare states and growth-stultifying, upward-mobility-denying economies; of its failing immigration and multiculturalism policies; of its anti-Americanism and coolness to the cause of freedom and democracy around the world; of its failure to be serious about the threats confronting it and us».
«The Economist, normally pro-European and somewhat pro-establishment, has called for rejection of the constitution because "the central thrust of the document is towards more centralization,"...»
«In Europe today, there are signs of Clinton-Giuliani-Gingrich-ism in the rise of Nicolas Sarkozy in France, and of some fresh-thinking young (dare I call them) neoconservatives and neoliberals throughout Europe... This is a moment of hope - for the prospects for a strong, pro-American, pro-liberty, more or less free-market and free-trade, socially and morally reinvigorated Europe. In any case, as Le Figaro's Ivan Rioufol suggests, the referendum, whatever its outcome, has already had a "liberating effect." Rioufol explains, "It introduced freedom of speech into the French political debate. Until now, the political oligarchy and the media's politically correct group-think had silenced any critical mind... The people's revolt and their demand for 'true talk' are sweeping away the old political scene and its political correctness."»

4 comments:

Caligs said...

Da l'angolo in cui vedo, la costituzione risulta una possibilità si sviluppo, può attribuire ai paesi d'est ulteriori diritti che finora sono stati limitati da alcuni Paesi occidentali.
Per questo sono in linea con Della Vedova quando sostiene che non esiste perfetta mobilità di lavoro.

Sono d'accordo con te solo se si ipotizzasse la riscrizione della Carta Costituzionale, rendendola dinamica. In questa Europa sono poche le politiche e le istituzioni efficienti.

Anonymous said...

Hihi, nemmeno su questo siamo d'accordo :-)

harry.

Anonymous said...

Io, invece, mi auguro proprio che i francesi votino SI'. Non perché sia un ammiratore del trattato costituzionale europeo, ma perché credo che abbia ragione Timothy Garton Ash con le sue considerazioni apparse su "la Repubblica" di qualche giorno fa.
"Ho passato qualche giorno in Francia la settimana scorsa ed ho trovato una nazione in preda alla paura. Paura dell´ignoto. Paura degli stranieri. Paura del cambiamento. Paura dell´ormai proverbiale "idraulico polacco" che ti toglie il lavoro, di una Ue allargata con Parigi non più al posto di guida, di un mondo sempre più dominato dal "liberalismo anglosassone". Ma la paura è una cattiva consigliera".
Il no dei francesi, osserva Ash, ha poco a che vedere con quello dei britannici, anzi è dettato da considerazioni opposte:
"Per i britannici il trattato costituzionale porta ad un eccessivo accentramento nell´interesse di una superpotenza europea, a un´eccessiva regolamentazione, a vantaggio della cosiddetta "Europa sociale", dirigista, statalista, è in una parola, francese. Per i francesi è pericolosamente neoliberale, fautore della deregolamentazione, consente che il modello sociale europeo venga travolto dal capitalismo del libero mercato di stile anglosassone, il trattato è insomma, in una parola, britannico. Un sì alle urne, ha scritto l´illustre commentatore André Fontaine recentemente su Le Monde, consoliderebbe l´"Europa di Tony Blair".
"In realtà l´unico modo di convincere sia i francesi che i britannici a votare sì sarebbe organizzare un massiccio scambio tra i critici del trattato sulle due sponde della Manica. Le tesi contrarie sostenute dai francesi contribuirebbero a convincere i britannici che invece il trattato è una buona cosa, e viceversa".
(...)
"Questo trattato è ben lungi dall´essere il migliore, ma è quanto di buono possiamo ottenere. Se lo perdiamo, il resto del mondo da Pechino a Washington, penserà che siamo dei buffoni.
Français! Françaises! Animo! L´Europa si attende che la Francia faccia il suo dovere. Vi chiediamo di votare sì domenica, malgré tout".
Concordo.
Donatello - BlogGlob

JimMomo said...

Vedete, i francesi possono pensarla come vogliono e sicuramente diranno no per motivi opposti a quelli che avrei io. Ciò non toglie che auspico lo stop per questa Europa, così non si può andare avanti!

saluti a tutti