Il
capo divisione Tuzzi pubblica un articolo mai nato, di cui riporto due passaggi così... ma non crediate di evitare di
leggerlo tutto.
«... un certo retaggio della cultura storica e politica italiana. Per questa cultura, impastata di realismo e storicismo, bisogna esser seri: la storia non si fa con i "se" e con i "ma". Non ha senso interrogarsi su quel che sarebbe stato se non ci fosse stata la conferenza di Yalta: ciò che è stato non poteva che essere così com'è stato. Né noi saremmo qui, a parlarne, se quel che è stato non fosse stato proprio così com'è stato.
(...)
qualunque cosa avesse per la testa George Bush, che il giudizio sul suo discorso si sia mosso tra queste valutazioni, e sia apparso o velleitario e inutile o insincero, e comunque anti-storico, più che essere il segno della profonda cultura storica di certa sinistra italiana, appare il segno della sua incapacità a pensare davvero in termini di possibilità, di futuro e di libertà, come a una sinistra moderna desiderosa di cambiamenti toccherebbe invece una buona volta di fare».
Su
National Review,
Victor Davis Hanson suggerisce di andarci piano con il revisionismo sulla Seconda Guerra Mondiale. Alcuni estratti, anche stavolta, non dovrebbero indurvi a non leggere
tutto l'articolo:
«Yes, World War II started to free Eastern Europe from fascist totalitarianism, and ended up ensuring that it would be enslaved by Soviet totalitarianism. But Roosevelt and Churchill were faced with an inescapable reality in 1945 that to keep the Russians out of Eastern Europe they would have had to restart the war against their former ally that possessed it — a conflict that might well have gone nuclear in two or three years.
(...)
Whatever mistakes and lapses committed by the Allies, they pale in comparison to the savagery of the Axis or the Communists. Post-facto critics never tell us what they would have done instead — lay off the German cities and send more ground troops into a pristine Third Reich; don’t bomb, but invade, an untouched Japan in 1946; keep out of WWII entirely; or in its aftermath invade the Soviet Union?»
Una cosa è sicura. Bush la settimana scorsa non ha citato gli accordi di Yalta per suggerire - come invece molti tendono a fare - una equivalenza morale tra americani e russi che si sarebbero spartiti l'Europa il mondo dividendoli in due blocchi.
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