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Thursday, May 12, 2005

Trucchetti furbetti da preti

Gianfranco Fini voterà 3 Sì e un NoIl vostro parlare sia sì sì, no no: il di più, viene dal Maligno (Mt 5:37)

JimMomo aveva abbozzato ieri una tesi del genere. Non essendo un giurista in modo approssimativo e privo di autorevolezza in materia:
«Dunque, astenersi è lecito, anche fare campagna per il non voto è lecito (anche se andrebbe approfondito il problema di uno Stato in tutto e per tutto "straniero" che insiste sul territorio italiano e che boicotta le consultazioni elettorali...), ma rimane pur sempre un trucchetto, uno stratagemma politicante che in alcun modo si può definire missione pastorale. Inoltre, il legislatore ha inteso porre il vincolo del quorum non perché fosse un'opzione del "No" al quesito, ma proprio per evitare che una decisione popolare possa essere presa nell'indifferenza di una maggioranza. La volontà del legislatore, quindi, è di favorire la partecipazione».
Oggi su La Stampa, trovo una pezza d'appoggio nel costituzionalista Michele Ainis. Astenersi è legittimo, e dunque non è reato invitare qualcuno a non votare, ma l'astensionismo «militante» rimane una «frode alla Costituzione» e sarebbe meglio non vantarsene sbandierandolo ai quattro venti.
«I costituenti avevano previsto inizialmente la partecipazione dei due quinti degli elettori per la validità dei referendum. Successivamente questa soglia fu elevata alla metà più uno per scongiurare il rischio che una legge, magari votata a larga maggioranza dalle Camere, fosse poi bocciata da una sparuta minoranza del Paese. In origine, dunque, il quorum serviva a presidiare la serietà della prova referendaria, e a castigare altresì l'indifferenza. Serviva (serve) a rendere almeno in questo caso coercitiva la norma che prescrive il voto come "dovere civico". Serviva (serve) a neutralizzare il disinteresse verso un atto così importante qual è l'abrogazione d'una legge, e a evitare che dal disinteresse scaturisca in ultimo l'effetto abrogativo. Ma chi cavalca l'astensione è invece talmente interessato all'esito del voto da impiegare trucchi, espedienti, scorciatoie pur di raggiungere il suo scopo. Tutto l'opposto dello scenario disegnato dai costituenti.

Insomma l'astensione è un trucco, e insieme un tradimento della Carta».
Il paradosso raggiunge l'apice quando proprio con gli indifferenti, con i campioni del relativismo per i quali meglio andare al mare che accendere il cervello e riflettere su ogni scelta e valore, con quel 30/35% di astenuti cronici la Cei ha deciso di allearsi. Non ci si venga poi a raccontare di battaglie contro il relativismo. Da questa contraddizione non c'è modo di uscire. I referendum potranno non passare, ma il fronte anti-referendario in questo modo rimane, culturalmente e politicamente, minoranza nel Paese, con l'unico risultato di aver imposto un divieto truccando le carte in tavola. Missione pastorale? Difesa della vita? Suvvia, questo si chiama esercizio di potere: clericale, non mondano, mondanissimo.

Certi "Sì" pesano. Non curante, dopo le dichiarazioni di Fini, il cardinale Ruini, capofazione della Cei, si è scatenato: subito un colloquio privato con il presidente del Senato Marcello Pera.
Gaetano Rebecchini, che per oltre dieci anni ha lavorato ai rapporti tra Fini e le gerarchie ecclesiastiche, ha ricevuto telefonate da preti e vescovi, amici di vecchia data che gli chiedevano: «Come ha potuto fare una cosa del genere?». Ruini, al Senato per celebrare una messa in preparazione della Pentecoste, ha invitato senatori e dipendenti «a perseverare» nella verità: «Può essere difficile per i sacerdoti, per i professionisti o per i politici. Ma non è impossibile». Prima, nel colloquio privato con Pera, durato quaranta minuti, aveva parlato del nuovo Papa, dell'identità europea e della difesa della vita. Quindi anche del referendum che tanto tormenta la Curia e delle sofferenze provocate da certi "Sì" "nazionali".

5 comments:

Anonymous said...

Jim,
accipicchia, mi hai convinto! Se mi dici che "da questa contraddizione non c'è modo di uscire", mi metti con le spalle al muro, perbacco.
Se ti appoggi ad Ainis, poi, passo subito con te, figurati se mi faccio scappare l'occasione di riportare in auge la volontà originaria dei Costituenti!

Basta che poi non mi giri la frittata quando parliamo, ad esempio, di famiglia, eh? Perché la famiglia di fatto era un po' lontana dai pensieri dei Costituenti, me lo concederai; la famiglia omossessuale, poi...

E, se vuoi, passiamo a trovare Ainis, ci facciamo tirare fuori i trattati di diritto costituzionale degli ultimi 40 anni, i repertori di giurisprudenza coevi e facciamo un bel falò di tutto. Poi prendiamo Andreotti e lo mettiamo a fare l'oracolo, vincolato sotto giuramento a dire solo ed esclusivamente quello che pensavano i Padri Costituenti.

Chissà che da lì poi non arrivi anche un nuovo boom economico, torni in vita Domenico Modugno e Brigitte Bardot ringiovanisca.
Friedrich

P.S. Scusa se il tono è irriverente ma sto ascoltando in contemporanea Cofferati su 8,5 e mi sto divertendo troppo, non rileggo neppure...

Anonymous said...

Anch'io ho seguito (e recensito sul mio sito...) Otto e mezzo, ma spero di essere un po' piu' lucido nel commentare questo post...
Credo che "ideologizzare" l'astensione sistematica ai referendum faccia parte di quella cultura tutta italica della furbizia, del "fatta la legge, trovato l'inganno". Per questo, sono rimasto colpito (ed ho apprezzato) dalla posizione di Rosy Bindi, ieri sera a Otto e Mezzo. "Io andro' a votare, e votero' no, perche' l'astensione non ha senso ed e' una forzatura". Appunto.

Anonymous said...

E' un vero peccato non poter avere la riprova, ma potrei scommettere che se la Chiesa avesse scelto di appoggiare il NO avreste parlato di Chiesa anacronistica che fa guerre di religione e di Bindi come spada dell'Islam...

Suvvia, perché non passiamo il prossimo mese a parlare di cose più serie? L'argomento di presterebbe...
Friedrich

JimMomo said...

Non eludere il punto caro Friedrich. L'astensione è una scelta legittima, ci mancherebbe, ma è furbetta. Diciamo che è un po' come le tecniche ostruzionistiche in Parlamento.

Per stessa ammissione degli anti-referendari la campagna per l'astensione è stata scelta per far fallire i referendum e se ci fosse stata una possibilità per far vincere i No non sarebbe stata intrapresa questa strada. E' l'unico modo per salvare la legge pur sapendo di essere minoranza, a meno di non voler poi sostenere, a quorum non raggiunto, che il 50 per cento più uno degli aventi diritto che non avrà votato non lo avrà fatto per salvare la legge 40 e non perché se ne frega di votare in ogni caso. Questo stai provando a sostenere?

Vedi, credimi, a me dispiace perché così non ci "contiamo" e per me in democrazia "contarsi" è essenziale, questione di chiarezza, il sale dello "scontro" democratico.

Non solo. Mi dispiace anche perché La Chiesa quando dice astenetevi! dimostra di essere più interessata a conservare il divieto per tutti che a convincere le coscienze di pochi.

Quanto alle "crociate" l'ironia si può fare comunque sia a chi sostiene No si a chi è per l'astensione. Il punto è che questa legge è illiberale. Pazienza se ce la terremo, in Italia ce ne sono tante di leggi illiberali, questa è una.

Non è uno scandalo se vincono i No, è la democrazia, ma permettimi che far decidere una cosa che tutti riteniamo importante per un vero o per l'altro al 30/35% di elettori a cui comunque non frega niente, beh, mi girano un po' i coglioni! Scusa l'irriverenza :-))

Anonymous said...

"Se il parlamento approva una legge, è legittimo che qualcuno si chieda se la maggioranza degli italiani approva: ma la maggioranza assoluta, non una maggioranza di ventisei su cinquanta votanti. Questo mi sembra il significato della prescrizione che siano almeno cinquantuno dei cento votanti a pronunciarsi. Quindi votare contro l'abrogazione di una legge del parlamento non dovrebbe mai servire. Se si vince non cambia niente e devono essere gli altri a dimostrare che la legge in questione è inaccettabile alla maggioranza. Mi sembra che questo dovrebbe comportare la metafisica democratica".