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Tuesday, May 03, 2005

Questo blog sostiene Tony Blair/2

Due endorsement su il Riformista.
«Sorpresa: Tony Blair è di sinistra» Una sinistra «più mercato e più giustizia sociale» che ha garantito «una forte redistribuzione del reddito» grazie a «otto anni di crescita». «L'idea che Tony Blair sia un conservatore camuffato da socialista non è particolarmente originale», scrive dunque Andrea Romano, di sicuro sbagliata, aggiungo io.
«La Gran Bretagna che il Lahour aveva ereditato dal ventennio thatcheriano era un paese tanto trasformato nei suoi fondamentali economici grazie a una cura che lo aveva fatto uscire una volta per tutte dal profondo declino degli anni Settanta quanto devastato nelle istituzioni del welfare e nelle reti di coesione sociale.

Oggi la Gran Bretagna non è certo un paradiso socialista. Le differenze di reddito continuano a essere molto significative e la qualità dei servizi pubblici è in molti casi ancora sotto la media dei paesi europei più avanzati. Ma se guardiamo ad alcuni dei principali indicatori di politica sociale, il quadro complessivo del ciclo di governo neolaburista somiglia a quello di una gigantesca operazione di redistribuzione del reddito... senza proclami egualitati o aumenti della tassazione, ma attingendo alle risorse che sono state liberate in misura sempre maggiore da un ciclo di crescita economica che ha prodotto dal 2000 in avanti una crescita media del pil del 2,7%...»
Il senso profondo del New Labour.
«... è proprio la produzione di benessere attraverso il mercato a rappresentare la precondizione indispensabile di qualsiasi iniziativa pubblica volta a rendere più giusta la società britannica. Per la prima volta nella storia della sinistra britannica, mercato e giustizia sociale non sono stati tematizzati in termini di mera compatibilità ma di reciproca necessità. Da qui la visione quasi schumpeteriana con cui il governo laburista (e Gordon Brown in primo luogo) si sono fatti carico di aumentare il grado di efficienza e competitività del capitalismo britannico». Tutti i dati
Un «leader liberale» come non ce n'è nessuno, per Oscar Giannino:
«E' diventato un euroscettico, ma la colpa è nostra che non lo abbiamo aiutato. Ha spacciato con disinvoltura pillole di dossier invece che accertate verità, sulle armi di distruzione di massa in Iraq: ma la causa dell'abbattimento di Saddam resta per noi sacrosanta... Ha saputo riscrivere Dna e linguaggio del suo Labour, occupando temerariamente in forze il centro della vita politica nazionale e tenendolo a qualunque costo, a quello di sentirsi dare del traditore della sinistra dall'ala estrema del suo partito e dei sindacati, e di quello di diventare un simbolo del cinismo nello stile di governo.

Lo ha fatto ferreamente disciplinando le tattiche a una strategia di fondo: è un leader che guida il paese. non quest'ultimo a dettargli l'agenda coi sondaggi. Per questo non ha mollato sull'Iraq, e si è ripresentato malgrado la nomea di mentitore. Sono due pilastri che parlano potentemente ai leader europei affannati a rincorrere voti e identità, invece che scommesse storiche a qualunque costo». Leggi tutto

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