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Wednesday, May 25, 2005

Si scrive del caso Italia, finalmente

Dopo che per anni, inascoltati se non con Pannella in punto di morte, ne hanno parlato i radicali, il caso Italia sbarca sui quotidiani. La denuncia parte da Vincenzo Scotti, su il Riformista, e coinvolge «il declino del nostro sistema produttivo, il degrado del costume civile ed etico della nostra società, e l'involuzione del nostro sistema politico».

Alla base di tutto, una «accettata illegalità pubblica» che pratichiamo tutti, governati e governanti. Almeno finiremo nel baratro abbracciati. Assistiamo non solo alla quasi sparizione dell'idea della legge come regola «generale ed astratta» a favore di vantaggi ai singoli di ristrette corporazioni, ma anche alla diffusa violazione delle stesse norme costituzionali sulla base di stravaganti teorie sulla «Costituzione materiale». Il sistema politico, quello finanziario e industriale sono complici sull'orlo della bancarotta. Conclude Scotti:
«E non si chiami in causa la prima Repubblica, sono trascorsi più di dieci anni dalla sua fine: De Gasperi in sei anni, dal '47 al '53, con la sua coalizione cambiò il volto del paese dal punto di vista economico, sociale e politico, ribaltando l'eredità ricevuta».
L'architetto Massimiliano Fuksas, sul Sole24Ore, ha la sua teoria:
«Oggi in Italia sembra di stare in Unione sovietica alla fine dell'Urss: tutti assaltano le ultime spoglie rimaste. Politicanti e gruppi di affari, pseudo-imprenditori, immobiliaristi. Siamo alla medioevalizzazione dell'economia: si fronteggiano gruppi diversi e non c'è un potere legittimo che prevalga, capace di fare l'interesse generale... Ma Berlusconi non è l'artefice, bensì il rappresentante di questa Italia dove tutti vogliono esercitare tutti i margini possibili di potere».
Una eco di Pannella, che da tempo definisce Berlusconi solo «l'ultimo di loro». Fuksas propone la sua via d'uscita: «Vendere le idee invece che inseguire il potere».
«Creiamo piattaforme culturali, idee, scuole, ricerca che aiutino a creare le cose, a produrle, a venderle. La classe dei creativi in America è piu numerosa di quella degli operai e sta superando gli impiegati statali».

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