Pagine

Monday, May 16, 2005

L'ottimismo di Tommaso Padoa-Schioppa

Come non concordare con l'analisi del declino italiano proposta oggi da Tommaso Padoa-Schioppa sul Corriere della Sera?
«I dati sulla crescita, sulle esportazioni, sulla produttività, sulle nascite mostrano la gravità dello stallo. Forse è recessione; certo è stagnazione e declino. Come nell'immediato dopoguerra, così anche oggi c'è un Paese da ricostruire, rovinato non dalle bombe ma da prolungate omissioni, miopi populismi e familismi nell'affrontare questioni fondamentali: istruzione, innovazione, ricerca, riconoscimento del merito, legalità, manutenzione delle istituzioni, giustizia, infrastrutture pubbliche, senso dell'impresa».
Eppure c'è dell'ottimismo nella conclusione del suo editoriale.
«In cinque-dieci anni l'Italia può ricostruire il suo sistema scolastico e di ricerca, può ripristinare il rispetto e la fiducia nella legge, può migliorare le amministrazioni pubbliche, può attirare i suoi giovani scienziati e operatori economici ora all'estero, può divenire la meta ambita d'investimenti esteri. Sono tutti obiettivi interamente alla nostra portata, capaci di mobilitare le energie e la fiducia dei giovani, di restituire certezza. Nessuna maledizione storica ci perseguita. La ragione ci dice che un esito favorevole è possibile, la volontà (cattiva) lusinga la pigrizia suggerendo che sia irraggiungibile».
Possiamo condividere questo ottimismo a patto di vedere segnali di ripresa e rinsavimento innanzitutto da parte delle classi dirigenti del nostro paese. Se le politiche neo-corporativiste condotte fino a oggi da entrambi gli schieramenti politici non lasceranno il posto a politiche liberali in tutti i campi, dalle istituzioni alla giustizia, dall'economia alla società, quell'ottimismo rischia di trasformarsi in illusione. D'altronde egli stesso cita De Gasperi e Einaudi come gli artefici della prima ricostruzione.

No comments: