E rimprovera al Manifesto per il Partito democratico, nel quale al Concordato viene tributato un significativo riconoscimento: «... se si vuole abbattere i vecchi steccati e progettare il futuro, non si comprende perché il programma del partito futuro debba trasmettere alla nuova generazione l'ipoteca stipulata da Mussolini nel 1929; fatta propria da Togliatti nel 1947 con quell'articolo 7 che fu definito da Croce "un errore logico e uno scandalo giuridico"...»
Persino un teocon come Marcello Pera, forse preda di una reminiscenza "americana", in un suo intervento su il Giornale avverte che la logica concordataria «mentre abbassa lo Stato da ordinamento pienamente sovrano a semplice ordine che si compone con un altro, trasforma la Chiesa proprio in un ordine, cioè in una istituzione temporale, in un potere politico che tratta e contratta».
Tra i cattolici Vittorio Messori e il vaticanista Giancarlo Zizola, che oggi su l'Unità definisce «opportuna una fase di revisione concordataria», ritenendo che la Chiesa debba «epurare ogni residuo di temporalismo».
«L'ambito religioso e quello politico non devono sovrapporsi, perché in questo modo si mette a rischio la missione di una chiesa che deve essere prima di tutto chiesa, e non "chiesa di Stato"».Un cattolico liberale come Antonio Rosmini, ricorda Zizola, «riteneva che la chiesa non avesse bisogno di potere e privilegi, ma solo di libertà». Invece, nel ricorso a «mezzi impropri», politici e lobbistici, il vaticanista vede il segno di una crisi della Chiesa, «la difficoltà, in questo momento, di andare oltre una rimasticatura sull'etica o su paradigmi pre-scientifici... Ci si concentra in un tentativo di pressione per provare a sfondare sul piano politico, tralasciando le vie lunghe della testimonianza. È anche un indice di una difficoltà interna. Tramutare la perdita di flusso nella morale corrente, in una pressione sul pubblico, sulla politica, sugli strumenti concordatari».
Pur di «non confessare la propria diminuita capacità di testimoniare, ci si trova di fronte a questo paradosso della "ricristianizzazione" dell'Italia a forza di decreti legge».
7 comments:
bisognerebbe cacciare da tocqueville tutti i clericofascisti antiDICO
beh, forse casco nella provocazione (?) di pannelliano, però è davvero molto liberale e democratico voler cacciare tutti coloro che non la pensano come lui...
sì...e magari ci fucilate sulla piazza rossa ( o dinanzi all'ingresso della ederle... ) come nemici del popolo.
vediamo, io sono cattolico, a metà...favorevole alla liberalizzazione di tutto, dall'erba alla porchetta...favorevole al matrimonio civile tra parigenere...
contrario ai dico.
che fai...fucili/cacci pure a me???????????
FASCIOCOMUNISTAPARAPANNELLIANO!!!
praticamente...parole, parole, parole!!!
ripigliati...
ciao.
io ero tzunami...
beh, io sono per l'abolizione del concordato, però la condizione minima dovrebbe essere la restituzione dei beni confiscati alla chiesa (per esempio, tutte le chiese, una bella porzione di terre, ori e tesori ecc.)
questo dicevo per quanto riguarda la chiesa, per quanto riguarda le altre vittime della dominazione piemontese andrebbe concessa la secessione al lazio, l'umbria e le marche
Gli accordi tra stati si fanno e si disfano sulla base dei rapporti di forza...
Non credo che qualche centinaio di arlecchini armati di alabarda possano gran ché.
:-)))))
No, Astro, la secessione no! In linea di principio sarebbe anche giusto, ma perchè vuoi costringere te stesso a vivere in una Repubblica popolare e me sotto il sovrano Walter I ciarlatano?
@jim: gli accordi tra stati non mi interessano, la questione per quanto mi riguarda è tra il soggetto stato italiano e la persona giuridica "papa" in quanto possessore legittimo di beni confiscati.
risolta la questione su indicata a chi appartenga il potere temporale non mi interessa, mi interessa solo come tale potere viene esercitato.
e qui rispondo ad alega.
alega: ma infatti la strategia è far secedere il centro e poi trasferirsi in Italia dove l'armata rossa e il principe walter non danno fastidio.
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