Si riuniscono come una banda di ladroni per studiare il colpo, al riparo da orecchie indiscrete, davanti a un piatto di pastasciutta. Di finanziamento pubblico ai partiti non si discute in Parlamento, alla luce del sole e davanti agli occhi vigili dell'opinione pubblica, ma nel chiuso di un ristorante, da Fortunato al Pantheon, tra i tesorieri, tutti concordi nel far approvare un disegno di legge secondo cui i partiti potrebbero costituire «fondazioni politico-culturali».
Di per sé nulla da dire, se non che queste fondazioni potrebbero ricevere «contributi pubblici per il finanziamento di programmi culturali e di formazione». Ma non è tutto: secondo quanto prevede il ddl, infatti, potrebbero anche utilizzare dipendenti pubblici scaricando sullo Stato tutti i costi, compresi quelli previdenziali.
Personale in aspettativa di aziende private, o dipendenti «di ruolo e non di ruolo dell'amministrazione statale, di enti pubblici e società con capitale interamente o parzialmente pubblico» (cioè anche di Poste, Eni o Enel) potranno lavorare per le fondazioni dei partiti e il tempo che vi trascorreranno sarà computato «ai fini della progressione di carriera, dell'attribuzione degli aumenti periodici di stipendio e del trattamento di quiescenza e assistenza». Anche i contributi pensionistici, quindi, saranno a carico dello Stato. Le aziende private che concederanno l'aspettativa avranno «la possibilità di assumere personale sostitutivo con contratto a tempo determinato».
Insomma, dallo Stato-Partito siamo ai Partiti-Stato, ma sempre di una vera e propria forma di totalitarismo si tratta.
Chi non ne vuole sapere, e chiede di ridiscutere pubblicamente l'intero meccanismo di finanziamento ai partiti è, solitario o quasi, il radicale Maurizio Turco. E noi siamo con lui.
2 comments:
Speriamo che almeno questa la Rosa Nel Pugno non la voti. Ne dubito.
<< l'orrore >>...ripete più volte il colonnello kurtz...<< l'orrore genera orrore >>.
ciao.
io ero tzunami...
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