Perché in Italia fare il giuslavorista «è così pericoloso»? Se lo chiede Pietro Ichino, indicato dai 15 appartenenti alle Brigate Rosse arrestati ieri come obiettivo da colpire, nell'articolo di oggi sul Corriere.
«Il lavoro è materia che scotta; e lo studioso che fa bene il suo mestiere, in questo campo, è costretto troppo sovente a dire cose che urtano contro dei tabù, contro un modo fazioso e non pragmatico di affrontare le questioni, tipico del dibattito italiano su questi temi. Chi non si rassegna a omologarsi con il "pensiero corazzato" dell'un campo politico o dell'altro rischia di trovarsi isolato e schiacciato tra le opposte faziosità. Viene temuto come il demonio dalle vestali di quel "pensiero corazzato", perché il suo discorso problematico squalifica i loro slogan facili, le loro scorciatoie concettuali; quindi finiscono col demonizzarlo, nel tentativo di chiudere il dibattito prima ancora che esso si apra».
In questa risposta c'è qualcosa che stona, vediamo di capire perché. Indubbiamente siamo immersi in un contesto politico in cui le due coalizioni tendono a delegittimarsi a vicenda e, così facendo, a sorreggersi a vicenda, obbligando i propri sostenitori a digerire inadeguatezze, arretratezze culturali, e incapacità politiche dell'uno e dell'altro campo, perché ogni critica al loro interno e ogni proposta di evoluzione e riforma, presentando com'è ovvio dei rischi elettorali, è vissuta come destabilizzante se la priorità è che non vincano "i destri" o "i sinistri". Ecco, dunque, che il sistema è bloccato.
Tuttavia, il «volenteroso» Ichino, pur di conservare il suo approccio bipartisan, sembra scordare che questo quadro, seppure reale, poco ha a che fare con ciò che è accaduto in questi anni ai giuslavoristi, che non si sono affatto trovati «isolati e schiacciati tra le opposte faziosità». Il centrodestra e la parte sedicente riformista del centrosinistra li hanno stimati e si sono avvalsi del loro lavoro.
Ciò che è accaduto, invece, è che le riforme da loro elaborate e offerte al mondo della politica sono state criminalizzate dai sindacati, in modo veemente dalla Cgil, e dalla sinistra comunista e antagonista, che hanno portato in piazza milioni di persone su falsi slogan. Intimiditi, i riformisti non li hanno difesi, ma il fronte con il quale i giuslavoristi hanno a che fare è uno solo.
Ichino sembra mettere sullo stesso piano come posizioni ideologiche chi come il governo di centrodestra presentava la riforma Biagi come liberalizzazione del nostro mercato del lavoro, per renderlo «il più fluido d'Europa», e chi come l'opposizione di sinistra gridava alla «liberalizzazione selvaggia», al precariato, anzi, allo sfruttamento. Ebbene, chi se non Ichino dovrebbe essere in grado - dati alla mano - di riconoscere che era vera la prima affermazione e volutamente falsa la seconda?
Il metodo, sia della Cgil, sia della sinistra comunista, è quello della mistificazione nel merito e della demonizzazione della persona. In una parola: stalinista. Di tema in tema, di avversario in avversario, l'iter è sempre lo stesso e a forza di battere il tasto la gran cassa mediatica fa diventare quel tema un tabù e chi ne parla un nemico. La legge Biagi è stato solo l'ultimo caso. A indicare in Biagi il "traditore" - cosa che in questi giorni non si sente ricordare molto spesso - furono per primi l'ex segretario della Cgil Cofferati e, a cascata, tutti i dirigenti del Sindacato, cosicché senza aver minimamente letto una riga delle sue proposte, complice il conformismo che vige a sinistra sui temi del lavoro, la legge Biagi è divenuta «un simbolo da abbattere» e neanche gli esponenti sedicenti riformisti del centrosinistra hanno più trovato il coraggio politico di chiamarla legge Biagi, neutralizzandola in "legge 30".
E ci siamo dimenticati forse della mistificazione di cui la Cgil di Cofferati fu responsabile, complici la stampa e i partiti di sinistra, sull'articolo 18, sostenendo nella campagna referendaria che la sua abolizione rappresentava una violazione dei «diritti umani»?
Con questo non s'intende individuare «mandanti morali». E' una categoria che non esiste. Primo, perché ciascuno fa i conti con la propria coscienza. Secondo, perché dal punto di vista penale la responsabilità è solo individuale.
Tuttavia, sarebbe stupido non vedere che c'è un problema politico di cui la sinistra per prima si dovrebbe far carico. Basta leggersi i volantini di rivendicazione degli omicidi Biagi e D'Antona da parte delle Br, ma anche altri documenti, per trovarvi analisi politiche ed economiche, classiste e anti-imperialiste, del tutto affini alle posizioni di quella sinistra comunista e antagonista, parlamentare ed extra, e anche di parte dei Ds, che sostengono l'attuale Governo.
Del reato di banda armata e organizzazione eversiva, delle cosiddette «zone grigie», si occupino forze dell'ordine e magistratura, ma se l'uso della violenza è il discrimine penale, dal punto di vista politico non si può ignorare il continuum ideologico tra la Cgil, le sinistre comuniste e le Br o le altre organizzazioni insurrezionaliste. Ed è quella ideologia, ancora diffusa, che va politicamente e apertamente combattuta all'interno del dibattito pubblico - quindi senza censure e limiti alla libertà di espressione di alcuno - sia se si vuole emancipare una sinistra democratica, liberale, "di governo", dagli estremisti, sia per sconfiggere i residui del terrorismo.
Insomma, per dirla breve, non mi risulta che vi sia in attività alcuna "brigata liberista" e forse non è un caso.
Ma perché, poi, il Sindacato si oppone a qualsiasi liberalizzazione del mercato del lavoro? E' davvero convinto che ne derivi un male per i lavoratori? Oppure c'è, forse, la percezione che si tratti di una perdita netta di potere da parte del Sindacato stesso? Il Sindacato in Italia opera facendosi forte anche di fronte al governo e ai rappresentati eletti della posizione di potere e di privilegio di un monopolista. E', infatti, a dispetto del principio della libertà contrattuale, prestatore in assoluto monopolio della manodopera. Per liberalizzare sul serio il mercato del lavoro occorre quindi abolire i contratti collettivi nazionali.
10 comments:
Direi che sei stato perfetto. Direi anche che, sentendo e leggendo i commenti dei vari rappresentanti della sinistra (dai sindacati alla politica), hanno ripresentato tutte le posizioni "ambigue" che li hanno caratterizzati dagli anni '70 in poi. Non cambieranno mai...
simolatrottola
Bell'articolo. L'ultima domanda evidentemente non è retorica e la risposta è lampante. La forsennata lotta contro ogni elemento di modernizzazione e di liberalizzazione del mercato del lavoro ha un solo scopo: la difesa dell'enorme potere (anche finanziario) del sindacato. Questo potere si mantiene solo col vecchio sistema di organizzazione del mercato del lavoro.
Degli operai, come è noto lippis et tonsoribus, non gliene frega assolutamente niente.
La lira ed il potere enorme sono le chiavi per capire il perchè di tante situazioni.
speriamo che per liberalizzazioni non si intenda solo quella del mercato del lavoro.
ma tutte.
perchè da quel lato anche la destra dovrebbe fare autocritica, e forte.
altrimenti è una minchiata che aumenta troppo la distanza tra i lavoratori dipendenti e gli autonomi.
e a me di vivere come in brasile non va
Jim, analisi perfetta.
E diciamolo chiaramente che la Cgil è oggi il vero PCI di un tempo.
A proposito di riformisti intimiditi ti riferisci sicuramente al D'Alema zittito da Cofferati.
Ma è anche vero che costoro, i riformisti, hanno sempre approfittato a piene mani delle adunate oceaniche della Cgil, hanno sempre adottato il metodo della doppia verità: al convegno parlo da blairiano ed al comizio parlo da comunista...
ti ricordi di quella spiegazione incredibile che Baffino ti dette tempo fa mentre era a cena dopo un comizio?
Avremmo tutti e subito dovuto aprir bene gli occhi... anche mentre facevamo i tavoli referendari con i cigiellini che ci scrutavano con sospetto e disprezzo.
Ma in tanti, allora, abbiamo ragionato col cuore. Ed abbiamo creduto e seguito col cuore uno che, tradendo anche se stesso (forse), in testa c'aveva solo ed esclusivamente la sopravvivenza ad ogni costo della sua cosa, della cosa... pannelliana.
E ce l'ha infiocchettata con quella minchiata galattica della RnP...
Cazzo!
è cosa nota che della sinistra ( specie comunista e frattaglie varie ) ho un pessimo giudizio.
dei sindacati pure...indistintamente, con l'aggravante che "operano" al di là delle regole costituzionali.
solo che di fronte al terrorismo, ritengo che pure loro siano vittime.
certo, a qualcuno fa comodo questa sorta di paventata commistione "una e trina"...e non solo alla becera destra, che lo farebbe soltanto per sterili fini elettorali, prossimi venturi...il guaio è che ( io ritengo ) questa commistione...sempre paventata...fa comodo pure a qualcuno di sinistra, a parte della sinistra!!!
ed in questo caso...perché????????
solo questo ci tenevo a dire...oltre che chi spalleggia il terrorismo, di qualsiasi natura ed a qualsiasi titolo, mi fa schifo più di qualsiasi altra cosa al mondo.
più di ogni "ideologia" e più di qualunque "comunità intermedia".
politicizzate e/o sindacalizzate che siano, l'una e/o l'altra...
ciao.
io ero tzunami...
Come ho già scritto da Falkenberg, pare d'essere tornati al periodo della contestazione di Luciano Lama, e sono trascorsi 30 anni esatti...
Tzunami ti fa schifo chi spalleggia il terrorismo, e invece chi sostiene George Bush e l'allegra banda di invasori, stupratori di civili, massacratori di bambini? Ti Piace? Oppure ti piacciono i terroristi col turibolo, quelli che scopano i bambini nelle diocesi e impediscono agli omosex di costruirsi una vita insieme?
Mamma mia Tzunami ti darei tante di quelle sculacciate da farti gridare come un bimbetto capriccioso... e magari alla fine ti piace pure!!!
si', adriano, e il conflitto arabo-israeliano e' la root cause del global warming :D
e perché...l'invasione delle cavallette non ce la metti???
dai, adriano...ma che diamine!
puro slogan.
p.s.: di solito sono io quello che tira certe belle scoppole a mano aperta sulle chiappe, così tanto da farle diventare rosse rosse...
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