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Monday, February 12, 2007

Napolitano scivola nel revanscismo

Davvero eccessiva la reazione del presidente croato Stipe Mesic al recente discorso di Napolitano in occasione della "Giornata del Ricordo delle Foibe e dell'Esodo": si è detto «costernato» dalle parole del Presidente italiano, «nelle quali è impossibile non intravedere elementi di aperto razzismo, revisionismo storico e revanscismo politico».

Un nazionalista, Mesic, ma rileggendo bene il discorso di Napolitano comprendiamo quale possa essere stato il motivo di tale risentimento. A un certo punto Napolitano parla di un «moto di odio e di furia sanguinaria e di un disegno annessionistico slavo che prevalse nel Trattato di pace del 1947 e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica» e, poco dopo, di un'Italia «umiliata e mutilata nella sua regione orientale».

«Moto di odio», «furia sanguinaria» e «disegno annessionistico» vi furono, ma al di là del merito collegarli al Trattato di pace del '47 e definire zone che oggi appartengono alla Croazia come quella «regione orientale» di cui l'Italia è stata «mutilata» somiglia molto a voler rimettere in discussione i confini. Intendiamoci, regioni come l'Istria e la Dalmazia non possono a cuor leggero, tout cour, dirsi «italiane» o «croate», ma se oggi ufficialmente sono croate definirle italiane assume l'inequivocabile valore politico di volerne rimettere in discussione lo status e non può che dar luogo a un incidente diplomatico.

Un altro scivolone, che spiega l'accusa di «razzismo», è l'uso da parte del Presidente del termine «slavo», sicuramente inappropriato nell'individuare la responsabilità della pulizia etnica delle foibe e dell'esodo. Per evitare di pronunciare il nome dei protagonisti di quel «moto di odio», di quella «furia sanguinaria» e di quel «disegno annessionistico» - i comunisti di Tito - il Capo dello Stato ha attribuito quel disegno genericamente agli slavi (termine che indica non un popolo ma una razza), non a un'ideologia politica, il comunismo, né semmai al nazionalismo jugoslavo.

15 comments:

Anonymous said...

Uè, complimenti per editoriale ed intervista!!

Un collega! :)

JimMomo said...

Grazie!

Anonymous said...

qusta volta nonno giorgio s'è incazzato! a ragione anche se con toni inappropriati, specie in bocca ad un comunista!!!

ma la cosa sconcertante, non sono i toni con cui s'è espresso nonno giorgio...perché di gravi, semmai, ci sono le ( volute? ) omissioni che si reca dietro.

preciso: a ragione...ma non nel senso di rivendicazioni territoriali. se ciò fosse vero, allora, paradossalmente avrebbero ragione i leghisti...quando parlano di territori della serenissima!

solo veemente didascalia storica ha fatto nonno giorgio, a memento di croati e quant'altro, gli slavi tutti se si vuole...giusto per ricordargli che la pulizia etnica, in quella terra, è sempre stata di gran moda!

ha detto cose "vere", dunque.

però con omissioni...gravi...anche loro con un senso "storico"...ad esempio quando dimentica di dire...magari con altrettanta appropriata veemenza...che l'umiliazione per l'italia, in quel caso, fu duplice.

territori e assassini illirici a parte...la seconda umiliazione per l'italia partì proprio dal nostro stesso interno...quando agli italiani tutti...divenuti di colpo, antifascisti e...per questo liberi...quell'esodo di massa apparve - inesorabile - come la prova concreta che la guerra era stata persa veramente!!!

altro che le chiacchiere dei vincitori di ritorno, già "resistenti" per caso.

senza contare che gli stessi esuli istriani...arrivarono a fiotti in una italia che non aveva nemmeno il pane per i poveri presenti.

figuriamoci per i poveri novelli.

morale?

nonno giorgio doveva farsi preparare un discorsetto pure per gli italiani...


ciao.


io ero tzunami...

Anonymous said...

Sono perfettamente d'accordo con la tua analisi e la tua critica.

E' già accaduto ad ex comunisti, nella disperata ed angosciosa ricerca di dimostrare di non esserlo più, di dire o fare cose davvero inopportune.

Anche perchè rimane il vezzo, in luogo dell'autocritica aperta, di evitare riferimenti agli errori e crimini del comunismo.

E con quel vezzo fanno danni.

Questo è un danno non da poco.

Anche perchè la nostra ovazione (dalla quale solo in pochi prendiamo le distanze) appesantisce vieppiù il tutto.

Ciao.

Anonymous said...

Scusa Jim, ma non ci siamo proprio per niente. Il relativismo sulla geografia politica delle provincie illiriche ci sta finché vuoi, se ne può parlare, ma dire che l'Istria e la Dalmazia non si possono definire tout-court "italiane" o "slave" è un falso storico. Attualmente è vero che quelle terre non si possono più definire italiane, perché sono state slavizzate a forza dall'8 settembre in avanti.
Ma la storia dice che l'Istria ha avuto una continuità territoriale e culturale con la penisola italica lunga quasi duemila anni, mentre per la Dalmazia vi fu - nello stesso arco di tempo - una linea di frattura tra fasce costiere ("italiane" nel senso che illustro brevemente oltre) e entroterra (slavo, ma solo dal XII-XIII sec. in avanti).
Senza fartela troppo lunga, anche se la storia delle implementazioni annessionistiche che hanno coinvolto i confini orientali restituiscono un crocevia di molte sovranità in lotta tra loro, il fatto che gli abitanti di quei territori abbiano mantenuto una precisa identità culturale per tutto quel tempo testimonia di una verità che precede le convenzioni politiche. Le genti giuliano-istriano-dalmate-fiumane, dopo Roma e i cosiddetti secoli bui, hanno felicemente aderito alla Serenissima per cinquecento anni, fino alla caduta di Venezia nel 1797. Prima dell'annessione da parte jugoslava, avevano accanitamente difeso l'appartenenza culturale che più aveva dato loro in termini di libertà, sviluppo e incentivo all'intrapresa. E' questo che vorrei fosse chiaro: qui non si vuole parlare di riaprire dispute revansciste, ma di restituire interi popoli alla territorialità più libera e democratica possibile, o quantomeno di fare giustizia alla memoria dei 600000 caduti, poco più che ragazzini, che combatterono gli austriaci per ricomporre definitivamente i nostri confini orientali.
L'enorme guaio che scontiamo ancora oggi è aver voluto equivocare l'"italianità" come una denominazione nazionale (non lo è mai stata), anziché come un ceppo culturale molto composito, di cui anche le tre Venezie fanno parte (sia pure a livello periferico e un po' castigato dalle datazioni storiografiche salienti).
Infine, una piccola ripresa terminologica: meglio non definire gli slavi "razza", ché altrimenti si cade nello stesso errore contestato a Napolitano. Sono casomai una etnia; te lo dice uno che viene sempre preso per russo, forse perché nato laddove un bel po' di "meticciato" si fa da millenni... :-)

JimMomo said...

Ismael sull'"italianità" o meno di Istra e Dalmazia si potrebbe discutere a lungo. Rimane il fatto che Napolitano ha fatto una gaffe.

Se non stava rivendicando quelle regioni ha fatto un errore diplomatico. A prescindere dal dato geografico o etnico, cosa dovrebbero rispondere Napolitano o D'Alema se il presidente austriaco dicesse nei confronti dell'Alto Adige "le nostre regioni meridionali di cui siamo stati mutilati". Non ti suonerebbe come un discorso irredentista?

Se davvero vogliamo porre il problema dello status di Istria e Dalmazia io potrei anche esser d'accordo, ma non credo che qualcuno ci pensi minimamente. Dunque, meglio evitare certe espressioni da parte delle cariche dello stato. Poi gli storici saranno liberi di fare tutti gli studi che vogliono.

Usare il termine "slavo" è razzista
Un po' come se Mesic avesse risposto a Napolitano: "E qual è il disegno di voi latini?"

JimMomo said...

P.S. il tutto, poi, perché Napolitano nell'autocritica lodata da tutti non ha pronunciato una sola volta la parola "comunismo/comunisti". Strano che nessuno se ne sia accorto. Certo, eliminando quel piccolo particolare diventa difficile fare un discorso che regga dal punto di vista storico.

Anonymous said...

Hi!

Is there someone here to disscous this issue in english...I don't speek Italian.

JimMomo said...

Hi, post your opinion!

Anonymous said...

Il trattato di pace di Parigi fu firmato il 10 febbraio 1947 e divise il territorio libero di Trieste in zona A e zona B. Poi, però, il 15 dicembre le truppe americane si ritirarono da quei territori e, la notte stessa, Tito fece avanzare le sue truppe sottraendo una parte di territorio italiano.
Credo, dunque, che Napolitano faccia bene a parlare di disegno annessionistico. E, in quel momento, Tito rappresentava tutte le popolazioni slave dei Balcani, poichè la Jugoslavia era uno stato unitario dalla firma del patto di Corfù del 1917.

Anonymous said...

Well...
What I wanted to say is that there is a reasonable amount of stupidity from both sides (namely Italian and my Croatian).
Basic thing is that politicians are not the ones that should be in any way involved in determination of historical facts. When politicians are using history in their speeches they are doing that either for gaining publicity or them try to project their intentions or future political aims.
If some things from the past are still open and should be looked over again there are institutions under European union that should be noticed on that matter. The publical statements in figure of different kind of speech and opposite contra reactions do not help in resolving any issues in any way.

JimMomo said...

But president Napolitano used history in his speech neither for gaining publicity nor for disputing treaty of peace. Simply confusion in effort to avoid the term "communist" as responsabile of ethnic cleansing.

"The publical statements in figure of different kind of speech and opposite contra reactions do not help in resolving any issues in any way."

I completely agree.

Anonymous said...

JimMomo,

Hm, if I understood correctly you are trying to tell me that Napolitano, in order to avoid term communist (why is he avoiding it anyway?) preferred terms "Slavic bloodlust anexionists pretensions" (I am quoting him)????
The problem in that statement, as I see it, is in call over nations (rather than ideologies), and using pretty harsh words in it which can lead to stereotipisation, rather than calling upon nations and ideologies that lead them to that war crimes. Imagine that our president gives speech about "Romanic bloodlust anexionists pretensions" that did war crimes during II world war in territory of Istria...you think that Italian public wouldn't react to that? (and it would have every right to react to such statement)
Napolitano also mentioned that these "Slavic bloodlust anexionists pretensions" overweighed in Paris peace treaty in 1947. which lead to contours of ethnic cleansing. As I understand peace treaty lead only to division of territory (historians can argue about reasons of that division and shapes but that is history now, and it should remain that) and not to crimes that Yugoslavian partisan army committed.
So my question is why is he mentioning peace treaty in that context?

JimMomo said...

It's exactly what I mean with this post.

Anonymous said...

<< Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una "pulizia etnica" >>.

firmato, giorgio napolitano, già nonno ( comunista ) e presidente della repubblica italiana, anno domini 2007. roma.

<< ma in verità più che il testo del trattato, ci preoccupa lo spirito: esso si rivela subito dal preambolo >>.

firmato, alcide de gasperi, de cuius, anno domini 1947. parigi.

solo per far sapere all'interlocutore che si esprime in inglese...che quelle...sono cose vere.

il trattato del 47 era ed è ( la mia è solo una constatazione, una presa d'atto, nessuna rivendicazione di sorta... ) una cagata pazzesca...tipo la potemkin di fantozziana memoria.

sulla furia sanguinaria et pulizia etnica, beh, tralascio ogni approfondimento e rimando il signore "inglese" alla visione...non dei nostri documenti storici in audiovisivo...bastano quelli di qualsiasi archivio "slavo".

forse ce ne è traccia pure lì.

altrimenti...si può sempre comprare una parabola o venire - di persona - in italia per conoscere meglio.

quanto al << disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947 >>...beh, c'è da dire che nella realtà delle cose ( camera-fabietti a parte ), le mire espansionistiche titine guardavano fino a parte del trentino e del veneto!

in funzione di questo, nel famoso trattato di cui so sparla, tramite i calci tirati negli zebedei dell'italia - le famose "umiliazioni" subite - fu dato un graaaaaaaande contentino al compagno tito.

da tutti quanti.

dagli alleati, che in quel particolare momento storico, avendo tito "rotto" i rapporti con l'urss, colsero al balzo l'occasione per mettere i bastoni nelle ruote dell'orso russo...chiudendo un occhio, anzi due...l'uno sull'eccidio di massa che era in atto...chiamatelo se volete...pulizia etnica, l'altro sulla spartizione territoriale perpetrata a danno dell'italia.

il contentino fu ben visto pure dai comunisti italiani...che cosi...glielo avrebbero fatto vedere loro, agli zozzi italiani che avevano osato essere stati...fascisti ( cioè, tutti gli italiani, praticamente una nazione intera!!! )...glielo avrebbero fatto vedere loro il paradiso ( nazional? ) socialista di stampo titino.

altro che cazzi, giovane...


ciao.

io ero tzunami...