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Thursday, June 07, 2007

Democrazia è sicurezza

Interessante articolo di Christian Rocca, qualche giorno fa su Il Foglio, sul libro "The End of Alliances – La fine delle alleanze", di Rajan Menon, professore di Relazioni internazionali e studioso della New America Foundation.

Entro il 2020, sostiene, scompariranno le alleanze militari americane. Divenute «irrilevanti rispetto alle sfide» di oggi, «si stanno lentamente dissolvendo». Chiuderanno la Nato e i patti con Giappone e Corea del Sud.

Tuttavia, ciò «non comporterà il disinteresse americano dagli affari del mondo». Già oggi le alleanze militari della Guerra Fredda sono seriamente d'ostacolo, perché «inibiscono pensieri strategici alternativi in America e rendono immaturi i nostri partner che vivono sotto l'ombra americana». Quindi dalle alleanze ("alliances") si passerà agli schieramenti ("alignments"), «un modo meno rigido e più limitato di interpretare i rapporti con i paesi amici e di confrontarsi con i nemici».

«Quando le circostanze che hanno creato un'alleanza svaniscono, gli obiettivi pratici condivisi cominciano a dissolversi in modo lento ma risoluto». Perché «il requisito fondamentale di un'alleanza, specialmente di un'alleanza militare, è quello per cui i paesi membri devono essere d'accordo che ci sia un pericolo comune, chiaro e attuale». E oggi, sul terrorismo o sulla Cina, questo accordo non c'è più.

La Nato e le altre alleanze militari che legano gli Stati Uniti ai paesi amici sono certamente dei residuati della Guerra Fredda, inadeguati - per strutture e mancanza di accordo su nuovi obiettivi condivisi - ad affrontare le sfide del presente. In questo gli argomenti di Menon sono più che fondati. E probabilmente l'idea classica di alleanza militare è, come dice, ormai sorpassata, troppo rigida e limitata.

Tuttavia, continuiamo a sostenere l'idea di una alleanza delle democrazie, un'organizzazione con un proprio braccio militare, sulla base della convinzione che le democrazie possano riconoscersi in pericoli comuni, chiari e attuali, e in un obiettivo condiviso per la propria sicurezza a lungo termine: espandere la democrazia. Certo, non principalmente con l'uso della forza.

Non so dire quanto tempo ci vorrà perché un numero sufficiente di paesi democratici, e soprattutto le leadership dei paesi europei, se ne convincano, riconoscendo lo stretto legame che c'è tra democrazia e sicurezza. Intanto, "democrazia e sicurezza" s'intitolava la conferenza di qualche giorno fa, a Praga, alla quale è intervenuto il presidente Bush, ribadendo alla presenza di dissidenti di più parti del mondo il concetto guida della sua politica estera: «... espandere la libertà non è solo un imperativo morale, ma è il solo modo realistico di proteggere i nostri popoli nel lungo periodo».

Se le maggiori minacce alla nostra sicurezza giungono là dove per un motivo o per un altro non c'è democrazia, non c'è libertà e non si rispettano i diritti umani, e se ha una validità la teoria della "pace democratica", allora sarà possibile trovare un nuovo comune denominatore per un'alleanza, certo non più solo e non prevalentemente militare, tra le nazioni democratiche, strutturata magari a livello regionale.

1 comment:

Anonymous said...

Rocca in genere ci prende.

Chissà se pure su Fred Thompson...