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Sunday, June 19, 2005

Che fare? Cronache dall'Ergife/3. Il moderato

Il "che fare" non si è trasformato in "oddio, che abbiamo fatto". I radicali non sono quelli a cui tremano i polsi quando si ritrovano in minoranza, soprattutto con una minoranza di milioni di italiani. Le abiure non aveva senso chiederle, e chi si scandalizza perché in questi tre giorni non ne ha sentite lo fa in modo strumentale, perché in democrazia trovarsi in minoranza non vuol dire aver torto, o che la maggioranza possiede la Verità, altrimenti non avrebbe senso concedere alla minoranza la possibilità teorica e pratica di divenire maggioranza.

Dunque, non si accettano prediche ipocrite. Capire la sconfitta, ma soprattutto ritrovarsi subito. Le riflessioni continueranno in altre sedi.

L'assemblea stamani si è movimentata con gli interventi ben coordinati di Marco Taradash e Benedetto Della Vedova. Quest'ultimo si è presentato con l'intervento di un Rutelli qualsiasi. Non è una battuta quella di Pannella:
«Stai attento: a lungo ritenevi proponibile un'alleanza con il centrodestra e in alcuni momenti era proponibile e non l'hai proposta, forse sbagliando, attento a non commettere lo stesso errore... Ci ha detto Benedetto, "io ero contro l'avventura referendaria". E' quello che Rutelli da un mese rimprovera ai Ds, di essersi fatti trascinare nell'impresa referendaria; "non si deve essere malamente anticlericale", posizione che da Prodi a Rutelli riunisce gran parte della classe dirigente e crea problemi ai Ds nelle scelte politiche che deve compiere. Non siete cattolico-liberali, rischiate di fare i clerico-moderati, e il clerico-moderato è sempre immoderato. Il cattolico liberale accetta la scomunica sua e di tutti i suoi, come i rosminiani e altri.
(...)
Stai attento: se tu credi che il referendum non si doveva fare, che non si può, se non alla stalinista, dire "i cattolici" e "la gerarchia ecclesiastica", se credi che tutto questo è eccessivo, è la linea piena, totale, della Margherita di Francesco... La strategia di Francesco è questa: di dimostrare che nel mondo cattolico, nel mondo laico, a parte l'aiuto del demaistreismo di Ferrara, c'è il potere assorbire la critica laica».
Della Vedova è disturbato, a livello del gusto, dal vedere invocare il codice penale contro i preti? Pannella richiama le sue battaglie per la legalità costituzionale. Ammessa, ma nient'affatto concessa (anzi) la sua "distanza" dal clero, è indiscutibile la sua distanza dai giudici della Corte costituzionale, definiti più volte golpisti. Eppure ciò non gli ha impedito di lottare con lo sciopero della sete per il plenum della Corte. Si è chiesto Pannella: «Se c'è un reato collettivo un liberale che fa? Si cala le braghe in nome della tolleranza?».

Pannella ha respinto la critica di Della Vedova: per primi stiamo dalla parte del cattolico, quello che ci racconta il sensus fidelium, quello dello «scisma sommerso». Altra cosa sono le gerarchie ecclesiastiche, la Chiesa-apparato, la Chiesa-partito. Se ha scelto di essere un partito importante, sarà pure consentito di giudicarlo per la qualità delle legislazioni che esprime, o no?

E ha concluso rivolgendosi a Della Vedova:
«Per il resto, c'è la Margherita, c'è il calcolo ufficiale di Franceso di dimostrare al resto della sinistra che la Margherita più dell'Udc e tutta della destra può garantire al Vaticano una onesta gestione cattolica dei cattolici e un onesto rispetto dei "laici" non "laicisti", che da "laici" non "laicisti" sentiranno l'urgenza di approfittare di questa loro ricchezza di essere "laico" e non "laicista" per essere ministri e sottosegretari e gestire la cosa pubblica».
Né un'anatema né una chiusura identitaria, anzi si tratta di non liquidare una posizione perché internamente minoritaria, ma farne argomento di dibattito: «Vivono solo quelle storie che crescono e si trasformano», riconosce Pannella. L'alleanza con il centrodestra, per la quale Della Vedova propende da anni, è scelta proponibile e realizzabile per i radicali, ma non nei termini in cui insiste a proporla Della Vedova: cioè completamente scollegata da qualsiasi obiettivo e lotta politica, ma vissuta come mero ri-posizionamento. Infatti, mentre i valori politici sono individuati come tali, l'obiettivo politico può unire nella congiuntura persone di diversi orientamenti che ritengono compatibile accettare quell'obiettivo.

Si è chiesta Emma Bonino: ma Della Vedova non si batteva contro i sindacati, riconoscendo in essi un blocco sociale conservatore, e reazionario, in opposizione alla crescita del paese? Perché ha così difficoltà a riconoscere nella Chiesa-apparato un blocco anch'esso conservatore e reazionario nel momento in cui sceglie di agire come forza di controllo sociale?

Parafrasando Tocqueville: i radicali combattono la Chiesa come nemico politico e non come avversario religioso, contrastano l'opinione di un partito non una erronea credenza; e nel clero combattono assai più l'amico del potere che non il rappresentante di Dio. «In Europa il cristianesimo ha permesso che lo si unisse intimamente alle potenze terrene». La forma giuridica più emblematica che tale commistione ha assunto è rappresentata dai regimi concordatari. E il cattolico liberale Tocqueville avverte che i cittadini, «in assenza di un'autorità religiosa credibile e non compromessa con i poteri terreni, sono pronti a sottomettersi ad un padrone che assicuri loro almeno l'ordine materiale».

8 comments:

Anonymous said...

Mi capita rarissimamente di dissentire in toto da qualcosa scritto da te.
E' quindi cosa fisiologica e salutare che una volta su mille quest'eccezione si verifichi.
Ho ascoltato tutto quello che ho potuto, via radio e via internet.
Finito di ascoltare, non mi resta che constatare che l'obiezione di Benedetto sul "codice penale contro i preti" era anche troppo blanda, poiché quella simpatica trovata, suggerita assai sbrigativamente da Ainis, in giuridicamente era una patacca che sarebbe stato meglio lasciar perdere alla svelta. Se poi la risposta dev'essere quella data dal DiRettore Bordin (lunga vita al) al Comitato, cioé che in effetti giuridicamente si trattava sì di una forzatura ma, perdio e perlamadonna, qualche cosa contro il controllo sociale die parroci bisognava pur fare (insomma, della serie "tutto fa brodo"!), mi si conferma la desolante sensazione di una gestione pasticciata, grossolana e controproducente di questa nouvellla vague anticlericale.
Altrettanto fuori luogo mi sembra questa insistente, reiterata accusa di rutellismo. Rutelli ha esplicitamente fatto propria la posizione di Ferrara. Benedetto mi risulta sia sempre stato d'accordo nel merito (mi pare di ricordare un suo intervento anni fa, prima della legge 40, in cui proponeva una campagna per un'unica proposta di legge di inizativa popolare per garantire la libertà di ricerca scientifica), ed abbia dissentito sul metodo, cioé sull'impiego dello strumento referendario. Non mi pare che l'esito gli abbia dato del tutto torto.
L'impressione che si è avuta è di una ingiusta "ansia" di liquidare come vuota e arrendevole una critica tutt'altro che lunare. Ma tolta quella critica, cosa rimane?

salvio said...

D'accordo con ale_tap e in disaccordo con JimMomo. Il tiro a freccette contro Della Vedova non mi convince affatto. Troppo semplice liquidare Benedetto in questo modo. Lo scrivo anche sul mio blog:

http://salvio.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=556864

Ciao
Salvio

Anonymous said...

Caro Jim Momo, intervengo solo su un punto, quello di mia pertinenza. Il resto, lo lascio alla vostra discussione interna, con tanto di scomuniche di Pannella contro il dissenso.
Da tempo parli di "scisma sommerso". La Chiesa, che è sempre stata plurale, mai come in questo periodo si è trovata su posizioni unitarie. Dall'elezione-lampo di Benedetto XVI alle vicende referendarie. Davvero, a parte casi isolati, mai come in questa battaglia (proprio perché non politico-partitica, ma perché etica) la Chiesa s'è ritrovata su posizioni così unitarie. A parte qualche dossettiano (che però, come la Bindi, ha dissentito nel metodo ma non nel merito) e singoli gruppi da sempre in dissenso su tutto, credo che difficilmente su altre battaglie si troverà la convergenza di CL, Acli, focolarini, AC, e tutte le organizzazioni dalle più diverse anime.

Secondo Pannella chi ha combattuto la battaglia dei radicali è un cattolico-liberale, chi si è astenuto no. Dunque sarebbero cattolici liberali quelli di Adista (che tu hai più volte citato), solitamente posizionati sul fronte della teologia della liberazione, mentre sarebbero cattolici reazionari Cossiga o Tabacci.

A me invece sembra che ci sia stato uno scisma palese, non sommerso, nel mondo laico. E ciò va al di là del risultato elettorale (che lo conferma). Larghi settori del mondo della scienza, del mondo della cultura, esponenti di quei gruppi che, contro la Chiesa, hanno combattuto le battaglie radicali negli anni settanta e oggi si sono trovati accanto ai cattolici pur senza sentirsi convertiti religiosamente. Credo che dobbiate fare i conti con loro, oppure vi resterà lo splendido isolamento sulla torricella di Eugenio Scalfari, che schifa il mondo per gloriare se stesso. E, sempre meno numerosi, i radicali continueranno a usare parole d'ordine contro "i clericali" (in difesa della "vera religione", of course), magari fruendo di qualche editoriale su Repubblica, ma scindendosi sempre più da quella fetta di mondo laico che ha cominciato a combattere battaglie diverse. Magari sentendosi accusare di tradimento, come Della Vedova.

Ciao,

harry

JimMomo said...

Ragazzi, sarebbe molto utile discuterne, ma ora non ho molto tempo. E sarebbe ottimale farlo a voce, ma non credo che sarà possibile.
Però vi rimando a questo articolo, perché parte tutto da questi fatti e considerazioni:
http://jimmomo.blogspot.com/2005/01/pannella-vuole-laccordo-serio.html

JimMomo said...

Per Harry: UH, che confusione
:-))

Su Scalfari sono d'accordo: leggerlo, non inseguirlo nella torre d'Avorio (epperò Pannella è sempre convinto della P3, della P-Scalfari).

"Scisma sommerso" l'ho citato sempre fra virgolette, qualcosa vorrà pur dire, e non nel senso in cui l'hai interpretato tu. Ma su questo mantengo per ora il riserbo.

Quelli di Adista sono no global, punto.

Accuse di "tradimento" non ce ne sono. C'è un dibattito che poteva essere liquidato e che invece è stato valorizzato eccome. Ma a chi non segue non attribuisco "colpe".

Anonymous said...

Ok, se allora convieni con me che quelli di Adista non sono cattolici liberali, dove sarebbero i cattolici liberali che vi hanno sostenuto, a parte qualche cristiano-sociale dei DS (che però escludo vogliano l'etichetta di cattolici liberali)? E perché chi fino a ieri era considerato un cattolico liberale è diventato un reazionario clericale per aver appoggiato la linera delal Cei? Una ragione ci sarà, no? Forse è sbagliato l'assunto che è alla base del ragionamento pannelliano (cioè che "legge 40 è illiberale"), ma escludo che da questo dogma si receda.

Non ho seguito il dibattito in toto, ma se le parole di Pannella che invita Della Vedova ad andarsene sono vere, questa è repressione del dissenso...

Attendo invece con ansia ciò su cui mantieni il riserbo :-)

Ciao ;-)

e.

Anonymous said...

Ooooops,

h. non e. :-)

JimMomo said...

Nessuno ha mai detto che quelli di Adista sono "liberali".

Io combatto la legge 40 perché è illiberale, il fatto che Bertinotti anche sia contro la legge 40 non fa di lui un liberale. Tu la difendi quella legge, ma la difende anche Forza Nuova, e non credo che siano liberali.

"Se le parole di Pannella che invita Della Vedova ad andarsene sono vere"
Ti prego, vi prego tutti, di non usare per i radicali l'idea tipicamente italiana che abbiamo di "partito". Nessuno vuole cacciare nessuno, Pannella ha solo evidenziato l'estrema debolezza della posizione di Della Vedova. Se vi andate a sentire gli interventi trovate semplicemente il dibattito che tutti si aspettavano e che poi ha fatto comodo a molti dire che non c'era stato.