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Thursday, June 02, 2005

Il "No" più importante

Quello degli olandesi era il "no" più importante, almeno per la mia analisi. Priva di Bové e Le Pen, di destre nazionaliste e xenofobe, o estreme sinistre anti-capitaliste e anti-global (i piccoli partiti per il "no" non spiegano il 62%), l'Olanda è quasi per natura liberale ed europeista. Dunque, il no olandese in nessun modo può essere rappresentato come un no anti-liberale, come per lo più è stato quello francese, ma come un "no" liberale a un'Europa che liberale e democratica non è affatto, con il suo Trattato spacciato niente meno per "La Costituzione".

Ora questi "no" offrono un'occasione: riaprire un dibattito chiuso anzitempo da elites tecnocratiche e direttori su come realizzare, su quale visione, l'Europa politica. Anni fa alle ipotesi inter-governativa e della Commissione si opponeva quella federalista, che però fu resa clandestina dai potentati di Bruxelles e di varie cancellerie (Roma compresa). Oggi l'ipotesi inter-governativa, come pure quella che si basa sul potere della Commissione, falliscono miseramente. Sembrerebbe naturale riaprire quel dibattito, riprendere l'ipotesi federalista, ma incredibilmente editoriali e tv non ne parlano affatto, come se la soluzione potesse passare di nuovo per le ricette e i leader che hanno già fallito.

L'argomento per escludere quell'ipotesi fu che i cittadini europei vivevano con ansie e timori la cessione di sovranità nazionale, non erano pronti, e non avrebbero accettato uno stato federale. Ansie e timori sono concreti, ma il loro superamento passa per "più Europa", non per "meno Europa". Più Europa, a patto di restituirla al controllo pieno dei cittadini: democratica, liberale, federale, gli Stati Uniti d'Europa.

Intanto la reazione si muove. Chirac si precipita dal suo amico di tanti fallimenti Schroeder in cerca di toppe utili, e toccherà tenere gli occhi ben aperti, perché questi due sono capaci di tutto.

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