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Friday, June 03, 2005

Libertà d'espressione per suore e parroci

La vignetta di Vincino: il parroco s'è distratto, presto, di corsa a votareLa libertà di chi è in pericolo?

Potrà essere suggestivo richiamare la libertà d'espressione, il Primo Emendamento, ma c'entrano, semmai, nel senso esattamente opposto a quello per cui sono invocati. Non a difendere la campagna astensionista della Cei, ma a denunciare il clima di intimidazione calato su preti, suore, parroci, fedeli che magari vorrebbero recarsi a votare il 12 e il 13 giugno. Denunciare (a norma dell'art. 98 Dpr 361 30 marzo '57) quando un'"indicazione" di voto o di non voto diviene ricatto e "coercizione", seppure non fisica (ci auguriamo), vuol dire proteggere per tutti, nessuno escluso, la libertà di esprimere il proprio voto senza condizionamenti sociali o economici. E vuol dire difendere il diritto di voto prima di tutto di preti, suore, parroci, i cui stipendi e le cui pensioni sono nelle mani delle gerarchie ecclesiastiche che oggi "indicano" nell'astensione il comportamento canonicamente corretto.

Il problema non sorge indicando di votare "sì" o "no". In tal caso la libertà di qualsiasi scelta viene garantita dalla segretezza dell'urna. Un piccolo problemino sorge invece quando si determinano entrambe le seguenti due condizioni: quando la scelta di preti, suore, parroci, ma anche di comuni cittadini, si presta a essere rintracciata, monitorata, controllata; e quando siamo in presenza di un ricatto: indurre qualcuno all'astensione con la minaccia che il semplice andare a votare lo esporrebbe a subire un "danno", sia questo fisico, materiale, o spirituale.

La prima condizione, che riguarda in sostanza il principio della segretezza del voto, si realizza qualora il mio andare a votare, a prescindere da "come" abbia votato, fosse presentato come sostegno a una delle posizioni concorrenti nella consultazione elettorale, e qualora fosse bollato come peccato. Se ho votato "sì" oppure "no", non lo saprà mai nessuno; ma se sono andato o no a votare, chiunque può venirlo a sapere. Siamo in presenza della seconda condizione qualora si concretizzi il ricatto. Quale sarebbe il danno "minacciato" a cui mi espongo recandomi alle urne il 12 e il 13 giugno? Nel caso dei religiosi dissenzienti il danno implicito è molto concreto: rischiano di esser sbattuti ai confini, di veder decurtati stipendi e pensioni. Per i credenti laici il ricatto è spirituale, nella misura in cui il recarsi alle urne è comunque un peccato per cui provare colpa. Dunque, bisogna andare a votare di nascosto come suggerisce la vignetta di Vincino oggi su Il Foglio? A questo siamo ridotti?

Chiaramente la posizione espressa dal presidente del Senato Marcello Pera in quanto investito di pubblico potere non rientra nei casi sanzionabili a norma dell'art. '98. Altra questione sono le eventuali iniziative e pressioni messe in atto dalla Cei e da singoli ministri di culto nell'esercizio delle loro funzioni, sempre a patto che si sia in presenza delle due condizioni sopra citate. Nessuno dunque sostiene che il Papa debba tacere, né che la Cei non debba orientare le coscienze, indicare la verità, difendere la legge, chiamatelo come volete. Il punto è che purtroppo, dico davvero purtroppo, a causa del concordato, i ministri di culto sono investiti di un'autorità pubblica. Per cui hanno ovviamente tutto il diritto a esprimere il loro pensiero liberamente, a fare campagne elettorali, ma per il ruolo che ricoprono, e sicuramente nell'esercizio delle loro funzioni, non possono "indurre" all'astensione, o meglio, non possono farlo sostenendo che disobbedire a tale indicazione equivale a commettere un peccato per il quale ci si dovrebbe sentire in colpa.

Non si tratta di libertà di pensiero, ma di un "abuso di potere". Vediamo perché. Accetteremmo le pressioni di un datore di lavoro che ci "indichi" per chi o cosa votare? O quelle di un prof. universitario durante un esame? O del vostro sergente se foste soldati? Suvvia, so bene che vi ribellereste, tutti ci ribelleremmo, perché in quelle pressioni non possiamo riscontrare alcuna libertà d'espressione, quanto, semmai, un ricatto implicito, l'eventualità concreta che a seguito di una nostra scelta elettorale non protetta dalla segretezza dell'urna (il mero presentarsi al seggio) ci verrebbe comminata una "sanzione". E il peccato, la colpa, sono le "sanzioni spirituali" previste per aver disobbedito alle indicazioni di Ruini.

Ebbene, ai ministri di culto è affidato - per chi crede - un bene ben più prezioso di un esame o di uno stipendio: la salvezza dell'anima. E anche solo implicitamente far passare come peccato il solo andare a votare non è accettabile in uno stato laico che dovrebbe difendere la libertà di voto dei cittadini da ogni ricatto e coercizione, fisica o immateriale. Ho cercato di spiegarlo anche qui, ma ho ricevuto poche attenzioni.

Credete che la democrazia sarà mai possibile in Iran se ai mullah venisse consentito di "indurre" i fedeli all'astensione attraverso un ricatto che si facesse forte della loro religiosità, che si reggesse letteralmente sulla loro "buona fede"? Dovremmo avere fresca memoria degli "appelli" a disertare le urne impartiti alla popolazione irachena, specie di etnia sunnita.

Credete davvero che la gerarchia ecclesiastica non stia esercitando alcuna pressione su preti, suore, parroci? Gli esempi sono molteplici, non ultimo il caso di Don Andrea Gallo.
«Non ho mai detto di votare sì o no al referendum, ma dico che bisogna andare a votare e lo faro' anche contro un ordine scritto dell'Arcivescovo». E' la risposta del sacerdote genovese Andrea Gallo alla lettera dell'Arcidiocesi di Genova che gli chiede di smentire affermazioni attribuitegli dalla stampa sul suo invito ad andare a votare al referendum sulla procreazione assistita per non incorrere in provvedimenti canonici.
Fonte: Adnkronos
Avete mai riflettuto sull'effetto controllo sociale che deriva da una simile politicizzazione dell'astensione? Pensate che nei piccoli paesi, con uno-due-tre seggi, sia rispettato il principio della segretezza del voto con una campagna pressante del parroco a un'astensione politica, che mette il votare "no" sullo stesso piano del votare "sì"? Non andare a votare è un diritto, ma non può essere trasformato in una forma di controllo e criminalizzazione morale di chi si reca alle urne. Se a un referendum sia votare "sì" sia votare "no" diventa «tradimento», peccato, e l'unica posizione contraria al "sì" diviene l'astensione, viene violato il principio di segretezza del voto, ciò che garantisce ai cittadini, almeno nell'urna, di esprimersi liberamente senza alcun condizionamento sociale.

meditate liberali, meditate

9 comments:

Anonymous said...

A mio avviso gli astensionisti sono meno beceri di quanto li immaginiate. Forse li confondete con i referendari...

Anonymous said...

http://phastidio.net/2005/06/03/iperboli/

Ciao.

Anonymous said...

Jim, un radicale che fa il paternalista a tutela di preti, suore e fedeli cattolici è superato nel ridicolo solo da un radicale che fa polemica sul voto dei militari all'estero.

Penso che un astensionista dovrebbe uscire confortato da tutto ciò: se avrete bisogno del voto dei preti e dei militi, anche in caso di quorum raggiunto ci sarà speranza non solo di reintegrare la 40 ma di cancellare tutta la 194 in un sol boccone! ;)
Friedrich

JimMomo said...

Si vede che conosci molto poco i radicali. Le battaglie per i diritti e le libertà riguardano tutti i cittadini, nessuno escluso. Sì, anche i preti e militari sono cittadini.

Parole e opere dimostrano invece che Wojtyla e Ratzinger quando invocano la libertà hanno in mente la libertà dei cattolici.

Anonymous said...

ma la smettete di dire che noi cattolici siamo in ostaggio di Papi, Cardinali e Vescovi.
I Papi quando parlano di libertà hanno in mente l'uomo nella sua totalità.
Io sono cattolico perchè la mia fede è un atto razionale, libero.

Anonymous said...

Io credo che semplicemente questa denuncia sia raccapricciante.
Raccapricciante senza scusante, senza codici (che in un commento sul Sorvegliato smentiscono il tutto).

Cade tutto di fronte a questo. Cadono i si i no, qualsiasi motivazione.

Non voglio nemmeno ricordare che quando in gioco c'erano i veri diritti (aborto e divorzio) i Cattolici hanno saputo scegliere. Voglio solo permettermi di essere scontato e demagogico nel dire che i soldi di questo business devono essere veramente molti ed i preconcetti infiniti se si è disposti a buttare a mare tutto quello in cui crediamo per una cagata immane come questo referendum ed accettare che Cardinali e Seconda e Terza carica Istituzionale dello Stato vengano denunciati per aver espresso opinioni.

Al di la di qualsiasi legge. Al di la del fatto che quando Giovanni Paolo Secondo parlò a camere riunite i radicali lo elessero a paladino del loro credo.

No.
Io a veder denunciata una persona che esprime un parere mi indigno.
E se legge c'è che possa condannarlo è una legge sbalgliata.

Senza se e senza ma.

I Cavilli lasciamoli agli azzeccagarbugli del viscidume politico.

Io sono assolutamente contrario all'astensione ma mai mi sarei immaginato di denunciare il Papa per la sua uscita (su un argomento molto più laico dell'embrione).

E non venirmi a dire che i radicali sono i portabandiera dei diritti dei cittadini... forse i radicali di 30 anni fa (te lo dice un figlio di ex divorziati nato nel 70 e riconosciuto nel 72).

i radicali di oggi sono mercenari che si offrono al miglior offerente nelle ultime elezioni e che per un briciolo di visibiltà stanno gettando benzina su temi più grandi di loro.

Quando il referendum fallirà (e fallirà sicuro) a chi chiedermo i danni di questo veleno versato?

Io sono sinceramente schifato.
Domenica vado a messa. Non ci sono mai andato ma per la prima volta nella mia vita li trovo molto più liberali dei liberali liberisti e libertari radicali.

Aspetto che qualcuno da un giorno all'altro mi scriva "Cattolico" con lo spray sulla porta di casa.
Tanto il buon senso l'abbiamo già deportato grazie a questo fottuto referendum. Mancano solo le persone.

Anonymous said...

Mioddio, io mi astengo, ma starò al seggio tutte e due le giornate. Non è che poi quei criminali di cattolici del mio paese penseranno che voto e mi incendiano l'auto? Comincio a temere.

harry.

Anonymous said...

Jim, attentO: con la crisi d'identità dei preti che c'è in giro, c'è il rischio che radioradicale diventi un consultorio per sacerdoti infelici, ora che sanno di avere in voi i veri paladini della loro libertà.
Avrete anche l'eterna gratitudine dei Vescovi: non più ore perdute a sentire le lamentele dei sacerdoti diocesani disorientati. Basterà dare l'indirizzo e-mail di Pannella, Capezzone, il tuo e quello del PRdT! ;)
Friedrich

Anonymous said...

E meno male che sono io quello che scrive stupidaggini…