Pagine

Wednesday, June 01, 2005

Relativismi clericali. Da far invidia al più relativista dei laici

Confesso un po' di timore a citare, per la sua veemenza anticlericale, questo articolo di Eugenio Scalfari, tornato di questi tempi un po' "radicale". Ma il passaggio che segue è importante per spiegare che non è la religione cattolica l'obiettivo delle nostre critiche e invettive; che è la Chiesa, quando si fa potere mondano, a vietare e incatenare la libertà religiosa di chi crede in altro che nel potere, e che contribuisce ad alimentare anziché arginare il fenomeno culturale del relativismo etico.
«Per mantenere indenne quella provincia e il potere temporale che ne derivava alla Chiesa, il Sacro soglio e le sue propaggini diocesane non misero mai sotto la ferula della morale cristiana (anzi cattolica) le malversazioni e la pubblica corruttela che avveniva sotto gli occhi di tutti fino ad esser diventata sistema di governo e di sottogoverno. Il settimo comandamento mosaico (non rubare) fu come cassato dalla tavola dei cosiddetti valori, ridotto a mera scelta opzionale da parte sia dei privati che dei rappresentanti delle pubbliche istituzioni. Non è mistero per nessuno ed anzi è ormai storicamente accertato che l'episcopato italiano fu cieco e sordo di fronte al sistema della pubblica corruttela del quale era perfettamente consapevole e spesso direttamente beneficiario come accadde, tanto per ricordare un macroscopico esempio, in occasione del vero e proprio "sacco di Roma" che durò dagli anni Cinquanta a tutti i Settanta, nel corso dei quali appalti, piani regolatori, aree verdi o di destinazione estensiva, furono manipolati per favorire ordini religiosi, grandi famiglie papaline, dignitari della Santa Sede, società immobiliari e palazzinare, dentro una rete di compiacenze di marca vaticana che spolparono la città come si spolpano le ossa d'un pollo. Capisco che si tratta di questioni diverse, unificate però da un relativismo di valori da far invidia al più relativista dei laici...»
Infine, Scalfari rende giustizia alla posizione dei "sì", che non è affatto contro la vita, per il far west, che non considera affatto l'embrione un ammasso di cellule senza status o tutele. Noi, la società, lo Stato, ha dei doveri nei confronti degli embrioni.
«La posizione di quanti sostengono il "sì" nel referendum è molto chiara. Si riassume così: l'embrione è un progetto di persona e non una persona; ha diritto a un suo status; la legge deve servire a delineare quello status e i diritti che ne conseguono. Se quei diritti entrano in conflitto con i diritti di persone già esistenti, cedono il passo a questi, specie se si tratta dei diritti della donna che col suo corpo consente all'embrione da lei prodotto insieme all'uomo che le è compagno, di vivere e di svilupparsi.

Quanto al partito della vita e a quello della morte, questa divisione di campo tra black and white è vergognosamente falsa. Chi vota "sì" al referendum vota per accrescere il numero dei nascituri sani e liberamente voluti e anche per consentire più ampia e fruttifera ricerca in favore dei malati di oggi e di domani. Se questo è un partito di morte lo giudichino i lettori e tutte le persone di retto sentire, non disposte a portare i cervelli all'ammasso».

6 comments:

Anonymous said...

Certo che arrivare a citare Scalfari vuol dire essere alla frutta :D

Scherzi a parte. Solo tre cose:

1/ Il titolo dato su radicali.it non lo capisco. Lo spauracchio poi del rischio che si tocchi la 194 è un po' triste. Chiunque conosca o abbia letto la 194 sa che i problemi etici se li è già posti. (peccato non se li pongano quelli che la considerano un anticoncezionale andando contro al punto 1 della legge e a molti altri)

2/Da Ateo con scarse simpatie nei confronti della Chiesa rimango sbigottito e spaventato dall'attacco frontale di questi giorni. Dei temi e dei contenuti nessuno parla. Si parla solo della Chiesa e non mi piace come non mi piace l'incoerenza dei radicali che Onorano o disonorano la Chiesa a seconda degli argomenti che questa sostiene.

3/Ti segnalo questo:
http://robinik.splinder.com/post/4917049

Ciao!

a man said...

Come Robinik, solo da agnostico e non da ateo (ma le scarse simpatie restano). Le citazioni di Scalfari e l'Unità in 2 post consecutivi mi fanno pensare che il fronte dell'astensione sia in crescita ;)

JimMomo said...

Che ci volete fare, a me capita spesso di leggere cose che condivido anche su testate dove mai me le aspetterei. Sarà perché ho una strana idea della "coerenza", sarà perché almeno qualche volta mi concedo di leggere prima l'articolo e poi la firma. Noto però che oltre la battuta, nessuno commenta nel merito il passaggio di Scalfari che ho riportato, nel quale c'è del vero.

Mi sono sorpreso anch'io, ma forse in questi giorni Scalfari è un po' meno Scalfari e un po' più radicale.

a.man., tanto per restituirti la battutaccia, ho notato che Ideazione si è schierata sul referendum pur senza editoriale di endorsement. Poco "americano".

Ma se ho frainteso, sono pronto a colmare un vuoto sotto "relativismo e libertà"

a man said...

"a.man., tanto per restituirti la battutaccia, ho notato che Ideazione si è schierata sul referendum pur senza editoriale di endorsement. Poco "americano"."

A parte che la linea di Ideazione non la decido (solo) io, altrimenti sarebbe stata probabilmente diversa (ne abbiamo anche parlato di persona), raccolgo la provocazione. Di editoriali di "endorsement" ce ne sono addirittura due: quello di Giovanni Orsina e quello di Eugenia Roccella, che sono due collaboratori "storici" della rivista. Li abbiamo anche "separati" dagli interventi di Capezzone e Mantovano proprio per rendere esplicita la cosa. Puoi non essere d'accordo con la linea (ci mancherebbe, ho idee diverse perfino io), ma sulla chiarezza della cosa in sé non mi sembra ci possa essere spazio per fraintendimenti. Mettiamola così: "Referendum sulla vita" è la linea della rivista. Il punto interrogativo è la linea mia.

un abbraccio

JimMomo said...

Giuro che non è una considerazione polemica ma ho frainteso davvero. "Relativismo e libertà" sembra una rubrica di riflessioni ("che prende spunto dai temi referendari per affrontare temi che diventano ormai centrali", scrive Barbara) più che lo spazio dell'endorsement vero e proprio. Quello infatti l'ho cercato nel primo pezzo, quello di Barbara, non trovandovi però alcuna risposta.

<"Referendum sulla vita" è la linea della rivista. Il punto interrogativo è la linea mia.>
Qui proprio non ho capito.

Dunque, se gli endorsement sono quelli di Roccella e Orsina mi pare chiaro che la linea è l'astensione. Uno però si potrebbe aspettare che la parola compaia in qualche titolo, o nell'immagine, che so, per non creare equivoci.

Pazienza, si sono presi pure Ideazione :-))
ricambio l'abbraccio

Anonymous said...

a man, guarda che se non ti rimetti in riga non ti impiantiamo…