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Friday, June 24, 2005

Blair Duca di Wellington: una Waterloo per Chirac

Il Duca di Wellington"Change or fail". Libero mercato per combattere la povertà, non protezionismo per combattere la ricchezza

E' davvero splendido il riferimento storico con cui Gianni Riotta attacca il suo editoriale di oggi sul Corriere della Sera.
«Per capire che tipo di interlocutore avesse davanti, lo scrittore Leonardo Sciascia chiedeva talvolta "Lei, da che parte avrebbe combattuto a Waterloo?", sintetizzando nel suo modo elegante due opposte visioni del mondo. La Gran Bretagna razionale del Duca di Wellington, operosa e industriale, tollerante ma imperiale, libera nel rispetto sovrano della legge, contro la Francia figlia della Rivoluzione, madre dei diritti dell'uomo, innamorata di Napoleone. La ragione riformista di Londra contro la passione utopica di Parigi simboleggiano un antico scisma progressista...»
Di fronte alla tragedia della Costituzione «perduta», alla commedia della «baruffa» sul bilancio e «l'epica» del declino economico, Blair propone di «innovare, senza imbalsamarsi in sussidi egoisti e goffi protezionismi, scommettendo sul futuro, per radicarsi tra Usa ed Asia» nel mondo globalizzato.

E la forza prorompente del discorso di Blair sta nell'aver utilizzato, in perfetto stile anglosassone, la retorica del "di quà o di là", da una parte il cambiamento, da una parte il fallimento. "Tertium non datur". Così è riuscito a porre di fronte a tutti noi l'urgenza di una scelta fra valori alternativi. Capacità che è mancata, per esempio, al fronte referendario contro la legge 40.
«Guerriero in nome della democrazia, nemico dello status quo, Blair è da molti considerato a sinistra avversario mascherato, non alleato da studiare. Insistere nella scomunica del premier laburista è un errore strategico, che può raccattare qualche consenso, ma si rivelerà una trappola se il centrosinistra tornerà al governo nel 2006. Allora, finiti i comizi, i leader dell'Unione, Prodi, Fassino, Rutelli, dovranno rimettere in moto la nostra grippata economia. Non è difficile che ce la facciano senza considerare, almeno in parte, le proposte di Blair: è impossibile... "Regalare" Tony Blair al centrodestra sarebbe futile testimonianza di una sinistra incapace di ben ordinare il Paese nel ribollente mondo globale: sarebbe schierarsi dalla parte sbagliata, a Waterloo».
Anche l'editoriale di oggi su Il Foglio torna con la memoria a Waterloo: «Tony Blair è il nuovo duca di Wellington nella battaglia per l'Europa?».
«Non esita a sparare cannonate di realismo contro le armate franco-tedesche, comandate dal napoleonico Jacques Chirac, che negli ultimi giorni lo avevano accusato di voler imporre la visione di un grande mercato a danno del progetto politico europeo. "Non soltanto è falso – dice Blair – ma è un modo per intimidire quelli che vogliono cambiare l'Europa, rappresentando il desiderio di cambiamento come il tradimento dell'ideale europeo". A Chirac, il cui obiettivo inconfessabile è "di spegnere il dibattito sul futuro dell'Europa", il premier britannico risponde che "gli ideali sopravvivono attraverso il cambiamento, muoiono con l'inerzia di fronte alle sfide".
(...)
Le truppe napoleoniche sono una testuggine chiracchiana cui è stato ordinato di esporsi al fuoco nemico... Blair può contare su una coalizione di Stati che vuole disfarsi dei Napoleone: i nuovi dell'est, l'Olanda e i paesi scandinavi. Le truppe prussiane arriveranno in autunno... ma a giudicare dagli applausi del PE a Blair, l'esilio di Chirac dall'Europa è già cominciato».
Se dunque l'Europa ha trovato in Blair il suo Duca di Wellington, e l'esilio del napoleonico Chirac è già cominciato, l'Italia che fa? Sta a guardare? Da una parte, Berlusconi ostenta simpatia per Tony, ma affida il programma per il 2006 al colbertista e quasi-no-global Tremonti. Che sia solo alla ricerca di un porto tranquillo in Europa, senza alcuna intenzione di scommettere sulla visione blairiana come ricetta per risollevare l'Italia nel mondo globalizzato? E la sinistra che fa? Si affida con «grande entusiasmo» (parole di D'Alema) a Prodi, che fino a ieri ha inciuciato con l'asse franco-tedesco e che in politica economica ed estera è agli antipodi da Blair? Per i Ds non sarebbe il caso di unirsi alle armate del Duca? Servono coraggio e cervelli "radicali".

Dio solo sa, apre così il suo post Daisy Miller, se avevamo bisogno «di un perfido maestro per distogliere lo sguardo dei burocrati europei, degli Chirac e dei Giscard d'Estaing, dalle stelle della bandiera dell'Unione».

Blair in questa frase esprime «il succo della tradizione democratica anglosassone: siamo noi cittadini a dare fiato alle trombe, e alla realtà è impossibile sfuggire»:
«It is time to give ourselves a reality check. To receive the wake-up call. The people are blowing the trumpets round the city walls. Are we listening? Have we the political will to go out and meet them so that they regard our leadership as part of the solution not the problem?»

6 comments:

Anonymous said...

Per buttarla(ancora!) sul letterario: "A Tale of Two Europes".
La metà del mio cuore con la Union Jack sopra gioisce.

Daisy Miller

Anonymous said...

Ma questo Blair non lo si può comprare e affidargli il Governo dell'Italia per un decennio? (Visto che i migliori sul mercato - Reagan (morto qualche mese fa) e Thatcher (in pensione) - non sono disponibili...). In Italia se fai un discorso del genere ti accusano di voler fare "macelleria sociale"...
Go Tony, we're with you! A noi. GM

Anonymous said...

devo segnalarti che riotta ha un vizietto: scopiazzare da the economist.

il settimanale inglese ha paragonato blair a wellington e chirac a napoleone nel suo editoriale sull'europa (CHarlemagne) della scorsa settimana (nel quale tracciava alcuni parallelismo davvero interessanti). (infatti anche il foglio riprendeva questo tema oggi...)

dicevo: Riotta ha scritto un articolo sull'africa qualche giorno fa anch'esso copiato spudoratamente da the economist...

Anonymous said...

diciamocelo:
Waterloo è una grande vittoria, non una grande sconfitta.
Ha vinto la parte che rappresentava il domino costituzionale delle leggi e delle tradizioni contro il neo assolutismo borbonico.

Anonymous said...

Per venire all'oggi.
La grande svolta thatcheriana ha creato persino dei aburisti che seguono le sue tracce, Blair ha posizioni che mi ricordano quelle dei mitici collaboratori della Lady di Ferro, Carrington ed Heseltine

Marco said...

COL-LET-TA!
COL-LET-TA!
COL-LET-TA!
COL-LET-TA!

in via subordinata chiediamo almeno di entrare nel Commonwealth.