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Thursday, June 16, 2005

Un Re senza trono e senza sudditi

Il referendum è la seconda scheda elettorale, dietro si intrecciano storie molto diverse e battaglie politiche epocali

Robinik mi hai chiesto un parere su questo suo post, non mi sottraggo.

Intanto una precisazione su un errore della tabella:
1999, affluenza 49,6%: 1) abolizione quota proporzionale - "sì" 91,5%
Questo referendum avrebbe tagliato con l'accetta molti degli avvitamenti da cui la politica italiana non riesce a uscire. Il quorum fallì d'un soffio per lo scandalo palese di liste con centinaia di migliaia di fantasmi, e la falsificazione di un risultato elettorale è una delle più gravi ferite per una democrazia.

Detto questo, il tuo post è molto ben scritto e suggestivo. E' chiaro che colpisce certa retorica, inutile negarlo, però occorre fare maggiore attenzione.

Primo, una curiosità che potrebbe integrarsi bene con il tono del tuo post: il referendum sul divorzio fu voluto dalla Chiesa e dai movimenti cattolici (e solo parte della Dc) e si provvide ad hoc ad attivare l'art. della Costituzione sui referendum che per 20 anni era rimasto lettera morta. E persino la norma che vieta di indurre all'astensione (guarda un po') fu estesa ai referendum proprio in quella occasione per evitare che qualche carica pubblica (i sindaci "rossi" per esempio) tentasse di far mancare il quorum.

I referendum su divorzio e aborto, i partiti volevano evitarli a tutti i costi, non sto qui a ripercorrere una lunga storia, e solo all'ultimo il Pci, che con i diritti civili ha sempre avuto qualche incertezza, si convinse a mobilitarsi. Inoltre, quei diritti si devono a quei referendum, certo anche alle leggi del Parlamento, perché hanno messo in netta minoranza nel paese anti-abortisti e anti-divorzisti nel contesto di scelte chiare sì/no. Dunque il valore politico è epocale. E' questo il motivo del tanto "orgoglio" nel ricordarli anche se non furono promossi da coloro che vinsero, i quali tuttavia furono tutt'altro che estranei alla società di quell'epoca e in quei dieci anni diedero un contributo politico essenziale anche all'approvazione delle leggi approvate dal Parlamento.

Dunque il tuo post sembra mettere in fila i tre referendum (divorzio, aborto, fecondazione assistita) e tessere una linea di continuità per sottolineare la sconfitta dei sì, dei promotori, di chi ha attivato lo strumento referendario, quasi a far emergere l'"orgoglio" di una posizione coerentemente antireferendaria che avrebbe vinto tutte e tre le prove. Questo è un discorso strumentale perché prescinde dal merito. I vincitori di oggi sono gli sconfitti del '74 e dell'81, gli sconfitti di oggi sono i vincitori di allora. Chi ha difeso il divorzio e l'aborto con il "no", stavolta era per il "sì"; chi voleva proibire divorzio e aborto con il "sì", stavolta era per il "no" (pardon, per l'astensione). E' ovvio che le "persone" non sono le stesse, alcune non ci sono più, altre hanno fatto un percorso diverso. Qui si parla di storie politiche contrapposte: il discrimene politico non è quindi fra referendari/difensori delle leggi del Parlamento, ma fra sì/no alle leggi su divorzio, aborto, fecondazione.

Saluti

2 comments:

Anonymous said...

Ti avevo risposto da me.
Vedendo la pubblicazione copieincollo:

Innanzitutto grazie per aver accettato l'invito letto e commentato.

I dati che citi (1999) sono corretti (è stato un errore di battitura ed editerò quanto prima) come corretta l'analisi sul quel referendum.
Io ho sintetizzato scrivendo "uno giusto doveva esserci".

Per il resto, ringraziandoti per i complimenti per la forma, voglio precisare che lo spirito del post non è quello di tracciare una linea "vincente" che colleghi i referendum divorzio-aborto-fecondazione assistita.

Lo spirito è un altro e viene dalle infinite critiche di "uccisione della Democrazia" che noi "astensionisti" abbiamo avuto.

Volevo evidenziare un falso storico:
I Referendari (Pannella su tutti) ad ogni referendum o ad ogni consultazione politica ci ripetono da mattina a sera quanto siano stati importanti i referendum sull'aborto e sul divorzio. Questo ha generato nella mente delle persone il presente assunto: "Se noi abbiamo ottenuto l'aborto ed il divorzio lo dobbiamo al referendum" e questo è falso.

Se noi abbiamo quelle cose lo dobbiamo al Parlamento perchè come confermi tu quei referendum volevano abrogare divorzio e aborto (piccola precisazione: se è vero che i partiti non volevano quei referendum non è vero che furono referendum "Cattolici". Pasolini (per dirne uno) si scagliò contro l'aborto.

Sono pronto a scommettere che la maggioranza delle persone associa invece l'acquisizione di quei diritti allo strumento referendario. Molti ancora (anche a fronte di questa considerazuione) lo vedono come uno strumento per esercitare una sorta di Democrazia diretta contro il palazzo del potere cattivo ed oscurantista.

Così non è
Il Parlamento ci aveva già pensato da solo a fare quelle leggi ed anche in quel caso il referendum fu solo un'inutile spreco di soldi.

Ora ... lungi da me il voler sminuire lo strumento ma in Italia è abusato e sopravvalutato:
Su 15 referendum indetti per un totale di 58 quesiti (non considero quello istituzionale e quello consultivo) Solo 3 referendum hanno ottenuto il proprio scopo. li altri hanno lasciato le cose come già stavano.

Grazie a questi 3 possiamo farci le canne e non abbiamo il nucleare e poco più.
Appare allora evidente che lo strumento è stato utilizzato per lotte politiche (si pensi a quello sulla pubblicità), per visibilità dei partiti promotori e poco altro.

Ora...
Visto che in questi giorni sento a gran voce la richiesta di cancellazione del quorum (unica asticella da saltare per questo abusato strumento) ho ritenuto giusto dare a questo strumento la giusta collocazione affinchè si possa capire che forse è il caso di decuplicare le firme necessarie.

Il Parlamento è ad oggi il miglior strumento Democratico che esista. Ha fatto le cose per le quali si vantano i referendari. Lasciamolo lavorare e rispettiamo il mandato popolare. Se dovesse succedere qualcosa che realmente danneggia le libertà raccogliere 5.000.000 di firme sarebbe un gioco da ragazzi.

Ciao!

P.S: Scommettiamo un penny che il 98% delle persone è convinto che dobbiamo quelle due cose al ref?

JimMomo said...

Se la gente è convinta che divorzio e aborto sono stati introdotti con i referendum relativi, non è certo colpa di Pannella, che - inascoltato - ripete (puoi immaginare quanto sia "ossessionato") in ogni occasione tutta la storia (dalla legge Fortuna in poi) ai congressi e in radio. Quell'assunto che tu di cui parli si è ingenerato per un altro motivo: fu una battaglia così epocale, che coinvolse così tanto il paese, smuovendo le coscienze nel profondo, da rimanere impressa nel vissuto delle persone. Non ci vedo nulla di male e tra l'altro, se non ci fossero stati radicali e socialisti il divorzio sarebbe stato abrogato.

Io non ho detto che furono referendum "cattolici", ho solo detto da chi furono promossi, ma viste le percentuali mi pare evidente che i cattolici votarono in massa "no". Forse non lo sai, ma Pannella la prima cosa che disse al comizio di vittoria (credo a piazza Navona) diede il merito a cattolici e missini.

L'istituto referendario è riformabile quanto vuoi, puoi criticare i promotori e i quesiti, ma ricorda che l'istituto è diffuso in quasi tutte le principali democrazie occidentali. Fa parte della storia della democrazia e negli Stati Uniti (che sono il mio primo riferimento) se ne votano a vagonate.

Da noi esiste come strumento di controllo del lavoro del Parlamento. Potrà non piacerti, ma finché è così dire "lasciamolo lavorare e rispettiamo il mandato popolare" non è un argomento.