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Saturday, June 11, 2005

Ci siamo presi il Council on Foreign Relations

E' il solito Christian Rocca, tra i pochi cui dobbiamo una rapida e corretta informazione sulla politica estera americana, a riferirci su Il Foglio come anche il think tank più prestigioso e realista riconosca i meriti dell'esportazione della democrazia intrapresa dal presidente Bush in Medio Oriente.

«L'Amministrazione Bush ha ragione a sostenere il cambiamento democratico nel medio oriente arabo». E' la conclusione a cui giunge una task force indipendente del Council on Foreign Relations guidata da Madeleine Albright, l'ex segretario di Stato di Bill Clinton. Ed è una carneficina di luoghi comuni. Non è vero, spiega l'ex segretario, che l'esportazione della democrazia sia stata sventolata soltanto quando non sono state trovate le armi, «fin dall'11 settembre», oltre alle armi e al terrorismo, «Bush ha considerato la natura totalitaria del regime di Saddam come una giustificazione morale per l'invasione. Prima della guerra, il presidente ha specificato la sua convinzione che un Iraq stabile e democratico potesse servire da modello per l'intero mondo arabo».

D'accordo il presidente del Council, Richard Haass, analista realista e kissingeriano di ferro.
«L'11 settembre ha messo in discussione la politica mediorientale. Subito dopo l'Amministrazione ha cominciato a chiedersi se i sistemi politici autoritari fossero davvero fonti di stabilità come si è pensato negli ultimi 50 anni oppure le cause primarie dell'estremismo che ha alimentato al Qaida. Bush crede chiaramente che il modo migliore di "prosciugare la palude" che produce il terrorismo sia promuovere la democrazia».
Continuano a ritenere la guerra in Iraq un errore, ma riconoscono che «c'è la prova che la rimozione di Saddam e il primo giro di elezioni abbiano contribuito al momento propizio per il cambiamento».

Altro luogo comune spazzato via: l'impegno di Bush non è soltanto militare.
«Ci sono le iniziative a sostegno del commercio, della piccola impresa, della società civile e dei diritti umani, tutte foraggiate - scrive Rocca - dai miliardi di dollari sborsati dai contribuenti americani. La critica a Bush è quella di non impegnarsi abbastanza su questo fronte, di non utilizzare tutto il denaro a disposizione, di non puntare sull'informazione, di non investire sulla circolazione delle idee, di non spiegare correttamente le proprie intenzioni e di non applicare una specifica politica di incentivi economici legati al cambiamento».
Ovviamente qui in Europa c'è ancora chi non ci è arrivato, ma la «neo-neocon Madeleine Albright» sì, e ci accontentiamo:
«Ora cè una nuova realtà: nel mondo post 11 settembre, lo sviluppo interno nei paesi arabi è considerato una questione di sicurezza per gli Stati Uniti».
  • L'editoriale congiunto Albright-Weber sul WP
  • Il rapporto
  • La conferenza stampa
  • 3 comments:

    Anonymous said...

    In realtà il Council on foreign relations aveva già parlato di esportazione della democrazia in maniera positiva, solamente un po' più sottovoce:

    http://cfr.org/pub7529/morton_h_hal
    perin_michael_m_weinstein_joseph_si
    egle/the_democracy_advantage_how_de
    mocracies_promote_peace_and_prosper
    ity.php

    ciao, aa.

    JimMomo said...

    Ho cancellato e ripostato il tuo commento perché la lunghezza del link scombinava la pagina.
    :-)

    ciao e grazie!

    Anonymous said...

    figurati ciao, aa