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Thursday, June 16, 2005

Così condanniamo l'Africa al sottosviluppo

Dobbiamo al Corriere della Sera questo attacco al mito terzomondista e buonista dei sussidi, alimentato dall'opportunismo veltroniano e dalla filantropia di star del rock colte da sensi di colpa per le loro ricchezze. Adesso si scopre ciò che molti dei cattivi "neoliberisti", o solo economisti di buon senso, dicono da tempo è fondato.

Uno studio appena pubblicato mostra che, dal 1970, «il volume di aiuti ricevuti dai Paesi in via di sviluppo è stato inversamente proporzionale alla crescita di questi ultimi. Meglio: che gli aiuti hanno frenato lo sviluppo, sono stati controproducenti. L'economista svedese Fredrik Erixon, autore dello studio, ne è convintissimo.
«I Paesi non sono poveri perché mancano di strade, scuole o ospedali. Mancano di queste cose perché sono poveri. E sono poveri perché non hanno le istituzioni di una società libera, le quali creano le condizioni di base per lo sviluppo economico». In altri termini, a condannare alla povertà è l'assenza di diritti di proprietà, di leggi e norme, di mercati aperti, di governi onesti e non invadenti, di commercio estero. Gli aiuti, al contrario, hanno due tipi di effetti negativi: spostano l'attenzione dal problema vero, cioè dalla creazione di istituzioni che funzionano; e soprattutto spingono ai margini gli investimenti privati, danno risorse a regimi dispotici per continuare a opprimere, minano la democrazia, perpetuano la povertà.
«Libertà è sviluppo. Perché non c'è crescita senza democrazia». E' da sempre la convinzione del premio Nobel indiano per l'economia Amartya Sen.

Ne ha parlato anche Le Guerre Civili: vuoi vedere che i sussidi ammazzano pure l'Unione europea?

1 comment:

Anonymous said...

E vabbè, lo stesso post pubblicato quasi contemporaneamente... Così ti accuseranno d'esserti venduto al potere papale (o me a quello giacobino) :-)

h.