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Wednesday, June 01, 2005

Il «balzo rivoluzionario» e scientista della Cei

Dopo Ruini, è Monsignor Giuseppe Beton, segretario generale della Cei ad ammonire: «I credenti che si recheranno a votare il 12 e 13 giugno disattendono le parole del Papa». Epperò alcune precisazioni le ha dovute concedere, come ha osservato Oscar Giannino, non proprio un relativista, oggi su il Riformista. Primo, riconoscere che nei loro confronti «non verrà adottata alcuna sanzione canonica».

Questo perché il fatto che l'embrione è persona, e la difesa della legge 40, non sono materie di fede codificate de encicliche o dalla dottrina della Chiesa. E' solo per un «principio di precauzione» che la Chiesa italiana identifica la nozione di persona con l'embrione. Tale identificazione, fino a oggi impossibile sul piano teologico, perché fondata proprio su quel biologismo sino a ieri respinto come relativista in materia morale, costituisce un vero e proprio «balzo rivoluzionario».

Monsignor Betoti ha dovuto ammettere di più: che la linea astensionista non è mai stata sottoposta a un libero dibattito nell'assemblea generale dei vescovi italiani. La presidenza Ruini ha spinto la Cei in una battaglia «tutta politica», senza il voto dei vescovi. E che il Papa - sottolinea Giannino - ha parlato ai vescovi italiani di «vostre» e non di «nostre» scelte, qualcosa vorrà dire.

Detto questo, il Riformista critica che di fronte all'invadenza della Cei la risposta dei Ds sia stata «flebile, scarna, inadeguata».
«Raffinata strategia dei due tempi, lenta rincorsa prima dello scatto decisivo o scelta deliberata che sia, la campagna referendaria dei Ds è apparsa finora tutt'altro che travolgente. Unico grande partito che nella battaglia si sia impegnato sul serio, sia pure con tutte le cautele tattiche o strategiche di cui sopra, fino a oggi non si può dire che i Democratici di sinistra si siano «mossi come un sol uomo.

Dove sono i sindaci, i presidenti di Regione, l'esercito di amministratori locali appena trionfalmente eletti? E a proposito di sindaci - si domanda qualcuno al Botteghino - dov'è finita la "sinistra dei valori" di veltroniana memoria? Visto che l'inquilino del Campidoglio non pare aver partecipato a una sola iniziativa in materia».
Giannino avverte che non è astenendosi dal rappresentare i valori che si vincono le elezioni. Qualcosa le vittorie di Bush e Blair lo dovrebbero pure aver insegnato.
«E' così che si perde il diritto a interpretare i valori di un paese. Ed è un doppio errore credere che non ne valga la pena, quando già le ultime consultazioni elettorali danno alla sinistra un vantaggio tanto grande. Quando non ci si impegna sui valori, le tattiche non bastano a vincere».

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