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Thursday, September 13, 2007

Putin prepara una presidenza di "congiunzione"

«Siamo tutti esseri umani con i propri piani e visione del futuro. Ovviamente è difficile concentrarsi. Voglio dire che ognuno sentirà una certa incertezza in merito a quanto accadrà in futuro, al sistema di potere e al ruolo del Paese dopo le elezioni». Il presidente russo Putin la chiama «incertezza» e la tinge di umanità, ma non vorremmo che a cose fatte, tra qualche anno, la si debba chiamare in altro modo. La sostituzione del primo ministro Fradkov, alla guida dell'esecutivo dal marzo 2004, con Viktor Subkov, fedelissimo di Putin e cacciatore di oligarchi, apre la lunga fase di transizione che vedrà i russi tornare alle urne il 2 dicembre, per il rinnovo dei 450 deputati della Duma, e nel marzo 2008 per eleggere il nuovo presidente, che secondo l'attuale costituzione non potrà essere di nuovo Putin, giunto al termine del secondo mandato.

Facile pronosticare che il partito del presidente, Russia Unita, si aggiudicherà la maggioranza dei seggi, seguito dai nuovi partiti "approvati" del Cremlino. Il siluramento dell'attuale governo di Fradkov era stato previsto dagli osservatori, rimasti sorpresi invece per l'emergere di un nome vecchio, emerso da dietro le quinte: quello del nuovo primo ministro Subkov, un altro probabile candidato alla successione del presidente, forse proprio quello su cui punterà Putin. «Se riesco a concludere qualcosa come premier, non escludo questa ipotesi», ha dichiarato Subkov.

Ratificata la nomina, il nuovo premier si prepara a licenziare il ministro dell'Economia, il riformista German Gref. Un altro atto della lotta tutta interna al potere russo tra i riformisti dei ministeri economici e i siloviki, che detengono il potere dei "ministeri della forza".

Rispetto ai candidati più noti, i due vice primi ministri Sergej Ivanov e Dmitrij Medvedev, Zubkov (66 anni) è una personalità ancora meno autonoma e meno forte. Una presidenza "debole", di transizione (o, meglio, di "congiunzione"), di ordinaria amministrazione, rassicurante agli occhi dell'opinione pubblica, potrebbe fare al caso di Putin, se il presidente uscente avesse intenzione di riprendersi il Cremlino tra due o tre anni, magari ricorrendo a elezioni presidenziali anticipate.

Impossibile prevedere cosa abbia in mente il presidente russo, ma un'ipotesi possiamo azzardarla. Potrebbe preparare il terreno per il suo ritorno al potere, allestendo una campagna elettorale che veda come concorrenti una serie di candidati uno più dell'altro a lui fedeli, evitando così che uno in particolare di essi ottenga un consenso e una legittimazione popolare tali da presentarsi come nuovo leader in grado, con la sua elezione, di aprire una pagina nuova che possa in qualche modo oscurare la figura di Putin.

Se l'ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder – oggi per volontà di Putin a capo di una società che ha il compito di costruire il gasdotto del Mar Baltico fra Russia e Germania, aggirando la Polonia e le Repubbliche baltiche – riconosce al presidente russo di aver portato la Federazione «sulla strada della stabilità e dell'affidabilità», non manca chi di Putin non si fida affatto.

«Purtroppo la Russia sta mostrando segni di ripiegamento nell'autoritarismo, nel dispotismo», avverte l'ex commissario europeo alle relazioni esterne Chris Patten. Ricordiamo i recenti gesti del Cremlino ostili nei confronti dell'Occidente: dalla questione dello "scudo antimissile" americano in Europa orientale, alla possibilità evocata dallo stesso Putin che i missili nucleari russi tornino a essere puntati contro città e obiettivi militari europei; dal giallo in Georgia, dove un aereo russo avrebbe sganciato una bomba poi rimasta inesplosa, alle manovre militari coordinate con la Cina; dalla rivendicazione del fondale marino del Polo Nord ai due nuovi missili a lunga gittata "Bulava M" testati dalla flotta russa all'inizio del mese, fino alla ripresa delle ricognizioni permanenti a lungo raggio dei bombardieri strategici. Per non parlare del sistematico uso dell'arma energetica, dell'assistenza e delle forniture di tecnologie nucleari all'Iran, e degli oscuri e inquietanti casi Politovskaja e Litvinenko. E in questi giorni le autorità militari hanno reso noto di aver testato con successo una bomba convenzionale definita come «la più potente del mondo», in grado di sprigionare un'esplosione pari a quella prodotta da un ordigno nucleare.

Ma l'Europa non deve avere paura della Russia: «Dobbiamo resistere alla sua brama di riallargare la sfera di influenza su Georgia e Ucraina. E poi la Russia da qui a vent'anni non sarà più così potente». Cederà il passo a Cina e India. Molta della forza di Putin sull'Europa, spiega Patten, deriva dalla nostra incapacità a elaborare politiche comuni in settori strategici come l'energia. «Se è mancato un coordinamento europeo di fronte alla sfida energetica della Russia, la colpa non è nostra, ma di Francia, Germania e Italia che difendono i loro campioni nazionali, come Gdf Suez e Eni».

1 comment:

Anonymous said...

Stravolgerà la costituzione per restare al potere come Chavez, un altro dittatore miracolato dalle materie prime. Finchè dura ...