Il Presidente Usa annuncia sanzioni contro il regime
E' la manifestazione più imponente degli ultimi anni contro una dittatura. Partiti in poche centinaia, ai monaci buddisti che marciano contro la Giunta militare birmana, sotto una pioggia incessante, per le strade della capitale si sono uniti anche semplici cittadini. Ora sono in 300 mila a marciare armati di nonviolenza. E' una dinamica che ricorda la gandhiana marcia del sale.
I manifestanti, giunti a questo punto, non possono fermarsi, non possono spegnere loro stessi i riflettori sulla protesta, altrimenti il regime approfitterà del momento per scatenare una repressione sanguinosa.
Attenzione, però, perché qui si rischia comunque una nuova Tienanmen. Gli organi di informazione e i governi occidentali devono far percepire la loro presenza. Il presidente americano George W. Bush, coerente nello schierarsi al fianco di ogni popolo in lotta per la propria libertà, parlerà presto, già domani, all'Assemblea generale dell'Onu: annuncerà che ci saranno «sanzioni aggiuntive verso membri chiave del regime e a chi fornisce loro finanziamenti», ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Stephen Hadley. Anche «un divieto di visto per individui precisi attivi nel regime e le loro famiglie».
Il regime si trova di fronte a un dilemma: reprimere duramente la manifestazione guidata dai monaci buddisti, rischiando però di suscitare un moto di sdegno in tutta la nazione. Oppure, lasciar marciare i religiosi nella capitale e in qualche altra città, rischiando che il movimento prenda slancio e si diffonda ad altri strati sociali, come gli studenti e i dipendenti pubblici. Scongiuriamo anche la presidenza dell'Ue di intervenire, e di lanciare una proposta ai monaci e al regime birmano: la fine delle manifestazioni in cambio di un calendario certo per portare il paese a elezioni libere sotto il controllo dell'Onu.
Vi segnalo, sulla Birmania, lo splendido reportage di Enzo Reale, che sul suo blog segue gli eventi, e la cronaca della protesta, di Luca Martinelli, entrambi su LibMagazine.
E' la manifestazione più imponente degli ultimi anni contro una dittatura. Partiti in poche centinaia, ai monaci buddisti che marciano contro la Giunta militare birmana, sotto una pioggia incessante, per le strade della capitale si sono uniti anche semplici cittadini. Ora sono in 300 mila a marciare armati di nonviolenza. E' una dinamica che ricorda la gandhiana marcia del sale.
I manifestanti, giunti a questo punto, non possono fermarsi, non possono spegnere loro stessi i riflettori sulla protesta, altrimenti il regime approfitterà del momento per scatenare una repressione sanguinosa.
Attenzione, però, perché qui si rischia comunque una nuova Tienanmen. Gli organi di informazione e i governi occidentali devono far percepire la loro presenza. Il presidente americano George W. Bush, coerente nello schierarsi al fianco di ogni popolo in lotta per la propria libertà, parlerà presto, già domani, all'Assemblea generale dell'Onu: annuncerà che ci saranno «sanzioni aggiuntive verso membri chiave del regime e a chi fornisce loro finanziamenti», ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Stephen Hadley. Anche «un divieto di visto per individui precisi attivi nel regime e le loro famiglie».
Il regime si trova di fronte a un dilemma: reprimere duramente la manifestazione guidata dai monaci buddisti, rischiando però di suscitare un moto di sdegno in tutta la nazione. Oppure, lasciar marciare i religiosi nella capitale e in qualche altra città, rischiando che il movimento prenda slancio e si diffonda ad altri strati sociali, come gli studenti e i dipendenti pubblici. Scongiuriamo anche la presidenza dell'Ue di intervenire, e di lanciare una proposta ai monaci e al regime birmano: la fine delle manifestazioni in cambio di un calendario certo per portare il paese a elezioni libere sotto il controllo dell'Onu.
Vi segnalo, sulla Birmania, lo splendido reportage di Enzo Reale, che sul suo blog segue gli eventi, e la cronaca della protesta, di Luca Martinelli, entrambi su LibMagazine.
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