L'America è un paese dove il dittatore di un paese ostile può atterrare a New York e parlare agli studenti in una delle più prestigiose università. Un segno di debolezza o di forza? Lascio a voi rispondere, ma se ci pensate un attimo non è così facile.
Dal rettore della Columbia, Lee Bollinger, che ha invitato Ahamdinejad esponendosi a vigorose polemiche («Avrei invitato anche Hitler», si è difeso), dobbiamo dire che abbiamo avuto una piacevole sorpresa. Gli ha parlato senza alcuna deferenza e peli sulla lingua, tanto da trasformare in una specie di trappola un invito che sembrava un'apertura di credito, un cedimento al nemico. Ma gli americani sono fatti così...
Lo ha definito un «gretto e crudele dittatore», sollevando un fragoroso applauso da parte del pubblico, e gli ha chiesto conto e ragione delle persecuzioni di donne, omosessuali, giornalisti come Akbar Ganjoi e altri intellettuali, e del negazionismo sull'Olocausto, «uno dei fatti storici più documentati della storia. E negarlo, come fa lei, denota una sconvolgente ignoranza. Quando la finirà con questo oltraggio?».
Lo ha davvero maltrattato: «Quando viene in un posto come questo, vi coprite di ridicolo». No, caro Mahmud, sei in America e al rettore della Columbia non puoi torcere un capello!
E di ridicolo Ahmadinejad si è coperto davvero, quando a uno studente che gli chiedeva conto delle persecuzioni contro gli omosessuali ha risposto che in Iran «non esistono gli omosessuali come in America». I ragazzi in sala ovviamente sono scoppiati a ridere. Che scena dev'essere stata... L'incontro si è trasformato in una lezione vera e propria... per il dittatore, o per gli studenti?
La differenza è che in Iran le proteste contro le ambasciate e i funzionari occidentali sono violente e comandate dal regime. In America sono spontanee e nonviolente. Gli studenti ovviamente si sono divisi tra contrari e favorevoli alla visita, dando vita a piccoli sit-in con cartelli e vivaci battibecchi davanti l'università. Proteste anche da parte della comunità ebraica e degli iraniani che vivono a New York, mentre alcuni studenti, già pensando al futuro, hanno sfilato contro l'ipotesi di una guerra contro l'Iran.
Dal rettore della Columbia, Lee Bollinger, che ha invitato Ahamdinejad esponendosi a vigorose polemiche («Avrei invitato anche Hitler», si è difeso), dobbiamo dire che abbiamo avuto una piacevole sorpresa. Gli ha parlato senza alcuna deferenza e peli sulla lingua, tanto da trasformare in una specie di trappola un invito che sembrava un'apertura di credito, un cedimento al nemico. Ma gli americani sono fatti così...
Lo ha definito un «gretto e crudele dittatore», sollevando un fragoroso applauso da parte del pubblico, e gli ha chiesto conto e ragione delle persecuzioni di donne, omosessuali, giornalisti come Akbar Ganjoi e altri intellettuali, e del negazionismo sull'Olocausto, «uno dei fatti storici più documentati della storia. E negarlo, come fa lei, denota una sconvolgente ignoranza. Quando la finirà con questo oltraggio?».
Lo ha davvero maltrattato: «Quando viene in un posto come questo, vi coprite di ridicolo». No, caro Mahmud, sei in America e al rettore della Columbia non puoi torcere un capello!
E di ridicolo Ahmadinejad si è coperto davvero, quando a uno studente che gli chiedeva conto delle persecuzioni contro gli omosessuali ha risposto che in Iran «non esistono gli omosessuali come in America». I ragazzi in sala ovviamente sono scoppiati a ridere. Che scena dev'essere stata... L'incontro si è trasformato in una lezione vera e propria... per il dittatore, o per gli studenti?
La differenza è che in Iran le proteste contro le ambasciate e i funzionari occidentali sono violente e comandate dal regime. In America sono spontanee e nonviolente. Gli studenti ovviamente si sono divisi tra contrari e favorevoli alla visita, dando vita a piccoli sit-in con cartelli e vivaci battibecchi davanti l'università. Proteste anche da parte della comunità ebraica e degli iraniani che vivono a New York, mentre alcuni studenti, già pensando al futuro, hanno sfilato contro l'ipotesi di una guerra contro l'Iran.
Ahmadinejad avrebbe voluto persino oltraggiare la memoria delle vittime dell'11 settembre, ma per fortuna non gli è stato concesso. E rimaniamo dell'idea che l'Iran sia uno di quei paesi che dovrebbe immediatamente essere espulso dall'Onu perché non rispetta la sua carta costitutiva.
4 comments:
anche io ero sorpreso di questa "apertura".... ho pensato il solito rettore alla Santoro....
Tutto sommato, forse è stata una bella lezione..... ridere in faccia a quel tomo... una bella esperienza!
che visione ingenua e bambinesca. Sembra che Ahmadinejad sia cattivo e l'Iran una dittatura per via della sua cattiveria.
In mezzo ci manca il processo di formazione dello stato moderno attraverso il quale si giunge alla democrazia.
Se Ahmadinejad aprisse alla democrazia, semplicemente al suo posto salirebbe uno come lui se non peggio.
In America cio' non puo' succedere perche' c'e' il bilanciamento interno dei poteri - concezione illuministica che e' impressa nella costituzione.
Il tuo ragionamento e' un po' banale. Sarebbe come incolpare un monopolista di cattiveria perche' non abbandona le sue posizioni di monopolio.
Tu dai una risposta morale. la risposta deve essere invece a livello politico, ma non mi sembra che tu hai mai compreso la differenza - con simpatia parlando.
aa
JimMomo, non avevo più seguito la vicenda, ma mi fa piacere che sia successo quello che scrivi.
OT: però con quel grigio su blu i commenti non si leggono! :-)
aa, posto che non so se sia la soluzione migliore, espellere l'iran dall'onu è un atto eminentemente politico, non morale. E anche quello che fa Ahmadinejad laggiù è politica. (Detto questo, è vero che l'inferno non glielo toglie nessuno).
vincenzillo.splinder.com
Quella che dai sarà anche una visione delle cose dettata dalla morale, ma per una volta mi trovo completamente daccordo con te.
Un saluto
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