Alberto Alesina ha risposto ad alcune nostre domande sul libro scritto insieme a Giavazzi, "Il liberismo è di sinistra", in un'intervista (scarica) andata in onda questo pomeriggio su DecidereRadio. Lo stesso Alesina, oggi sul Sole 24 Ore, è tornato sugli argomenti del libro, per «chiarire alcuni punti» ed «evitare inutili confusioni».
La tesi del libro è la seguente: «Da sempre (almeno a parole) la sinistra si proclama a favore dei più deboli, contro i privilegi, le caste, a favore di una maggiore uguaglianza sociale, a favore dei giovani e delle generazioni future... L'unico modo per raggiungere questi obiettivi oggi in Italia è adottare politiche "liberiste"... Non c'è un rapporto inversamente proporzionale tra efficienza (che tradizionalmente sta a cuore alla destra, quella vera) e uguaglianza (che storicamente sta a cuore alla sinistra, quella vera); adottare politiche liberiste farebbe aumentare entrambe». Così, quindi, si spiega il titolo del libro, che tanto ha fatto discutere: "Il liberismo è di sinistra".
Quanti a destra si sono irritati per quel titolo (penso a Nicola Porro del Giornale e a molti blog di TocqueVille.it), sentendosi in qualche modo scippati del liberismo, non hanno neanche aperto il libro di Alesina e Giavazzi. «Il titolo del libro non significa che solo la sinistra in Italia possa attuare riforme liberiste. Lo diciamo chiaramente nella prima pagina dell'introduzione!»
L'accusa secondo cui il libro sarebbe «una manovra elettorale per la sinistra», suona un po' «dietrologica, buffa e paranoica per chi, come Francesco Giavazzi e io, ha criticato con durezza questo Governo in numerosi editoriali e nel libro stesso». Ma Mingardi, su Libero, «ha capito benissimo» l'intenzione dei sue economisti: «La destra non può continuare a fare la "vittima" per mancanza di riforme liberiste, quando ben poco ha fatto in cinque anni di governo con una maggioranza relativamente solida. La sinistra non può più mascherarsi dietro la difesa dei "deboli" per rimandare riforme liberiste».
Ciò che ad Alesina e Giavazzi premeva sottolineare è: «E' vero che le riforme a favore del mercato aumentano sia l'efficienza che l'equità oppure no? Come riportiamo sul retro di copertina, secondo Fabio Mussi no. Secondo noi sì. Questo è il punto su cui ha senso discutere». Anche per noi sì, lo scriviamo non da oggi: più libertà fa rima con più equità.
5 comments:
Quelli di Epistemes non sono d'accordo:
http://epistemes.org/2007/09/13/contrordine-compagni-il-liberismo-rimane-di-destra/#more-376
"E' vero che le riforme a favore del mercato aumentano sia l'efficienza che l'equità oppure no?" Mi pare che la risposta a cui giungono quelli di Epistemes sia sì.
Questo volevano dire Alesina e Giavazzi, non che il liberismo non potesse essere di destra.
il problema sta nel cosa s'intende per equità.
per qualcuno è lo stato di fatto che segue la révolucion o, in subordine, uan redistribuzione del reddito stile revanchismo alla robin hood in salsa zapatista.
Veramente "quelli di Epistemes" dicono chiaramente che la risposta e' no: in tutti i casi in cui sono state implementate riforme liberiste (nell'articolo parliamo solo degli USA, ma se preferite il Regno Unito o l'Irlanda o il Chile, la big picture non cambia), c'e' stato un aumento dell'efficienza, ma anche un aumento delle disuguaglianze. Mi spiace per Alesina e Giavazzi, ma i dati dicono questo. Cito il nostro articolo, per essere preciso:
"È vero che muoversi verso un sistema economico più liberale implica un aumento di efficienza ed equità allo stesso tempo? [...] la risposta è no: la liberalizzazione dei mercati, l’enfasi sulla produttività dei singoli e sul merito, sul possesso di certe conoscenze sono solitamente accompagnati da una crescita media dei redditi e da un aumento delle differenze tra i ricchi e i poveri."
Saluti
Antonio Mele
L'unico modo per fare in Italia le riforme(laiche e liberiste) che sogni tu era che l'area liberal di FI si separasse dal centrodestra e desse man forte ai riformisti del centrosinistra .
Purtroppo il centrosinistra non era forte e ai liberali del cd è mancato il coraggio e la lucidità per capire che Berlusconi non è più liberista di Bertinotti
Ed ora siamo allo stallo.
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