Come appariva già chiaro mesi fa, il pacchetto su welfare e pensioni su cui il governo ha chiuso l'accordo con i sindacati non era che un cedimento in attesa dello sfondamento che avrebbe preparato la sinistra massimalista e comunista a ottobre, sotto l'approvazione di una Legge Finanziaria su cui è già calata la condivisibile bocciatura di Mario Monti.
Errore, ancora una volta, dei presunti riformisti e dei pochi sedicenti liberali del centrosinistra, che abbarbicati a quell'accordo come a un salvagente stanno sulla difensiva e non porteranno a casa neanche quello. Se pure riusciranno a resistere agli attacchi della sinistra comunista, si renderanno responsabili di una controriforma che mette a rischio le pensioni future delle giovani generazioni e le impoverisce già oggi togliendo dalle buste paga dei lavoratori flessibili i soldi necessari a mandare in pensione i 58enni.
«Sul welfare la partita è aperta», minaccia Bertinotti, mentre Emma Bonino si scontra con il ministro della Solidarietà sociale, Ferrero: «Il protocollo non si può blindare, va migliorato». Dichiarazioni bollate come «irricevibili» dalla Bonino. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Prodi, che si è assunto l'onere di trovare la «sintesi».
«Se qualcuno vorrà mettere mano al protocollo sappia che noi ci riterremo liberi di agire in Parlamento di proporre o sostenere modifiche, specie in materia di innalzamento dell'età pensionabile o del mantenimento, così com'è, della legge Maroni». La Bonino e i radicali (tranne Capezzone) difendono la controriforma delle pensioni che mantiene a 58 anni l'età pensionabile, che dal 2008 doveva passare a 60 anni, difendendo così unicamente il Governo Prodi.
Come ho già scritto, per riequilibrare una bilancia che pende da un lato, quello della sinistra massimalista e comunista, bisogna mettersi sul piatto opposto, non accomodarsi in mezzo.
Presentassero subito emendamenti per alzare ulteriormente l'età pensionabile o per mantenere così com'è la legge Maroni. Se il Governo dovesse andare sotto, o cadere, e quindi la riforma Maroni rimanesse in piedi, tutti saremmo grati alla Bonino, ai radicali e ai riformisti, che dimostrerebbero di tenere più alle proprie convinzioni che alle proprie poltrone. Ma sospettiamo che sia il contrario.
1 comment:
Al momento le uniche cose davvero ricevibili dai pannelliani sono gli agognati rimborsi elettorali.
Di Prodi gliene importa un fico secco.
Post a Comment