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Wednesday, September 12, 2007

L'affaire Petroni e il ministro pirata

La Commissione parlamentare di Vigilanza Rai si è riunita il 5 e il 6 settembre per affrontare il tema della sostituzione del consigliere del CdA Rai Antonio Maria Petroni, che di lì a poco sarebbe stata deliberata dall'assemblea dei soci su richiesta del ministro Padoa-Schioppa. Al suo posto, Fabiano Fabiani, ex dirigente Iri. Ma ripercorriamo brevemente le tappe di questa vicenda che magari non tutti hanno potuto seguire.

L'attuale CdA Rai è stato nominato nel 2005 quando in maggioranza, in Parlamento, era il centrodestra e al governo Berlusconi. Petruccioli (dei Ds) come presidente "di garanzia" e maggioranza del CdA in quota centrodestra. La sostituzione del consigliere Petroni è quindi particolarmente delicata, perché modifica gli equilibri politici interni al CdA. La stessa parte politica esprimerebbe presidenza e maggioranza del CdA. Naturalmente, l'opposizione parla di occupazione dell'azienda pubblica, mentre per il governo e il centrosinistra si tratta di garantire il regolare funzionamento del CdA.

Tutto inizia l'11 maggio scorso, quando per uscire da una situazione di "impasse" del vertice Rai il ministro dell'Economia Padoa-Schioppa comunica che si è interrotto il rapporto di fiducia con Petroni e chiede la convocazione dell'assemblea dei soci per la revoca del suo mandato di consigliere in CdA. Il 16 maggio la Commissione di Vigilanza rivendica il suo ruolo e minaccia il ricorso alla Consulta, ma Padoa-Schioppa non desiste.

Il 7 giugno la III sezione del Tar del Lazio accoglie il ricorso presentato nel frattempo da Petroni e sospende le procedure di revoca. Il 4 luglio il Governo dà mandato all'Avvocatura dello Stato di impugnare di fronte al Consiglio di Stato la decisione del Tar, per sbloccare le procedure di revoca del consigliere Petroni.

L'1 agosto la IV sezione del Consiglio di Stato accoglie il ricorso, dando il via libera alla convocazione dell'assemblea dei soci Rai che dovrebbe deliberare la revoca del consigliere. A questo punto, dopo più di un braccio di ferro in CdA tra i consiglieri in quota alla maggioranza e quelli in quota all'opposizione, il collegio dei sindaci convoca l'assemblea dei soci per il 10 e 11 settembre.

Nel frattempo il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Mario Landolfi, il 23 agosto convoca il ministro Padoa-Schioppa in Commissione per il 6 settembre. Tuttavia, il ministro si rende disponibile a intervenire solo dopo il 10 settembre, fuori tempo utile però perché la Commissione possa discutere del caso, la cui decisione finale è prevista appunto proprio per il 10, giorno in cui è convocata l'assemblea dei soci.

L'assenza del ministro Padoa-Schioppa ha evidentemente a che fare con l'interpretazione della normativa su chi abbia il potere di revoca di un consigliere del CdA Rai. Il sospetto, fondato, dei commissari dell'opposizione è che il ministro si sia sottratto alla Commissione per non riconoscere ad essa il potere di indirizzo: il governo può procedere autonomamente alla sostituzione di un consigliere del CdA Rai, oppure il Parlamento, attraverso la Commissione di Vigilanza, deve dettare al governo la linea da adottare nell'assemblea dei soci?

Insomma, se proprio il centrosinistra vuole sostituire Petroni, con un'azione politicamente discutibile, e assicurarsi la maggioranza in CdA, dovrebbe per lo meno passare per il Parlamento, e la Commissione di Vigilanza, non passare per la scorciatoia del ministro dell'Economia.

Vedremo come andrà a finire. Certo è che la disinvoltura del ministro Padoa-Schioppa nei rapporti con il Parlamento e il recente brutto pasticcio combinato sull'affaire riguardante il generale della Guardia di Finanza Roberto Speciale non depongono a favore di un ministro che dimostra sempre più di muoversi al confine delle regole.

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