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Tuesday, February 06, 2007

Gli alleati ci chiedono chiarezza e affidabilità

Massimo D'Alema con Condoleezza RiceE' ufficiale, a casa nostra abbiamo un piccolo Chirac. Solo così si spiega l'arrogante e stizzita risposta del ministro degli Esteri D'Alema ai sei ambasciatori di paesi Nato nostri alleati che ci esortavano pubblicamente, con una lettera su la Repubblica, a confermare la nostra presenza militare in Afghanistan. Iniziativa che D'Alema definisce «un'inopportuna interferenza esterna nel corso di un processo decisionale su una materia che è e resta di esclusiva competenza del Governo e del Parlamento», chiedendo inoltre agli ambasciatori di operare con «un maggiore rispetto delle loro responsabilità e prerogative».

Alla Farnesina avevano cercato di accreditare l'ipotesi di una mezza gaffe dell'ambasciatore Usa in Italia, Spogli, indicato come il regista politico della lettera dei sei. Ma dal Dipartimento di Stato Usa non è arrivata nessuna smentita né correzione. Anzi, proprio per evitare ogni equivoco un portavoce ha definito «lodevole» l'iniziativa promossa e firmata da Spogli, e «perfettamente in linea» con le convinzioni di Condoleezza Rice.

Anzi, rientrerebbe in una sorta di campagna di «Public Diplomacy», suggerita dal sottosegretario Karyn Hughes, che impegna i diplomatici americani all'estero a «comunicare direttamente con le opinioni pubbliche dei paesi dove risiedono», ricorrendo a lettere o interviste televisive, metodi «del XXI e non del XVIII secolo», per far conoscere le posizioni dell'amministrazione Bush sulla guerra al terrorismo.

Quando in un governo a scontrarsi sono due «visioni del mondo», ha giustamente osservato Angelo Panebianco sul Corriere della Sera, «da cui discendono idee opposte sulla collocazione internazionale del Paese, la sensazione che gli altri (la comunità internazionale) ne ricavano, a volte anche al di là della sostanza, è che a regnare sia la confusione, se non addirittura l'inaffidabilità. Il problema che ha il governo Prodi è come evitare di pagare un prezzo internazionale così alto senza rimuovere quell'ambiguità di fondo grazie alla quale il centrosinistra si è formato e tuttora vive».

Non sorprende però che, abituati ai bizantinismi e alle mosse paludate della politica italiana, il presidente del Consiglio e i ministri Parisi e D'Alema abbiano reagito con irritazione. Non hanno colto nella lettera la legittima richiesta di chiarezza e lealtà inoltrata al governo e alla politica italiani dai nostri alleati, ma si sono preoccupati piuttosto di quanto l'"ingerenza" possa indebolirli nel delicato confronto con la sinistra comunista.

Probabilmente l'iniziativa ha per Washington un secondo obiettivo di chiarezza: far capire al Governo italiano, ma anche al pubblico, al quale troppo spesso sulla politica estera viene raccontata tutta un'altra storia, che c'è una linea rossa dei buoni rapporti Stati Uniti-Italia da non oltrepassare. E questa linea di demarcazione oggi passa proprio per la riconferma dei nostri impegni in Afghanistan. Emma Bonino è tra i pochi ministri ad averlo detto chiaro e tondo: a Kabul «si resta senza ricatti».

2 comments:

Anonymous said...

Non ho parole per D'Alema e co......

whitedays said...

La Rice e gli alleati?
Puah! Scusate vado a vomitare!