Voci insistenti si alternano a smentite: il ministro Bindi avrebbe incontrato pochi giorni fa il segretario della Cei Betori. Incontro presunto, ma è di per sé grave che sia verosimile. Si parla inoltre di fitte telefonate, di «ufficiali di collegamento» con la Santa Sede nella Margherita, del pressing su Rutelli e dell'attivismo del ruiniano Fioroni.
Ebbene, non mi si venga a dire che in tutta questa "movida", se la Bindi incontra Betori mentre sta scrivendo la legge sui Pacs, le parole di Napolitano non c'entrano nulla. «Non ho dubbi che si possa trovare una sintesi sulle unioni civili anche nel dialogo con la Chiesa cattolica e tenendo conto delle preoccupazioni espresse dal Pontefice e dalle alte gerarchie della Chiesa». Dal Presidente è giunto un vero e proprio mandato a trattare con le gerarchie ecclesiastiche sulla legge che dovrà regolare le convivenze. E se in pubblico la Cei ha sdegnosamente respinto al mittente l'invito, sottobanco si tratta.
Eppure, il Presidente Napolitano resta immune da critiche: perché al centrodestra fa comodo lo svuotamento della legge sulle "coppie di fatto", e nel centrosinistra sull'operato del Quirinale vige il più solido conformismo. Quel che più sorprende è che neanche i radicali abbiano trovato la forza per aprire bocca su Napolitano. Avendo contribuito alla sua elezione al Quirinale, ma soprattutto avendone troppo sbrigativamente esaltato qualche uscita favorevole, ora sono costretti a fare buon viso a cattivo gioco, s'impegnano a sottilizzare su uscite inopportune e anti-costituzionali per le quali un tempo avrebbero chiesto l'impeachment.
Questa volta il Capo dello Stato - non i vescovi - si è reso responsabile di una patente violazione del principio di separazione tra Stato e Chiesa. Il suo invito al «dialogo» andava ben oltre il togliattiano art. 7. Innanzitutto, entrando nel vivo di un dibattito politico così acceso, e influenzando di fatto anche la stesura di un ddl in via di definizione, è andato ben oltre il suo ruolo costituzionale di garante. E non è la prima volta. Con il suo invito a trovare una «sintesi» con la Chiesa, «tenendo conto» non delle preoccupazioni dei cattolici, ma di quelle «espresse dal Pontefice e dalle alte gerarchie», ha elevato la Santa Sede al ruolo di interlocutore necessario nella formazione di una legge, almeno implicitamente delegittimando qualunque soluzione legislativa, anche su altri temi, che non trovi l'assenso, per lo meno silenzioso, del Papa e della Cei.
Nel merito, poi, l'effetto è di aver ulteriormente blindato un testo già ampiamente sbilanciato verso un «pallido certificato». A questo punto le uniche modifiche possibili sono quelle derivanti dall'aver tenuto conto delle «preoccupazioni» del Papa e delle alte gerarchie, mentre i margini di manovra per miglioramenti in senso laico ne escono drasticamente ridotti.
Se la legge sulle "coppie di fatto" si rivelerà, come probabile, solo fumo e niente arrosto, dovremo ringraziare anche Napolitano, che dall'alto della carica che ricopre ha invitato il lupo a cena.
4 comments:
In sostanza: non ci sono più i radicali di una volta... oggi sono rimasti solo i pannelliani... e, si sa, con loro non si ragiona se c'è di mezzo il fallimento finanziario della baracca.
Purtroppo c'è pure il fallimento politico, stavolta.
E, si sa pure questo, i "coglioni" una volta rotti, non perdonano.
offtopic: che dire del "delitto politico" perpetrato dal soldatino Lozano?
Insomma, non è vero che non si sta nè con Bush nè con BinLaden.
Da una parte si scarcerano i resistenti, dall'altra si incriminano gli 007 e si parla di "delitto politico" per il povero Calipari...
Qui non è questione di sola politica estera!
E ti credo che poi gli ambasciatori alleati...
Maronna mia!!!
Il "Non possumus" ti ha fatto cambiare opinione? ;-)
A presto per alcune novità sull'iniziativa dei laici. V.
BELLISSIMO ARTICOLO!
sconcertante il silenzio della Dirigenza Radicale
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