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Tuesday, January 31, 2006

C'è del Marx in questo Ratzinger

Karl MarxContinuo a parlare dell'enciclica Deus Caritas Est. Che si trattasse di un'enciclica «socialdemocratica» l'aveva già sottolineato Oscar Giannino e ieri avevo ripreso l'argomento notando come fosse più in sintonia con «l'idea di stato etico soft» che appartiene alla sinistra che non ai liberali conservatori. Ma sempre di «stato etico soft» si tratta.

Il Papa, sottolineando la necessità della carità cristiana, cui nessuno vuole negare valore e ruolo nella società, chiama direttamente i politici di orientamento cattolico alla costruzione di uno stato giusto, social-assistenziale, non basato sulle strutture burocratiche statali, ma sulle strutture ecclesiastiche, scuole, ospedali, istituti di carità, oratori, ordini, associazioni, da finanziare con il denaro pubblico che la politica amministra - «generosamente riconosca e sostenga» sta scritto. E' la via che conduce alla «clericalizzazione» della politica e alla «parastatalizzazione» della Chiesa al pari di partiti e sindacati. In considerazione di ciò i liberisti, non più solo i laicisti, avrebbero validi motivi per opporsi all'influenza della Chiesa come all'influenza dei sindacati, a un'idea di società, espressa dalla Dottrina sociale cattolica, fondata ancora sul pregiudizio anticapitalistico, anti-individualista, che vede il male nel consumo, nella merce, nel denaro.

E' andato un po più in là Giancarlo Schirru, il quale, oggi su il Riformista (via Leftwing), è rimasto sorpreso dall'ammissione di Ratzinger: nell'argomentazione di Marx «c'è del vero», ha scritto il Papa. Schirru trae alcune interessanti conclusioni dall'analisi socio-economica in cui s'inoltra nell'enciclica. Partendo dalla ricostruzione dell'origine del "comunismo", o meglio comunitarismo, cristiano, sembra affermare quattro cose:
1) l'industria moderna ha provocato un cambiamento radicale nella composizione della società - in tedesco Gesellschaftsstrukturen, "strutture della società", come Marx, (...) - e quindi è l'economia a determinare in ultima istanza le strutture fondamentali della società;
2) la questione decisiva della società contemporanea è data dalla relazione tra capitale e lavoro: non si ricorre al termine contraddizione (Widerspruch), ma la formulazione presente nel testo tedesco (das Verhältnis von Kapital und Arbeit) è comunque ricorrente sia in Marx, sia soprattutto in Engels (...);
3) necessità per le masse lavoratrici (arbeitenden Massen) di una ribellione contro la privazione dei diritti: non si dice cioè che la storia è mossa dal conflitto delle classi, ma comunque che la ribellione delle masse lavoratrici (rappresentanti un polo fondamentale della relazione capitale-lavoro) è provocata dallo stato delle cose materiali;
4) ritardo della Chiesa a comprendere questa situazione.

Più indecifrabile cosa ci abbia voluto dire nel suo articolo, sempre su il Riformista di oggi, Fabrizio Cicchitto, il vice coordinatore di Forza Italia.

La Chiesa «non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica». Essa deve impegnarsi per la giustizia, ma non deve mettersi «al posto dello Stato». Anch'egli ravvisa in queste parole un motivo di delusione per i neo-con e i teocon, in quanto il Papa «riafferma con forza alcuni principi del cristianesimo dai quali deriva anche la cultura liberale».

Il rischio, scrive Cicchitto, è che «di fronte alla grande espansione dell'Islam e alla sfida che questo lancia all'Occidente, si tenda ad accentuare eccessivamente l'elemento identitario del cristianesimo, dimenticando la natura universalistica e antidogmatica di quest'ultimo. Se il cristianesimo è incontro con Cristo, non può essere ridotto a dottrina etico-sociale o a mera strategia identitaria. Questa irriducibilità ci pare che, da un lato, salvaguardi l'autonomia della morale e, dall'altro, preservi il ruolo metastorico della Chiesa in quanto corpo di Cristo. In questo senso, i cristiani alla Ratzinger e gli illuministi liberali si trovano alleati anche nel difendere l'autonomia della morale, pur facendo, come è bene che sia, ciascuno la sua parte, e sostenendo con convinzione le proprie rispettive posizioni in materie molto sensibili».

Fin qui le parole, ma nei fatti, nella prassi del centrodestra di oggi e di Cicchitto, non è chiaro dove stia il «ciascuno la sua parte»? Continua: «... così come nello scontro fra i due totalitarismi del XX secolo, il comunismo e il nazismo, furono decisive due culture, quella cattolico-liberale e quella liberal-socialista, così rispetto ai nodi del XXI secolo e, in primo luogo, nei confronti del fondamentalismo islamico, sono sempre questi due i filoni culturali che, nella loro concordia-discors, possono dare un"anima" all'Occidente».

Lo smarcamento dai teo-con è chiaro, ma non è chiaro dove Cicchitto ricollochi se stesso, e quindi il centrodestra, una volta smarcatosi.

2 comments:

Anonymous said...

o mio Dio...dopodomani, rinata a nuova vita, mi compro l'enciclica, e vediamo un po? se hai ragione
:-)))

Anonymous said...

ratzinger ha pure distrutto la teologia della liberazione, non mi sembra un atteggiamento molto marxista, mi sembra un più che un social democratico un liberal-socialista.
Ogni riferimenti all'autore del blog è puramente volontario :-)
ha pure detto che se lo stato non amministra secondo giustizia si riduce ad una banda di ladri.
Direi che è un rawlsiano.