Ieri l'inaugurazione dell'anno giudiziario con la relazione introduttiva del presidente della Corte di Cassazione Nicola Marvulli.
Fa rimanere a bocca aperta quando parla della magistratura come «casta»: «Dobbiamo riconoscere con umiltà che oggi la magistratura, a causa dell'inadeguatezza dell'amministrazione della giustizia, più non gode dell'antico prestigio, quello che era il prestigio della casta».
Nel riportare i dati delle cause di divorzio è fuori luogo il suo giudizio di valore: la famiglia fondata sul matrimonio «continua ad essere in crisi. Lo dimostra il numero sempre crescente delle separazioni e dei divorzi, nonché la diminuzione delle madri disposte a portare a termine una gravidanza, sol perché questa non è ritenuta compatibile con le personali condizioni economiche o con la propria attività lavorativa». Né si capisce poi cosa abbia a che fare con la giustizia la sua impressione personale sui motivi che spingono le donne all'interruzione volontaria delle gravidanze.
Degni di nota anche i 485 giorni medi necessari per le indagini preliminari e, altro primato italiano in Europa, il maggior numero di giudici cui corrisponde il maggior tempo nella definizione dei processi, sia civili che penali. Tradotto significa: lavorate di più e meglio.
Poi quell'accidente, quel riferimento alla legge ex Cirielli sulle prescrizioni definita «amnistia mascherata», termine già usato un'infinità di volte, per esempio da Conso, la cui somiglianza con l'espressione «amnistia di classe», usata da Pannella per motivare la necessità di una vera amnistia, sembra del tutto casuale.
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