«La politica del confronto globale viene spesso vista nel mondo come un corollario di divisioni culturali e religiose, e il mondo viene sempre più considerato (se non altro implicitamente) come una federazione di religioni o di civiltà, ignorando così tutti gli altri modi in cui le persone percepiscono se stesse. A sostegno di questa linea di pensiero esiste la strana presunzione per cui i popoli del mondo possono essere classificati in modo univoco in base a un sistema di suddivisione singolare e onnicomprensivo. La suddivisione della popolazione del mondo in base alla civiltà o alla religione porta a un approccio «solitarista» dell'identità umana, che vede gli esseri umani come membri di un gruppo particolare (in questo caso definito dalla civiltà o dalla religione, diversamente da prima, quando le differenze venivano fatte risalire alla nazionalità o alla classe sociale). L'approccio solitarista non solo nega alle persone il diritto di scegliere la propria identità, ma può essere anche un ottimo modo per fraintendere praticamente chiunque...» Continua a leggereQualche giorno fa Francis Fukuyama si interrogava sul multiculturalismo europeo:
«La tolleranza liberale è stata interpretata come rispetto non per i diritti dei singoli ma dei gruppi, alcuni dei quali proprio loro intolleranti (con l'imposizione, ad esempio, di chi le proprie figlie dovessero frequentare o sposare). Per un senso sbagliato di rispetto nei confronti delle altre culture, si è dunque lasciato che le minoranze musulmane autodisciplinassero i propri comportamenti, un atteggiamento che si coniugava con un approccio corporativo tradizionalmente europeo nei confronti dell'organizzazione sociale».Anziché integrare individui abbiamo cercato di integrare comunità, invece di assicurare l'esercizio di libertà e diritti a quei singoli individui, all'interno delle nostre città abbiamo concesso delle autonomie etnico-confessionali, se non veri e propri rapporti privilegiati con lo Stato, a etnie e gruppi religiosi in quanto comunità. Occorre recuperare la dimensione dell'individuo come soggetto di diritti, dando minore spazio a politiche pubbliche incentrate sul riconoscimento identitario di questo o quel gruppo. Altrimenti il rischio è quello di trovarci di fronte a società tribalizzate, frammentate, prive di centro politico, dove molti gruppi culturali affermano la propria identità attraverso il vittimismo, il risentimento, l'ideologia politica.
Nel novembre scorso Marco Pannella a Radio Radicale metteva in guardia: «Se multiculturalismo significa creare situazioni concordatarie con organismi detti rappresentativi di ambienti religiosi o altro, sono contrario. Il pluralismo è un valore che non ritengo tale, sono sulle posizioni di Martin Luther King: gli individui vanno tutelati nei loro diritti e quanto più sono negati, tanto più è un problema generale di tutti gli individui».
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