Lo scontro istituzionale con il Quirinale di stasera era stato già prefigurato dal retroscena di Claudio Tito stamane sul Corriere. Al centro la Legge Pecorella sull'inappellabilità delle sentenze di assoluzione rinviata alle Camere. Il presidente Ciampi non vuole avere l'imbarazzo di ritrovarsi la medesima, o quasi, legge riapprovata dal Parlamento da promulgare.
Visto l'accavallarsi delle amministrative e dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica, si era convenuto con Ciampi di anticipare lo scioglimento naturale della legislatura al 29 gennaio. Ciampi però ha, legittimamente, rinviato alle Camere una legge che la maggioranza del Parlamento e il Governo espresso dai cittadini ritengono un'importante riforma con cui presentarsi davanti ai cittadini per chiedere la riconferma. E' un fatto nuovo e ora chiedono semplicemente il rinvio di due settimane della chiusura dei lavori, fino all'11 febbraio (la scadenza naturale della legislatura è il 15 febbraio).
Ci saranno tatticismi elettoralistici da parte di tutte le parti in gioco, ma è una grave scorrettezza istituzionale di Ciampi impedire al Parlamento di riesaminare e rivotare una legge appena rinviata, esercitando di fatto un potere di veto.
6 comments:
Non ne so molto, e non so a quali condizioni e con quali poteri può. Ma il fatto che sia Violante a dirlo, consentimi, lo rende un po' sospetto. Non credo stia suggerendo un modo per approvare la riforma dell'inappellabilità...
Ciampi non sarà Scalfaro, ma la Presidenza sì. A questo intendevo riferirmi nel ppost precedente, quando parlavo del ruolo delle alte burocrazie del Quirinale.
Tecnocrati che hanno svolto un ruolo decisivo sulla vicenda Sofri e ora, è probabile, anche in queste ore.
La vicenda sofri è una lunga storia di pressioni su Ciampi, esercitate sotto forma di consigli tecnici dai suoi uffici (con a capo Gifuni), fin quando dichiarò di voler graziare Sofri.
Una lunga serie di consigli sbagliati (a non voler essere maligni) che di fatto gli hanno sottratto il potere di grazia.
Dal punto di vista giuridico il conflitto d'attribuzione è ridicolo, perché può essere sollevato solo tra poteri dello Stato ma non s'è mai sentito che un singolo ministro è un potere dello Stato (il governo lo è).
Inoltre perché il conflitto si concretizzasse bisognava che Ciampi firmasse e che fosse semmai Castelli a sollevarlo. Ma a quel punto è chiaro che la Corte non l'avrebbe accettato perché non un potere dello Stato.
L'unico effetto di aver accettato l'ultimo consiglio di rinviare alla Corte la questione è che si esprimerà solo a giugno quando probabilmente non sarà più presidente. Un presidente che voleva graziare Sofri e che in tre anni non c'è riuscito per delle manovre del suo palazzo.
Non ho tempo di approfondire ulteriormente, a presto.
Caro jim, avevo provato a chiedertelo anche in un precedente commento che non so perché non è apparso, ma mi domando (da non costituzionalista quale sono) se quella che tu chiami scorrettezza, ferma la possibilità di lavorare a camere sciolte (ma qui non so bene entro quali limiti), se non significhi che il presidente non può rinviare alle Camere leggi che siano approvate in dirittura finale, quando cioè un eventuale rinvio ne impedirebbe il riesame. Se è così, visto che stai difendendo anche le prerogative del Presidente nella questione della grazia (e qui mi trovi d'accordo), non credi che questo comporti l'espropriazione di un potere costituzionale del presidente? Non è più grave questa scorrettezza?(Ma, ripeto, sono ignorante: la mia non è una domanda retorica)
ciao, azioneparallela
Non è in discussione il potere di rinvio del presidente, che chiaramente può rinviare anche leggi approvate all'ultimo secondo.
Pongo però il problema, anch'io da non giurista: al parlamento dev'essere concesso il tempo di riesimanare la legge, altrimenti è un suo potere costituzionale a essere leso e il potere del presidente a trasformarsi in un veto.
Non so come "funzioni", non ho mai sentito affrontare questo argomento nei miei studi o in dottrina, ma spero che funzioni così.
D'altra parte Ciampi ha rinviato una legge sapendo di contestarla alla radice, ponendo la maggioranza di fronte a un bivio: ritirarla o ripresentarla senza cambiamenti di fondo. Può essere che gli sia stato fatto credere che il Parlamento non ce l'avrebbe fatta a rivederla.
ciao
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Claudio Tito sul Corriere: il provvedimento più agognato, quello sull'inappellabilità, rischia di non avere il tempo sufficiente per essere riapprovato. Pochi credono che si possa concludere l'iter parlamentare in 15 giorni. E se poi approdasse in Aula a Camere sciolte - superando i dubbi di molti sulla praticabilità di questo percorso -, nessuno potrà garantire la presenza della maggioranza.
Più Stefano Ceccanti su Corriere della Sera
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