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Monday, January 09, 2006

L'Heritage Foundation, non l'Unità, boccia Berlusconi

Il sito della Heritage FoundationL'Heritage Foundation, mica l'Unità, boccia il governo Berlusconi. Ed è una di quelle bocciature che pesa, o dovrebbe pesare se circolassero un po' le informazioni e le idee che si fondano sui fatti. Non poteva esserci giudizio più tombale del fallimento del governo Berlusconi, che si era presentato come il governo «delle libertà», soprattutto economiche, di quello di Heritage Foundation e Wall Street Journal, non esattamente centri del pensiero comunista, che nell'edizione 2006 dell'Indice della Libertà Economica, curato in collaborazione con l'Istituto Bruno Leoni, hanno ulteriormente declassato l'Italia dalla 26ma alla 42ma posizione, in compagnia di Trinidad e Tobago, con un punteggio che sale da 2,28 a 2,50 in una scala da 1 (massima libertà economica) a 5 (totale assenza di libertà).

Migliora l'indice legato al peso del fisco (grazie ai tagli sull'imposta sul reddito), ma peggiorano gli indicatori legati al settore bancario e finanziario, e alla tutela dei diritti di proprietà. L'arretramento è dovuto anche ai buoni risultati di Paesi emergenti che si danno ordinamenti economici più liberi del nostro, come i Paesi dell'Est europeo. Pesano moltissimo, ha scritto Oscar Giannino su il Riformista, le polemiche sulla contendibilità bancaria, la distanza dei tagli fiscali realizzati rispetto a quelli promessi, le mancate liberalizzazioni, la perduranza di regole amministrative pervasive, di oscura interpretazione e di sicuro intralcio alla possibilità di creare impresa e di liberamente esercirla. «Il balzo in avanti liberista non c'è stato, è un fatto».

Con tutte le scuse possibili e immaginabili, l'analisi (disponibile anche in italiano) non lascia spazio a dubbi: «L'elezione di Silvio Berlusconi era sembrata dare una chance all'Italia per fare importanti riforme economiche, ma poco è stato fatto. L'imponente deficit pensionistico, le rigidità del mercato del lavoro, e il peso della burocrazia rimangono problemi irrisolti, mentre i tagli fiscali sono stati minuscoli». Minuscoli. Per Alberto Mingardi, direttore generale dell'Istituto Bruno Leoni, «sulla valutazione pesano le polemiche su Bankitalia, ma soprattutto il senso d'insoddisfazione per quanto il governo non è riuscito a fare, o non ha voluto fare, sul piano delle riforme... quello che spaventa i curatori dell'Index è più che altro - com'era stato per il rapporto dell'Economist - il fatto che il Paese sembri essersi rassegnato all'immobilismo, ad un declino lento e forse relativamente indolore, ma in prospettiva drammatico».

Ricordate, poco prima di Natale, Berlusconi ospite da Bruno Vespa a Porta a Porta? Certo, per ritrovare l'entusiasmo d'un tempo ai suoi smarriti e confusi elettori può bastare vederlo combattivo e accerchiato, anche se in difficoltà con il dito che passa nervosamente da una parte all'altra nel colletto della camicia. A me della sua performance da Vespa hanno colpito le cose che rivendicava di aver fatto. Perché non c'era dubbio, le aveva fatte davvero, ma il paradosso è che Berlusconi può rivendicare di aver governato con la spesa pubblica e l'assistenzialismo come ci si poteva aspettare da un governo della più vecchia sinistra statalista.

Veniva fuori quando, incalzato dai suoi interlocutori, s'inorgogliva a ricordare i 200 euro per l'acquisto di un pc (al figlio di Mannheimer erano davvero necessari?), l'assunzione dei precari, le imprese decotte che sfilano a Palazzo Chigi per la questua, gli aumenti indiscriminati della spesa pubblica, le centinaia di leggi e provvedimenti approvati (dopo aver predicato in campagna che servivano deregulation e deburocratizzazione). Altro che rivoluzione liberale! Una serie di una tantum paternaliste senza alcuna visione di politica economica coerente. Le uniche riforme, Biagi e Moratti, episodi isolati di una navigazione a vista. Ci ritroviamo con un tale rapporto deficit/Pil che, al di là di come la si pensi, poteva finanziare quel taglio di aliquote che fu il vero, grande impegno che convinse gli italiani e che sarebbe stata almeno una politica più seria di quella fatta.

11 comments:

Anonymous said...

Sono impressionato. Non tanto dai dall'articolo in sè, ma dal vedere un papiro di oggettività contro Berlusconi fianco a fianco con i bannerini di tocqueville e compagnia cantante...E' uno scherzo? Posso chiederti per chi darai la tua preferenza nelle prossime elezioni?

JimMomo said...

Caro Brino, il fatto è che TocqueVille è un aggregatore di blog liberali e conservatori. Il fatto che in esso vi siano blog puri e semplici cantastorie di Berlusconi e del centrodestra ciò non significa che non ce ne siano altri che conservano il proprio giudizio critico.

Se hai letto il mio post avrai capito che la mia critica a Berlusconi muove proprio da posizioni liberali e liberiste.

Per quanto riguarda il voto, a oggi la mia preferenza andrebbe a Rosa nel Pugno.

ciao

Anonymous said...

Purtroppo è proprio vero: cito testuale (anzi: cut and paste): "L'imponente deficit pensionistico, le rigidità del mercato del lavoro, e il peso della burocrazia rimangono problemi irrisolti, mentre i tagli fiscali sono stati minuscoli". Sono proprio i programmi della sinistra no? Accidenti, forse sbaglio....

Anonymous said...

Leggo sempre con piacere, sebbene spesso mi trovi in disaccordo con Lei, il suo blog. Innanzitutto perchè ha un bel modo di esporre le sue tesi, e poi perchè mi reputo un liberale e liberista convinto. La pensiamo diversamente su alcune cose, tra cui il giudizio finale sull'operato del governo Berlusconi (a cui darei una sufficienza piena, ma penso che avrebbe potuto fare di più). Però un "consiglio" mi permetto di darglielo: come si può votare l'Unione( la Rosa nel pugno ne fa parte... almeno fino ad oggi) che propone l'esatto opposto di quanto Lei sostiene per l'economia? Per non parlare della politica internazionale. Mi auguro che entro il 9 Aprile Lei possa decidere diversamente, per coerenza con quanto propone con tanta arguzia, intelligenza ed autonomia.

JimMomo said...

Caro Nicola, la ringrazio per l'attenzione, ma io non voterò qualcosa di astratto chiamato "L'Unione", ma la Rosa nel Pugno. Questo mi permeteerà, spero, di far tornare in Parlamento dei sinceri liberali, libersiti e libertari.

JimMomo said...

Caro Phastidio, se, dico se, ci governerà Prodi non ci sarà affatto da sedersi a guardare, ma ci sarà bisogno di tutti, anche dei tuoi post!
:-))

Anonymous said...

Posso concordare con Lei che l'Unione sia un'aggregazione abbastanza astratta, quasi eterea, ma la Rosa nel Pugno ne fa parte. Quindi ogni voto dato alla Rosa nel Pugno, finirà per far vincere Prodi, Bertinotti, i DS, i cattocomunisti della Margherita, i Verdi, i no-global, gli antiamericani, gli antiisraeliani, gli antiitaliani, gli anti-qualsiasi cosa.
E vincere significa governare: quindi Prodi premier, Bertinotti ministro del Lavoro, Pecoraro Scanio dell'Ambiente, Diliberto della Giustizia, e così via.
Per questo mi chiedo: può un liberalista (chiamiamo così chi si professa sia liberale che liberista) permettere che ciò avvenga? Non si possono votare altri movimenti più vicini alle proprie idee, che non siano alleati con l'astratta Unione? Mi riferisco ai Riformatori Liberali, separati dal resto dei Radicali proprio per questo. Se si vuole eleggere un liberista vero, eleggiamo Taradash, Della Vedova, Palma o chi si candiderà con loro.
Io personalmente voterò Forza Italia (come vede non mi vergogno di professare le mie idee, mai), perchè penso che sia il movimento più vicino al liberalismo attualmente sul mercato politico.
Mi auguro che chiunque abbia a cuore le sorti della libertà individuale, economica e culturale, ci pensi bene prima di dare il proprio voto ad un qualsiasi partito della fantomatica Unione.

JimMomo said...

"Se si vuole eleggere un liberista vero, eleggiamo Taradash, Della Vedova, Palma o chi si candiderà con loro."

Ecco, io credo che anche Pannella, Bonino e Capezzone siano liberisti "veri". Quanto a Forza Italia, non è più il movimento del '94.

Faccio a meno di elencare chi porterebbe al governo votando Forza Italia.

Anonymous said...

Se mi posso permettere ancora, vorrei capire come conciliare politica economica e politica estera di tutto l'ambaradan che ho elencato nel precedente intervento (comunisti, no global, cattocomunisti, verdi, anti-tutto) con le idee liberali e liberiste.
Tenga conto che nell'Unione le istanze stataliste-comuniste e simili sono la quasi totalità, nel centrodestra sono proprie dell'UDC, di una parte di AN e di una parte (piccola, ma fastidiosa) di Forza Italia e della Lega.
Se vogliamo parlare con i numeri, che fotografano meglio le cose, nell'Unione su 100 parlamentari, almeno 80 saranno antiliberali (per non dire degli antiliberisti, pari ad almeno 95), nel centrodestra esagerando 50. Dove è più probabile trovare i liberali e, cosa non secondaria, fare in modo che contino sul serio?

Anonymous said...

State dicendo soltanto bugie.
Questo è stato l'unico Governo di grandi riforme e che ha portato a termine tutti e cinque anni di Legislatura.
Vi siete dimenticati tutti di quello che ha combinato il Governo Prodi che schifo, soltanto tasse e poi tasse e l'Italia andava sempre più indietro concludo dicendo soltanto GRANDE GOVERNO BERLUSCONI GRANDISSIMO E FORZA ITALIA.

Anonymous said...

Ti posso dire una cosa in tutta sincerità?
Si?
Ringraziamo Dio se Berlusconi non ha fatto tutte le riforme che il WSJ chiede,se queste significano la massima libertà di circolazione dei capitali, la privatizzazione di tutti i beni dello Stato(compreso i servizi come l'acqua e l'elettricità),la libera concorrenza senza alcun controllo,ecc,ecc,ecc.
Quella che vorrebbe il WSJ è ricetta dei Chicago Boys,e ne abbiamo già viste di tragedie in tutti i paesi che si sono piegati a quei programmi,esempi facili:Argentina,Cile,le tigri asiatiche nei '90.
Io non so te ma non ho tutta questa voglia di scendere per strada con le pentole e i coperchi per chiedere che chi ha il potere mi dia la possibilità di mangiare dopo il passaggio dei predoni della scuola di Chicago!
Chiediti invece dove il WSJ ha messo adesso l'Argentina che va l'opposto del FMI e il Venezuela che sta riducendo la disoccupazione facendo l'opposto di quello che vorrebbero WTO,FMI,BM.