«Il blog è di sinistra, può essere solo di sinistra», ha scritto Mario Adinolfi sul quotidiano della Margherita, Europa. Ovviamente bloggare non è né di destra né di sinistra, e semplicemente teorizzare che sia di destra o di sinistra è una bassa operazione di propaganda che s'inserisce in quel consunto pregiudizio di superiorità che proprio in questi giorni la sinistra dovrebbe imparare a lasciarsi alle spalle.
Il guaio è che Mario, mi permetto di darti del tu per i brevi momenti in cui ci siamo incontrati, tu credi di essere un'autorità in fatto di blog, ma la tua analisi del mondo dei blog, in termini semiologici e massmediologici, è estremamente rudimentale e superficiale. Non citi studi, ma pretendi di essere tu stesso lo studio. Per fare solo un esempio, sulla funzione del commento sbagli, non è la novità fondamentale del blog, non sta lì la libertà che offre. E' semmai un aspetto, ma può essere la sua negazione quando - spesso - le discussioni nei commenti si forumizzano.
Blog è libertà perché «sui blog il popolo parla», scrivi, ma questo è vero perché ciascuno può parlare col proprio blog, di cui è editore e autore al tempo stesso. Questa è la novità fondamentale del blog. L'aver dato anche ai più inesperti di pubblicazione di contenuti sul web uno strumento agile per essere al contempo editori e autori nella più completa libertà. Il commento è accessorio e i blog con i commenti - io sono tra questi - non sono più «veri» di quelli senza.
«La libertà - è la lezione che vorresti impartirci - è soprattutto la libertà altrui». Peccato che ricordiamo bene le tue posizioni in merito agli ultimi referendum. Non proprio all'insegna della «libertà altrui».
A prescindere dalle critiche, pure banalità e luoghi comuni, che muovi a TocqueVille, nel tuo primo articolo hai fatto semplicemente cattivo giornalismo, perché per accreditare la tua tesi di superiorità della sinistra, «bloggare è di sinistra», hai fatto finta di non conoscere - mentre la conosci bene e ci navighi - la foltissima blogosfera di orientamento liberale e conservatore. Che ha, esattamente come la blogosfera de' sinistra, le sue punte di qualità e i suoi baratri.
A TocqueVille si possono muovere - ovviamente - molte critiche. Di contenuti, di organizzazione, di qualità. Quello che si vuole, ma con i tuoi presupposti, strumentali alla tua bislacca tesi, caro Mario, non si può intavolare neanche una discussione seria. Affastelli cenni, non per forza privi d'interesse se non fosse che sei tu che per primo non ne hai interesse, non argomenti. Così, anche se i tuoi cenni avessero fondamento, non vale. Preso in fallo nell'articolo precedente hai liquidato TocqueVille con le prime ovvietà che sei riuscito a mettere una dietro l'altra in modo peraltro confuso e contraddittorio. Non possono essere meglio definite che «sociologismi da cortile». Non è certo nell'avverbio «insindacabilmente» che «annega l'idea di un blogging di destra che sia davvero liberale», ma sei così adagiato sui tuoi luoghi comuni che non sai neanche vedere le vere difficoltà di TocqueVille e discuterne. A presto.
1 comment:
Un saluto!
PS: Mario provoca, specie in campagna elettorale; lancia l'affondo, creare la discussione, suscita reazioni sdegnate...
E' in gamba, anche quando scrive ste cazzate.
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